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Un intervento raro e complesso per prevenire l'ictus: è successo all'ospedale di Ciriè

Il gruppo del dotto Gaetano Senatore da anni è considerata un'eccellenza italiana

Un intervento raro e complesso per prevenire l'ictus: è successo all'ospedale di Ciriè

Senatore Gaetano

Lo scorso lunedì 16 gennaio, presso la Cardiologia Ciriè, diretta dal dottor Gaetano Senatore, è stato effettuato un raro e complesso intervento di chiusura percutanea di forame ovale in un uomo di 73 anni con una storia di multipli ictus embolici recidivanti, valutato in prima istanza presso il Presidio ospedaliero di Ivrea dal dottor Walter Grosso Marra, Direttore della Cardiologia Ivrea, e dal dottor Claudio Geda, Direttore della Neurologia Ivrea-Chivasso.

La procedura è stata effettuata da un team della Cardiologia Ciriè, in particolare dal dottor Luigi Biasco, cardiologo interventista, e dal dottor Michele Capriolo, cardiologo ecocardiografista, supportato dal dottor Marco Fadde, Direttore  dell’ Anestesia e Rianimazione Ciriè.

Il forame ovale è una piccola comunicazione che collega due parti del cuore. La sua apertura, normale durante la vita fetale, può fisiologicamente persistere anche in età adulta in circa un quarto della popolazione generale. In alcuni soggetti, con predisposizione alla trombosi venosa profonda,  può rappresentare un fattore di rischio per l'ictus con le conseguenze neurologiche gravi di questa patologia. Pertanto, in alcuni casi è necessario eseguire la chiusura di questa struttura per prevenire un nuovo ictus o impedire che se ne verifichino altri.

L'intervento classico è comunemente effettuato attraverso la vena femorale della gamba con l’impianto di un dispositivo a ombrello delle dimensioni di una moneta da 2 euro che blocca la comunicazione tra le due parti del cuore.

La complessità della procedura è stata dovuta alla necessità di effettuare l'intervento attraverso la vena giugulare (una delle vene del collo che drenano il sangue refluo dal cervello) e non, come di consueto, attraverso la vena femorale della gamba, a causa di un’ostruzione del circolo venoso che non consentiva il passaggio dei cateteri.

A differenza delle procedure standard, l'approccio giugulare ha richiesto letteralmente di eseguire delle acrobazie con i cateteri necessari all'impianto del dispositivo, utilizzando tecniche complesse e materiali normalmente disegnati per procedure da altri accessi. Queste acrobazie sono state necessarie per consentire di ottenere un corretto e proficuo impianto del dispositivo nonostante si operasse esattamente al contrario del consueto, con la necessità di far compiere traiettorie  inusuali ai sistemi per l’impianto del dispositivo stesso, con angoli anche di 180 gradi all'interno delle camere cardiache.

La procedura era stata descritta solo in un caso riportato in letteratura e non era stata mai praticata in Italia; è durata all'incirca 60 minuti, ha portato alla completa risoluzione del problema e ha permesso la sospensione della profilassi anticoagulante.

La Direzione Generale dell’ASL TO4 sottolinea che il livello di complessità clinica, tecnica e decisionale che ha comportato la proficua gestione di questo paziente è dimostrazione del livello professionale raggiunto dai professionisti operanti nell’Azienda e della loro capacità di integrazione multidisciplinare e lavoro in team. Caratteristiche necessarie per la gestione di pazienti ad alta complessità clinica.

La cardiologia di Ciriè

Non è facile, al giorno d’oggi, trovare una sanità che funziona, ancora di più in Piemonte. Eppure c’è. E’ la struttura di cardiologia dell'ospedale di Ciriè diretta dal dottor Gaetano Senatore. Come si dice oggi: “un’eccellenza”.

Senatore ha 54 anni non ancora compiuti lo avevamo intervistato qualche anno fa. Si è laureato nel 1998 all’Università Federico II° di Napoli. Vive a Ciriè e lavora all’Asl To4 dal 1999. Fino a non molto tempo fa, unico primario di cardiologia rimasto all'Asl To4, era alla alla guida di un gruppo di 32 cardiologi divisi tra le due sedi, a rotazione, in base alle esigenze.

