BUSTO ARSIZIO (VARESE), - Maria Antonietta Lantone, madre dell'ergastolano Domenico Cutrì, 32 anni, fuggito ieri dopo una furiosa sparatoria davanti al Tribunale di Gallarate, e di Antonino, 31 anni, che faceva parte del commando che è entrato in azione, ed è morto per quella sparatoria, non si è scomposta davanti ai carabinieri che l'hanno interrogata a lungo. Ha detto che sì, la fuga di Domenico era diventata un'ossessione per Antonino (tanto che, dopo qualche segnalazione di Radio carcere l'ergastolano era stato trasferito dal carcere di Saluzzo a quello di Cuneo, più sicuro, tanto che vi furono detenuti Br arrestati) ed è per questo che il figlio gli aveva raccontato di aver preso lezioni per poter condurre un elicottero. Antonietta non sa se è vero: da tempo non sapeva che cosa facessero i figli che andavano e venivano dalla loro casa di Inveruno. E, soprattutto, non sapeva del progetto di evasione. Fino a ieri pomeriggio, quando uno sconosciuto ha suonato al citofono. "Scendi, tuo figlio sta male". Antonietta, ancora con le ciabatte di casa, è scesa in strada, ha visto la Citroen C3 usata per la fuga dal Tribunale e ha preso il posto di guida. Nel posto del passeggero Antonino, con i piedi sul cruscotto. "Rantolava", ha raccontato Maria Antonietta. Dietro lo sconosciuto. Poco prima dell'ospedale di Magenta, a un semaforo rosso, l'uomo è sceso dall'auto e lei ha proseguito, arrivando davanti al Pronto soccorso, dentro l'ospedale. Una circostanza tra le tante, che stridono con i risultati delle indagini, condotte dai carabinieri coordinate dal pm Raffaella Zappatini. L'auto, infatti, è stata trovata nei pressi dell' ospedale, e non dove Antonietta dice di averla parcheggiata. Non sarebbe la prima volta che la donna protegge ostinatamente i suoi figli: in relazione al processo per l'omicidio per motivi sentimentali che è costato l'ergastolo a Domenico (confermato in appello) è imputata a Torino per falsa testimonianza. Così come molte cose non quadrano nel racconto dell'altra figlia la quale ha spiegato che un terzo fratello Cutrì, Daniele, poco più che ventenne, domenica sera sarebbe partito alla volta di Napoli per una gita con un amico. Il ragazzo non si trova. Il legale di Domenico Cutrì, Roberto Grittini, che lo difende nel processo per truffa che avrebbe dovuto sostenere a Gallarate, spiega che la famiglia "ora pensa solo al fatto che hanno un figlio morto". Il padre, che vive alcuni mesi dell'anno in provincia di Reggio Calabria, da cui la famiglia è originaria, ha contattato l'avvocato. Era atteso a Busto ieri sera ma non è arrivato, potrebbe arrivare nelle prossime ore.
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