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22 Aprile 2023 - 08:18
Li chiamano "Inseparabili". Sono dei pappagallini che, dal momento in cui si scelgono, restano insieme tutta la vita.
Mariangela e Alessandro sono proprio così: inseparabili. Si sono scelti circa 60 anni fa e da 53 sono uniti dall'immenso amore per il figlio Marco. Uno di quei figli speciali per la quantità di sentimenti che sono capaci di dare, ma anche per l'immenso bisogno di cure e di attenzioni di cui hanno bisogno.
"Ho 80 anni, ma sto bene. Beh, a parte qualche acciacco - racconta Mariangela - e devo continuare a stare bene perché mio figlio ha bisogno di me. Di noi. Tutto quello che raccontano sui ragazzi disabili sono un mare di favole. La verità è che dopo noi genitori per loro non c'è più nulla. Nulla".
Mariangela e Alessandro sono da sempre una squadra perfetta: "Io mi prendo cura del ragazzo. Alessandro pensa a tutto il resto. E senza di lui sono persa. Siamo persi".
Un mese fa, però, sono iniziati i problemi: "Mio marito faceva fatica ad urinare e così, dopo un giorno, l'ho accompagnato in pronto soccorso".
Qui l'uomo trascorre tre giorni. Vine assistito e curato per un'infezione alle vie urinarie. Ha bisogno di fare antibiotico per via endovenosa e gli viene messo il catetere. C'è bisogno di ricoverarlo, ma in ospedale a Ciriè non c'è posto. Così viene portato a Lanzo a Villa Ida, una clinica convenzionata con l'Asl.
Ora è un mese che Alessandro è stato ricoverato e Mariangela è sconfortata.
"A Villa Ida è stata accudito ben, ha ricevuto cure e attenzioni. La dottoressa è bravissimo. Ma in un mese, un mese dico, non è stato possibile fargli fare una visita urologica, un'ecografia. Insomma. E' passato un mese e non gli è stata fatta alcuna diagnosi. Hanno provato a togliergli il catetere, ma la situazione non era cambiata e il blocco urinario persisteva. Così gliel'hanno subito rimesso. A Villa Ida un urologo non c'è. Ho chiesto in tutti i modi che gli facessero fare una visita. Ho chiesto anche alla nostra dottoressa di base di prescrivergliela. Ma le procedure non sono quelle e non l'ha potuta fare".
Per Mariangela ora tutto è molto complicato: "Giovedì prossimo, il 27 aprile, verrà dimesso. Lo manderanno a casa con il catetere e nessuna diagnosi. Io sono molto preoccupata. Come farò a gestire anche lui. Per me Alessandro era fondamentale. Guidava, faceva la spesa, stendeva i panni. In questo modo ho sempre avuto il tempo di assistere con amore e le giuste attenzioni nostro figlio. Ma se dovrò guardare anche mio marito, come farò?".
In questo mese Mariangela non è stata mai abbandonata. A stringersi attorno a lei, una rete di affetti e di amicizie: "C'era chi andava a farmi la spesa. Chi mi chiamava per chiedermi se avessi bisogno di qualcosa. Insomma, tanti mani tesi. Così però non posso dire del sistema sanitario che mi ha letteralmente abbandonata".
L'ottantenne parla di disorganizzazione sanitaria: "Non è possibile che un uomo, dopo un mese in una struttura venga dimesso senza una diagnosi. Che non gli sia stata fatta neppure una visita specialistica".
Poi spiega: "Lo hanno chiamato ricovero di sollievo - spiega Mariangela -. Ma quale sollievo poteva essere mai per noi qui a casa. Mio marito è fondamentale e lo hanno tenuto lì senza venire a capo dei suoi problemi. Lo rimandano a casa senza averli risolti. Oltre alle difficoltà di essere stati lasciati soli adesso si aggiungeranno quelli di non sapere in che condizioni arriverà a casa. Se avrà bisogno di assistenza. Se sarà autonomo. Non mi dicono niente e io ho ottant'anni. Non posso certo fare tutto da sola. Ecco perché mi sento abbandonata dall'Asl. Non parlo di mala sanità, ma di disorganizzazione. Questo è l'esempio lampante di come il nostro sistema sanitario stia andando a rotoli. A discapito di tutti noi".
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