Scarsa manutenzione e cura del territorio, pianificazione quasi assente, sei regioni italiane senza neanche un elicottero regionale a disposizione; speculazione edilizia o mancato rinnovo di contratti stagionali dietro la mano degli incendiari: i roghi che stanno devastando l'Italia nascono, come ogni estate, da un insieme di cause; all'origine delle quali non c'è quasi mai né il caldo torrido né la mancanza di precipitazioni ma la mano dell'uomo. La legge prevede che in caso di incendio le prime a intervenire siano le squadre di terra, coordinate dalle Regioni. E qui c'è il primo problema: in alcune regioni, soprattutto del sud, oltre ai Vigili del Fuoco, operano delle squadre che sono composte da personale stagionale direttamente assunto dalle amministrazioni locali o regionali. Ci sarebbero alcuni di questi soggetti, stando a quanto accertato dalle inchieste degli anni scorsi, dietro a molti degli incendi più importanti e più difficili da contenere, quelli con inneschi in più punti accesi contemporaneamente nelle giornate di vento forte. Se il fuoco è troppo esteso e il lavoro a terra non basta, dice ancora la normativa, chi dirige le operazioni può chiedere l'intervento dei mezzi aerei in dotazione alla Regione, soprattutto elicotteri. E qui c'è un ulteriore buco nero. Quasi un terzo delle Regioni italiane, 6 su 20, non hanno né un elicottero né un aereo antincendio proprio. Sono l'Abruzzo, la Basilicata, le Marche, il Molise, l'Umbria e, soprattutto, la Sicilia. Ma rispetto agli anni passati, tutte le Regioni sono messe decisamente peggio: nel 2007, anno infernale per gli incendi, le Regioni avevano messo in campo 72 aerei, che si andavano ad aggiungere a quelli della flotta dello Stato. Nel 2012, altro anno difficile, furono 80. Oggi sono solo 58 e ad averne sempre meno sono proprio le regioni più a rischio, ad eccezione della Sardegna che ha aumentato il numero (erano 5 nel 2007, 11 nel 2012 e 12 oggi). La Sicilia, ad esempio, è passata dai 9 velivoli del 2012 allo zero di oggi. La Campania ne ha persi 3 (da 7 a 4), la Calabria 2 (da 6 a 4). C'è poi un altro problema: con l'assorbimento del Corpo Forestale nei Carabinieri (e in minima parte nei Vigili del Fuoco), secondo diversi sindacati, almeno 2.000 persone che prima si occupano di lotta gli incendi, ora fanno altro. Ed inoltre per le Regioni è diventato impossibile attivare qualsiasi tipo di convenzione proprio con i forestali. Ma non solo. Le Regioni dovrebbero inviare al Dipartimento della Protezione Civile, tutte le informazione relative alle attività di prevenzione e lotta agli incendi, per consentire a quest'ultimo di distribuire al meglio la flotta dello Stato Dovrebbero, perché la realtà è che la maggior parte di loro non invia alcuna documentazione. Ad oggi, il maggior numero di mezzi è in Sicilia (3 Canadair e 2 elicotteri), Sardegna (3 Canadair e un elicottero), Calabria (3 Canadair e 2 elicotteri) e Lazio (6 Canadair di cui due cofinanziati dalla Ue e 2 elicotteri). Ecco perché il premier Paolo Gentiloni, nelle raccomandazioni inviate a Regioni e province autonome il 15 giugno scorso, auspicava che ogni amministrazione avesse provveduto "ad organizzare i propri sistemi" antincendio "in termini di risorse umane e di mezzi terrestri ed aerei". E ricordava come l'intervento di Canadair ed elicotteri dello Stato doveva essere solamente un "concorso residuale e non primario".(
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