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La dichiarazione
22 Maggio 2023 - 00:06
Marco Bussone durante il suo intervento al convegno
Tra gli interventi più potenti del convegno sul legame tra turismo e salute della ferrovia Torino Ceres, che ha avuto luogo sabato scorso a Lanzo, c'era quello di Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem. Bussone ha fatto ruotare la sua argomentazione attorno ad alcuni perni fondamentali: il legame tra residenzialità e turismo, l'insufficienza del lavoro svolto da Regione e Città Metropolitana e i rischi per le Valli di scivolare verso l'isolamento.
"Soffriamo di un isolamento sempre più grave - ha diagnosticato Marco Bussone, presidente Uncem -. Quindici anni fa, quando furono chiuse una decina di tratte, si fece un errore di prospettiva: non si considerarono una serie di problemi e di necessità di trasformazione che oggi ci vedono penalizzati".
In questo scenario, ha spiegato Bussone, serve più che mani un'azione politica forte. "Si è deciso - ha detto - di puntare di più sui flussi occasionali e turistici che sull'utilizzo da parte dei pendolari. Non vorrei che in mancanza di una strategia per chi vive sui territori, si guardasse a chi arriva occasionalmente facendo un po' di ferrovie storiche, dando qualche risorsina a chi mette un treno a vapore e così via. E io ho contrastato questo con forza, dicendo chiaramente che mettere i treni per fare solo un po' di turismo è un danno".
Quale futuro per la Torino Ceres?
Nuovamente lo stesso problema, emerso più volte nel corso del convegno: il conflitto tra residenzialità e turismo creato da un'azione politica miope e incapace di sviluppare una strategia sul lungo termine. Eppure "non possiamo neanche immaginare di sospendere la rete ferroviaria per agevolare le automobili".
E la Regione, per Bussone, al momento fa troppo poco: "I 500 milioni che vengono investiti all'anno sono troppo pochi, e si preferisce far viaggiare pullman che rimangono vuoti".
Il presidente di Uncem non ha risparmiato critiche anche per Città Metropolitana: "Non possiamo immaginare che noi arriviamo a Torino con questa ferrovia senza un'attenzione più forte da parte di un'amministrazione torinese lontana e sciatta su questi temi".
Quando parliamo di metromontanità, per Bussone, "o la politica delle aree urbane si interessa di più a queste vicende, o Torino diventerà sempre più piccola e il Piemonte sempre più isolato e anche le Valli resteranno alla mercé di chi vuole solo un po' di turismo domenicale in auto, mettendo in crisi istituzioni e democrazia".
Nella lotta per il territorio, sindaci e movimenti come l'Osservatorio hanno un ruolo vitale. "Abbiamo bisogno di una rappresentanza territoriale forte e autorevole" ha detto infatti Bussone.
L'intervento del presidente Uncem non è piaciuto a Gianluca Gavazza, che ha dato la stura a un discorso confusionario in cui c'è stato spazio anche per le critiche a Bussone. "Faccio l'autotrasportatore ma non sono contrario alle ferrovie" ha detto il consigliere regionale in quota Lega. Giusto per dare l'idea della fattura intellettuale dell'intervento.
L'intervento di Gavazza
"Mi spiace - ha proseguito Gavazza - che siamo qui sempre a dire quello che va o quello che non va". Gavazza ha poi difeso il progetto della Asti - Chivasso, la linea storica e turistica che però di storico ha solo l'ultima volta in cui il treno ha girato dalla sua riapertura.
Il trenino, infatti, si è avviato sui binari della linea una volta sola, sette mesi fa. Non proprio un modello di progetto in grado di rivitalizzare un territorio spopolato. Niente, Gavazza se l'è presa con Bussone, che nel frattempo era andato via per altri impegni, e gli ha lanciato la stoccata a distanza, senza nominarlo.
"È bene avere visioni diverse, siamo in democrazia, ma quando vado in un posto io resto fino in fondo, perché mi piace il confronto". Se no, ha sparato Gavazza, è "dittatura".
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