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L'intervista

"Partirò per conoscere colori nuovi": Ricu the Clown, dal Canavese al mondo intero

Il ragazzo bosconerese inizierà un viaggio per portare la sua arte in Europa

Riccardo Forneris

Riccardo Forneris

Non esistono domande banali. Quando gli chiediamo di raccontarci chi è e cosa fa, Riccardo Forneris accenna un sorriso e poi risponde. "Chi sono non l'ho capito nemmeno io - dice - e tutto ciò che mi muove ruota attorno a questa grande domanda". E allora tanto vale presentarsi parlando di chi si è "per gli altri", di chi gli altri pensano che tu sia.

Attore teatrale e di strada, bosconerese, 35 anni, ma soprattutto clown. "Più che essere originario, sono 'originale' a Bosconero" dice sorridendo. Nel paesino canavesano lo conoscono tutti. E lo conoscono per la sua presenza costante sul territorio. Fino a non molto tempo fa, Forneris curava la rubrica "Butta la chiave".

In sostanza, ogni giovedì saliva al primo piano del palazzo della casa delle Associazioni e, megafono in mano e cappello in testa, interagiva con chi passava nella piazza del mercato, che si trova immediatamente sotto al balconcino. Ne veniva fuori uno spettacolo interattivo e divertente.

Riccardo Forneris in uno dei suoi spettacoli di "Butta la chiave"

Ma Riccardo è molto di più. Si era raccontato ai microfoni di Maria Di Poppa, su questo giornale, praticamente un anno fa. “Essere un clown è un attitudine, un modo di essere - raccontava -. Non si diventa, ci si nasce e poi si possono affinare le proprie caratteristiche”.

Più recentemente, era addirittura partito per l'Ucraina, dove, con un amico, aveva dato il suo contributo alla causa dei profughi che fuggivano dalle bombe di Putin. Aveva viaggiato tanto per una causa buona. 

E a voler vedere i parallelismi, ora lo farà di nuovo. Con tutte le premesse del caso: stavolta Riccardo non andrà a soccorrere qualcuno che scappa dalla guerra. Farà qualcos'altro: viaggerà in Europa per portare la sua arte nelle strade del Vecchio Continente.

"Se tutto va bene, partirò sabato 19, il mio compleanno, ma giuro che non l'ho fatto apposta" racconta. "Mi butterò nell'inverno europeo col mio furgone mezzo camperizzato, e se tutto va bene proverò ad arrivare in Portogallo per la fine dell'anno".

L'esigenza di partire è emersa quest'estate. "Tutto è nato da una specie di malessere interno, da un'inquietudine. In base ad alcuni episodi che ho vissuto ho capito che dovevo e volevo partire, dovevo stare un po' in movimento". E così, il tempo di sbrigare qualche questione lavorativa, Riccardo ha cominciato a fare i bagagli.

"Da questo viaggio mi aspetto l'imprevisto: stare in movimento ti attiva e ti porta a vedere cose nuove, che siano brutte o belle". Un modo per trasformare il malessere in qualcosa di esteriore, in avventura, in esperienza. 

Il progetto si chiamerà "Blue clown highway". "L'ho preso dalla Blues Highway" racconta Riccardo, "perché il blues come genere musicale e il mondo dei clown son o tragicomicamente vicini". Con un riferimento anche al blu "che è un colore che rappresenta molto il modo in cui sento la vita in questo momento, perché si avvicina sia alla tristezza sia al mondo dei sogni".

Il progetto si chiamerà "Blue clown highway". "L'ho preso dalla Blues Highway" racconta Riccardo, "perché il blues come genere musicale e il mondo dei clown son o tragicomicamente vicini". Con un riferimento anche al blu "che è un colore che rappresenta molto il modo in cui sento la vita in questo momento, perché si avvicina sia alla tristezza sia al mondo dei sogni".

Un universo concettuale che capace di stimolare sensazioni nuove se lo si affianca alla capacità tipica del clown di graffiare le parole e di crearci combinazioni inedite: "Avvicinarsi all'onirico e alla tristezza rende la risata un po' più poetica e un po' più blues".

Ed è con quest'atmosfera in testa e con la volontà di trasmetterla al mondo che Riccardo porterà con sé uno spettacolo da venti minuti, in cui il protagonista sarà un cowboy assieme al suo pupazzetto Bojack. Lo spettacolo si chiamerà "Country boy". "E lo farà nei cabaret ma anche in situazioni dal forte peso sociale: in un posto dove andrò ci saranno dei migranti".

Un viaggio variegato alla scoperta del diverso e di ciò che può offrire il mondo là fuori. Senza dimenticare le radici: "Il paesino può sembrare noioso o chiuso, ma quando ci stai dentro, ci lavori e ci fai attività allora diventa un'altra cosa". Per Riccardo "bisogna fare rete" anche in un paese di 3mila abitanti.

Dopodiché, per conoscere la piccola realtà dove sei cresciuto serve anche partire, per tornare più arricchito: "Ogni tanto mi chiedo: perché partire? E mi rispondo: per svegliarmi e aprire gli occhi. Per conoscere colori nuovi".

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