Fabrizio Galliati: «Prima di pensare al cinghiale come risorsa meglio sarebbe impegnarsi per eliminarlo perché per gli agricoltori i selvatici sono una emergenza da affrontare e risolvere. Una volta per tutte» «Istituire una filiera tracciata di commercializzazione delle carni di cinghiali sul territorio? Non può essere la soluzione all’attuale emergenza cinghiali. Prima di pensare al cinghiale come risorsa meglio sarebbe impegnarsi per eliminarlo perché per gli agricoltori i selvatici sono una emergenza da affrontare e risolvere. Una volta per tutte». Fabrizio Galliati, presidente della Coldiretti di Torino, commenta così la proposta di Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte che ha auspicato l’avvio di una filiera locale di qualità per la carne di cinghiali sull’intero territorio regionale”. Il presidente degli agricoltori torinesi aggiunge: «Nel tavolo convocato nei giorni scorsi dalla Prefettura di Torino la filiera per la carne di cinghiali non è sicuramente emersa come un obiettivo prioritario. Per questo è bene che la Regione Piemonte chiarisca la sua posizione in merito. Noi diciamo subito chiaro che, per gli agricoltori, questa filiera non rappresenta una priorità. In questi mesi – come avviene ormai da troppi anni – in cui l’emergenza cinghiali e selvatici sta dilagando, proporre questa filiera significherebbe mandare un messaggio inaccettabile per gli agricoltori: dovete continuare a consentire ai cinghiali di prosperare ai danni delle vostre colture con la prospettiva che poi altri facciano reddito con i cinghiali uccisi, commercializzati nella ristorazione. Questo davvero non si può accettare». Fabrizio Galliati precisa: «Il tavolo tecnico, convocato dalla Prefettura di Torino su nostra richiesta, sembrava partito bene. L’intento è quello di arrivare a proporre linee guida condivise per un obiettivo preciso: arginare il numero di cinghiali. In questo ambito la proposta della filiera era stata ritenuta da quasi tutti i soggetti come un obiettivo a bassa priorità. Invece la notizia, arrivata a mezzo comunicato stampa, dell’assessorato all’Agricoltura sembra ribaltare le carte in tavola. Abbiamo bisogno di conoscere cosa c’è dietro questa svolta». «Gli agricoltori non ci stanno a correre il rischio di mantenere i cinghiali per sostenere una filiera di cui fanno volentieri a meno - chiude Fabrizio Galliati -. Per questo Coldiretti chiede di andare alla ricerca di altri strumenti per valorizzare diversamente il frutto degli abbattimenti selettivi dei cinghiali. In questi anni non sempre i cacciatori hanno avuto un ruolo trasparente rispetto all’obiettivo di ridurre in modo significativo il numero di cinghiali. La proposta di questa filiera ha in sé il rischio che la parte venatoria continui a lavorare per mantenere alte le popolazioni dei cinghiali per poter avere i carnieri sempre ben forniti. Un rischio che gli agricoltori devono e vogliono evitare».
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