La Setta delle Bestie sarà processata da una Corte d'assise. Ventisei persone sono state rinviate a giudizio da un gip del Tribunale di Torino per il caso del sedicente circolo esoterico che, fra Piemonte e Lombardia, per anni, almeno dal 1990, ha reclutato ragazze giovani e giovanissime promettendo loro una vita di magia e di benessere per poi, secondo le accuse, trasformarle in oggetti da soggiogare, schiavizzare, forzare, sopraffare. L'appuntamento con i giudici togati e popolari è per il 24 febbraio prossimo a Novara, sede competente per territorio. "Confidiamo nella giustizia ma è una grande fatica: sono anni che andiamo avanti". Questo, subito dopo la lettura del provvedimento, dice Adonella Fiorito, dell'associazione Mai più Sole, che ha affiancato alcune delle vittime nella costituzione di parte civile. In aula c'è una di loro che approdò nella congrega quando aveva sette anni tramite una zia, e che solo molto tempo dopo riuscì a trovare il coraggio di rivolgersi alla polizia di Novara e a raccontare tutto. I ventisei imputati hanno tra i 24 e i 62 anni e sono in maggioranza donne; manager, imprenditori, psicologhe, autori di libri. Per altri due il procedimento è sospeso in attesa di una perizia che ne accerti la capacità di stare in giudizio: si tratta del presunto capo delle 'Bestie', il medico milanese Gianni Maria Guidi, 79 anni, e della sua ex collaboratrice Sonia Martinovic, fuoriuscita dalla setta nel 2013. Le carte dell'inchiesta sono un elenco di ragazze indottrinate e plagiate, abusi, pratiche chiamate "Puni-Premiazioni", dove le vittime erano legate e di fatto torturate sul presupposto che il dolore era la strada per 'elevare la mente'. Ognuno aveva il suo compito: c'era il 'Pontefice' e c'era la 'Portavoce', che trasmetteva la sua volontà agli altri, le 'Mami', il 'Messere' per la gestione economica, i 'Ganci' per le attività di proselitismo e reclutamento. Gli abusi avvenivano in villette e appartamenti a Cerano (Novara), Milano, Vigevano, Rapallo. Le difese obiettano che la 'psicosetta', come è stata chiamata dagli inquirenti, era solo una piccola comunità di ispirazione New Age o hippy, dove tutto si svolgeva tra adulti liberi e consenzienti. Uno degli avvocati, Fulvio Violo, nel suo intervento ha accusato gli inquirenti di avere raccolto indizi "con una pesca a strascico che non sta contribuendo ad accertare la verità".
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