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Cutrì: Mimmo in carcere 'provato e spaventato'

 Cutrì: Mimmo in carcere 'provato e spaventato'

domenico cutrì evaso

Mimmo Cutrì, in cella da solo nel carcere di Opera, nel Milanese, è "provato e spaventato", racconta il suo legale. E' sottoposto a controlli rigidi, anche perché, si è saputo, si vogliono escludere suoi gesti inconsulti, dopo la rovinosa conclusione della sua fuga, finita con il fermo del fratello Daniele e della morte dell'altro fratello, Antonino, ucciso da un proiettile durante il blitz che aveva organizzato in prima persona. Domenico Cutrì, assistito dall'avvocato Roberto Grittini, comparirà domani davanti al gip di Busto Arsizio, Luca Labianca, per la convalida del fermo. Sarebbe atteso anche a un altro processo: quello rinviato a Gallarate lunedì per via della sua fuga, preceduta da una feroce sparatoria. E' probabile, però, che il processo per truffa sia rinviato, per via della concomitanza dell'interrogatorio per la convalida. Per suo padre, Mimmo, nonostante fosse armato, voleva costituirsi: ''Mio figlio, secondo me, voleva avvicinarsi, salutare la madre e la sorellina e poi andare a costituirsi, altrimenti non si sarebbe avvicinato a Inveruno perché sapeva che era braccato da polizia e carabinieri", ha detto. Antonino, ha aggiunto, "aveva questa ossessione che non poteva pensare che suo fratello doveva fare il carcere a vita per una sentenza che non era sua''. Ma non voleva uccidere nessuno, tantomeno quei ''quattro padri di famiglia'' degli agenti della Polizia penitenziaria. Oggi l'altro fratello di Mimmo, Daniele, che per l'accusa faceva parte del commando, non ha parlato col giudice, riservandosi di farlo con il pm Raffaella Zappatini. Ha parlato, invece, Carlotta Di Lauro, 26 anni, compagna di Antonino. La ragazza ha raccontato che non sapeva che quel 3 febbraio il suo compagno sarebbe andato all'assalto del furgone della Polizia penitenziaria che aveva portato a Gallarate Domenico Cutrì. Si sarebbe trovata dentro a una storia più grande di lei. Certo sapeva che Antonino, che è morto nell'assalto, era "malato, ossessionato" dal voler fare evadere Mimmo, ma lei ci aveva provato più volte a dissuaderlo, anche tre mesi prima, quando un primo progetto di evasione era saltato e anche quando Antonino aveva cominciato a prendere lezioni per condurre un elicottero che, in ipotesi, avrebbero usato per la fuga. Dalle indagini risulta invece che Carlotta ha discusso il piano il 1/o febbraio, a casa di Nino con gli altri componenti del gruppo di fuoco, e lei affittò un furgone con cui fece 440 chilometri. Il suo avvocato, Carlo Taormina, spiega che di quei 440 chilometri, Carlotta ne avrebbe fatti solo 200 e gli altri sarebbero stato percorsi "da un altro". La casa di Cellio, nel Vercellese, sarebbe servita per il comune progetto di vita con Antonino, non come covo. Il 3 febbraio Nino le avrebbe detto di precederla a Cellio, che poi l'avrebbe raggiunta. Nino non arrivò mai, ma arrivò Domenico, e seppe della tragedia. Troppo carismatico Mimmo perché lei non lo aiutasse e così sarebbe finita nei guai. Taormina ha chiesto la sua scarcerazione o, in subordine, i domiciliari, in considerazione del fatto che ha un bambino di cinque anni avuto da una precedente relazione con un brasiliano. Taormina ha anche fatto cenno a un'intercettazione, telefonica o ambientale, da cui si evincerebbe che "si era a conoscenza del fatto che il 3 febbraio, all'udienza di Gallarate, sarebbe successo" l'assalto. A inquirenti e investigatori non risultano intercettazioni così circostanziate, ma solo quelle in cui Mimmo e Nino, durante una vista in carcere, fecero riferimento a un tentativo di evasione: Domenico, subito dopo, fu trasferito dal carcere di Saluzzo a quello più sicuro di Cuneo. I carabinieri, nel frattempo, hanno trovato un altro furgone utilizzato per la fuga. Si tratta di un furgone bianco noleggiato più volte da Carlotta Di Lauro e Luca Greco, catturato ne covo di Inveruno con Mimmo. E' stato recuperato mercoledì dai titolari di un autonoleggio novarese a Inveruno, grazie al sistema di geolocalizzazione di cui è dotato a seguito della sua mancata restituzione. Il titolare della ditta, saputa la notizia dell'arresto di Cutrì e sentito il nome di Luca Greco in televisione, è andato dai carabinieri di Novara a presentare denuncia.
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