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Ceresole Reale
25 Febbraio 2023 - 15:45
La revisione della regolamentazione del traffico sulla strada per il Nivolè è un'urgenza...che però può attendere
"Per il successore di Italo Cerise sulla poltrona di presidente del Parco Nazionale Gran Paradiso stiamo assistendo ad una contrapposizione nettissima fra politici piemontesi e valdostani e fra gli stessi amministratori dei Comuni delle vallate inseriti nell’area protetta.
Tutto in nome di una non meglio chiarita supremazia dell’appartenenza al territorio da parte dei candidati presidenti rispetto a quella dell’esperienza, della professionalità e della preparazione per un ruolo che, in passato, aveva visto avvicendarsi parecchi “presidenti cittadini”, da Giovanni Picco a Franco Montacchini ,da Mario Deorsola a Mario Rey, per arrivare ai 25 anni di guida dell’Ente Parco del presidente Gianni Oberto, celebre avvocato di Ivrea".
A parlare è Guido Novaria, presidente dell'associazione "Amici del Gran Paradiso" di Ceresole Reale.
Novaria, con una lettera al giornale, dice la sua sul dibattito che da mesi ormai sta tenendo banco in Piemonte e in Valle d'Aosta.
Facciamo un passo indietro.
Nelle more di un accordo che non si trova tra la Regione Piemonte (con la componente Lega su tutti che non cede di un millimetro) e la Valle d'Aosta sul nome del nuovo presidente dell'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, è stato prolungato dal Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin l'incarico al commissario straordinario dell'Ente, Italo Cerise.
La proroga è di almeno altri sei mesi, fino a che i piemontesi e i valdostani non troveranno una sintesi sull'identità dell'uomo, o della donna, che dovrà guidare il Parco più alto d'Italia.
Restano dunque aperte le trattative per individuare il futuro presidente dell'Ente, con la Lega piemontese che s'è messa di traverso alla scelta che Forza Italia, sempre piemontese, aveva alla fine fatto per la presidenza.
In realtà, fino alla metà di dicembre, una sintesi c'era e convergeva sul nome dell'ex sindaco di Chivasso, già parlamentare e consigliere regionale, Andrea Fluttero.
Poi le carte sono saltate.
Con l’ex senatore spedito in purgatorio dopo aver sfiorato il Paradiso, è iniziata una battaglia tra la Lega piemontese e Forza Italia. Un confronto che sinora non ha portato ad alcunché.
Il Carroccio non intende infatti mollare di una virgola: la presidenza spetta, secondo le regole dell’alternanza, al Piemonte. Forza Italia, invece, cedendo a pressioni arrivate direttamente da Arcore, aveva preferito la valdostana Emily Rini.
Una scelta che i leghisti non hanno condiviso: "Se Forza Italia non vuole Fluttero ma preferisce la Rini, è un problema degli azzurri e, quindi, il presidente se lo sceglie la Lega". Che nel caso aveva messo sul tavolo i nomi del favriese Mauro Durbano, vice sindaco di Ceresole Reale, e quello dell’ex parlamentare Cesare Pianasso.
Tanto è bastato per creare un impasse da cui per ora non se ne esce.
"Erano gli anni delle denunce e degli esposti contro quei “presidenti cittadini” - riprende e riallaccia il filo del discorso Novaria - visti come esecutori delle volontà ministeriali romane rispetto alle richieste di un territorio che contestava l’allargamento dei confini dell’area protetta e considerava il Parco come il maggior ostacolo allo sviluppo delle vallate dell’Orco e del Soana. Un’epoca, per fortuna, che sembra lontana anni luce dai giorni nostri dove l’”effetto Parco” è diventato motore di un’economia nuova per la montagna del Canavese che considera finalmente il Parco “elemento trainante per l’economia delle Terre Alte”.
Di qui derivano una corsa nuova alla presidenza e alla composizione del direttivo, entrambe ancora condizionate dalle scelte dei partiti.
E’ quanto meno singolare che il nome del presidente dipenda dal ministro per la transizione ecologica, sentiti i pareri dei presidenti delle regioni Piemonte e valle d’Aosta.
E allora via alla bagarre partitica in cui anche il più modesto incarico ricoperto in passato diventa utile a riempire i curricula dei singoli candidati.
A nessuno di loro, però, viene richiesto un programma di lavoro, né tantomeno un’idea sul Parco che andranno a (o vorrebbero) guidare. Tutto è affidato a una firma sul decreto di nomina, poi si vedrà. Intanto ci pensa un commissario (in questo caso il presidente uscente Cerise) a mandare avanti l’Ente,in attesa che la politica trovi un accordo su questo o quel nome.
E per buona pace di tutti problemi come la revisione della regolamentazione del traffico sulla strada per il Nivolè o lo spostamento della sede da Torino in uno dei centri inseriti nei confini de Parco, possono attendere. La politica non ha fretta".
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