E i numeri non finivano lì. Quelli che hanno letteralmente avevano fatto “strabuzzare” gli occhi agli ispettori dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) nel 2017, erano  i decessi a 30 giorni e a 1 anno da un intervento di angioplastica.

Perchè? Perchè erano ben al di sotto della media nazionale! Una casualità? Non proprio e se ne erano accorti anche a Roma. Avevano chiesto  all’Asl To4 circa 150 cartelle cliniche e poi ci avevano messo sopra un timbro con su scritto: "tutto vero!". Un’eccellenza che fa bene al malato: è stata la sintesi.

Ma c’è anche dell’altro.

C’è che in questa professione la differenza sta nel numero di interventi.

Se ce ne sono da fare tanti i medici rimangono e diventano pure bravi. Se ce ne sono pochi scappano via per andare là dove possono imparare un mestiere importante e difficile come solo può essere quel ritrovarsi tutti i giorni al confine tra la vita e la morte degli altri.

E far passare un palloncino piccolo piccolo nelle vene attraverso dei complicatissimi macchinari di emodinamica e consentire così al sangue di riprendere a correre come prima e più di prima. Questione di precisione, manualità e, soprattutto, grande esperienza. Tanta...

Tutto si decide in pochi minuti dal momento dell’infarto, una vera e propria corsa contro il tempo, che inizia con la chiamata dell’ambulanza medicalizzata e poi all’ospedale attrezzato per poter ricevere il malcapitato.

“Da noi c’è sempre posto. Non abbiamo mai rifiutato nessuno - gongolava Senatore, sempre nel 2017, rispondendo ad alcune nostre domande - Nel 2016 abbiamo totalizzato 1.487 interventi di coronografia e 1.095 di angioplastica. E poi ancora 392 pacemaker...”. Roteava il dito indice mostrandoci le statistiche.

“Io non so in quante altre Asl d’Italia si raggiungano questi numeri. Credo da nessuna parte....”, insisteva con un senso di orgoglio da primo in classifica, considerando anche che un po’ lo era. Magari non primo, ma poco ci mancava.

“A Rivoli e a Orbassano si stanno organizzando come noi. Saranno dei numeri importanti anche lì, ma stiamo parlando di due Asl diverse....” aggiungeva ancora.

A Ciriè la cardiologia ha a disposizione 35 posti letto per chi è in cura riabilitativa o per i malati di particolare intensità. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, il ricovero medio è di 5 giorni e mezzo.

“I letti sono sempre tutti occupati. Non abbiamo mai un posto vuoto...” commentava su è giù per il reparto dell’ospedale di Ciriè. Anche perchè - e anche questo lo dicono le statistiche - l’età media dei soggetti a rischio si è abbassata.

Colpa dello stress, del colesterolo alto, della vita in genere che si fa.

Si cominciano ad aver problemi anche tra i 40 e i 50 anni e su, su, fino a oltre gli 80.

“Applichiamo alla lettera i protocolli. Al paziente raccontiamo tutto quel che c’è da raccontare, cercando di metterlo a suo agio, di tranquillizzarlo ma anche di approfondire la conoscenza sulle cardiopatie... ”. Nell’elenco dei punti di forza dell’intera struttura anche la teletrasmissione delle analisi dei pazienti a rischio. “Questo ci consente di rispondere velocemente e favorire la presa in carico di un malato nel minor tempo possibile...”, concludeva Senatore.

E questo, scusate se è poco, è qualcosa di cui andare fieri.

english version

It sounds like a complex and rare medical procedure was performed at the Cardiology Ciriè clinic, directed by Dr. Gaetano Senatore. The procedure was a percutaneous closure of a foramen ovale in a 73-year-old man with a history of recurrent embolic strokes.

The foramen ovale is a small communication between two parts of the heart that can persist in adults and in some cases, it can be a risk factor for stroke. The procedure was done by a team from the Cardiology Ciriè, led by Dr. Luigi Biasco and Dr. Michele Capriolo, and supported by Dr. Marco Fadde.

The procedure was complicated because it had to be done through the jugular vein in the neck, instead of the usual femoral vein in the leg, due to an obstruction in the venous circulation.

This has required complex techniques and materials, and it was described in only one case reported in literature and had never been performed in Italy.

The procedure took about 60 minutes, it completely resolved the problem and allowed the suspension of anticoagulant prophylaxis.

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