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Nole

Dopo il terremoto parte dal Canavese e va in Turchia per dare una mano

Riccardo Baima, presidente dell'associazione di protezione civile Base Sierra, è arrivato oggi ad Antiochia

Riccardo Baima

Riccardo Baima

Cerchiamo a telefono Riccardo Baima, sperando che dalla Turchia riesca a risponderci. Il primo tentativo va a vuoto, lui ci richiama poco dopo. L'abbiamo chiamato perché ieri, in qualità di presidente dell'associazione di Protezione Civile Base Sierra, che ha sede a Nole, ha fatto i bagagli ed è partito alla volta della Turchia, messa in ginocchio dopo il terremoto che l'ha colpita nei giorni scorsi.

Gli ultimi dati parlano di 33mila vittime: 29.605 in Turchia e 3.574 in Siria; ieri un funzionario dell'Onu ha detto che questi numeri potrebbero raddoppiare. Riccardo non ci ha pensato due volte ed è partito, forte della sua esperienza in contesti simili, come nei casi dei terremoti de L'Aquila e di Amatrice.

"Sono nela base of operations di Antiochia, allo stadio di Atay, che si trova in una zona sicura - ci dice con la pacatezza di chi sa cosa fare, persino in contesti tremendi come quello - al momento sono appena arrivato e mi trovo nel campo dove arrivano i volontari. Noi siamo qui per fare supporto alle telecomunicazioni".

I volontari, per fortuna, sono tanti: "Ci sono i Vigili del Fuoco italiani, delle squadre statunitensi, i sanitari di varie regioni, la Guardia di Finanza e altro personale vario". Riccardo trascorrerà in Turchia una settimana intera, per dare una mano nel settore delle telecomunicazioni; quello, cioè, in cui Base Sierra si è specializzata in oltre trent'anni di attività.

"La sua lunga formazione e l'esperienza maturata in trent'anni di volontariato sono il valore aggiunto al suo bagaglio personale - hanno scritto i volontari di Base Sierra su Facebook -. Lo accompagnano la stima e l'affetto di tutti noi volontari. Ciao, Ricky, siamo tutti con te!".

Riccardo ha documentato il suo viaggio tramite i social network, e un'immagine, tra le tante, spicca per potenza. Raffigura personale volontario di Regione Piemonte in rassegna sul ponte della Nave da Assalto Anfibio della Marina Militare San Marco prima di salpare alla volta della Turchia. 

Una serie di uomini in fila, uniti dalla volontà di andare a soccorrere chi, in questo momento, necessita come non mai di supporto materiale. La Voce terrà aggiornati i suoi lettori sull viaggio di Riccardo in Turchia con interviste, approfondimenti e contenuti multimediali, e augura a Riccardo buon lavoro e un in bocca al lupo per la preziosa attività che svolgerà nei prossimi giorni.

A La Voce Riccardo aveva raccontato delle sue esperienze a L'Aquila e ad Amatrice. "Per quanto riguarda il terremoto de L'Aquila - aveva raccontato - siamo partiti "in prima partenza", cioè a poche ore dall'evento. Siamo arrivati sul sito dove non c'era ancora molta dell'organizzazione generale e quindi chiaramente abbiamo assistito alla disperazione dei primi momenti, e sono sensazioni che non si possono descrivere ma che bisogna vivere con le persone del posto".

C'è un aneddoto importante che Riccardo ci aveva raccontato: "Dopo l'evento noi abbiamo cominciato la nostra attività alla caserma di Coppito, dove venivano le famiglie per le varie dichiarazioni, denunce, atti d'ufficio. E mi ricordo una famigliola che all'atto di entrare in questa struttura antisismica non volle farlo, e allora portammo fuori tutte le scartoffie da compilare perché questa signora non voleva saperne di entrare. E' una cosa che può sembrare banale, ma in realtà per chi aveva vissuto certi traumi era veramente complicato".

Anche dopo il terremoto di Aamatrice, Base Sierra era intervenuta a poche ore dall'intervento. "L'evento che mi ricordo - ci raccontava Riccardo di quell'esperienza - fu la partecipazione dei cittadini, che dai paesi vicini arrivarono per dare una mano. Abbiamo così gestito insieme ai funzionari queste persone che arrivavano ad aiutare in qualsiasi modo".

Inoltre, "è stato bello assistere alle persone che aiutavano e che facevano ciò che riuscivano. In generale, le prime fasi di un'emergenza sono molto complesse. Durante queste emergenze ci si aspetta che le persone chiedano chissà cosa, ma in questo caso ci è capitato che le persone ci chiedessero dei caricatori dei cellulari per chiamare le famiglie, perché chi aveva il cellulare ce l'aveva magari scarico. Questa necessità, ad Amatrice, è emersa in maniera importante".

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