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ROMA. Emergenza Coronavirus: mancano le mascherine, i Paesi bloccano l'export

In tutto il mondo c'è una carenza di dispositivi per proteggersi dal Covid-19, a cominciare dalle semplici mascherine fino ai guanti, e per far fronte all'emergenza le aziende dovrebbero aumentare la produzione del 40%. "Senza le forniture il rischio per gli operatori sanitari è reale", ha detto il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. A causare la situazione attuale - sottolinea l'Oms - sono stati anche l'accaparramento e l'utilizzo errato: questi dispositivi sono necessari al personale sanitario per proteggere se stessi e gli altri dalle infezioni. Secondo i calcoli dell'Organizzazione, ogni mese servirebbero 89 milioni di mascherine per la risposta al Sars-CoV-2, mentre per i guanti la cifra aumentata a 76 milioni. Per fare fronte all'emergenza, i governi di diversi Paesi hanno deciso di vietare l'export di materiale sanitario come mascherine, respiratori, tute di protezione chimica, copriscarpe e camici medici: dalla Germania, alla Russia, Marocco, Turchia, Kenya, Kazakistan, Tailandia, a Taiwan, dove il divieto c'è dal 24 febbraio. La misura è già in vigore da alcuni giorni anche in Italia. Ancora più stringente il provvedimento di Parigi dove ieri Macron ha annunciato il sequestro di tutti gli stock. La consegna può ormai avvenire unicamente su prescrizione medica. Shangai dal canto suo ha donato al Comune di Milano, con il quale è gemellata, circa 5 mila mascherine: saranno date ai dipendenti comunali che sono a contatto con il pubblico agli sportelli. Tuttavia non c'é solo carenza di mascherine, tute e guanti. Negli ospedali del Nord Italia, specie quelli delle zone maggiormente colpiti dai contagi in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto non è sufficiente il numero di strumenti di ventilazione per i pazienti con polmonite da Coronavirus SarsCoV2. Le regioni hanno già fatto domanda di approvvigionamento ma in alcune strutture ospedaliere i rifornimenti non arriveranno prima della fine di marzo. Per i malati, se la sofferenza respiratoria è lieve basta la mascherina dell'ossigeno. Se è più acuta si utilizza un casco in materiale morbido e trasparente con un sistema di ventilazione non invasivo che fa entrare l'aria a una pressione calibrata sul paziente. Gli specialisti sul campo lo descrivono come un "casco da astronauta realizzato con un materiale che ricorda il salvagente dei bambini, legato a un tubo di ventilazione. In casi più complicati, i medici applicano al paziente una maschera - il mascherone, lo chiamano gli operatori sanitari - che aderisce a tutta la faccia e spinge l'aria con forza nei polmoni. Per i malati, riferiscono gli specialisti dai reparti degli ospedali, non sempre è facile accettare l'applicazione di questi supporti respiratori, alcuni preferiscono il casco, altri non sopportano di avere tutta la testa coperta. Solo nei casi più gravi i pazienti vengono ricoverati in terapia intensiva, intubati e sedati.
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