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ROMA. Province: resta impianto legge 56, ma ipotesi ricorsi

La vittoria del No al referendum sulla riforma costituzionale ha acceso inevitabilmente i riflettori sulla legge 56, la cosiddetta Delrio, entrata in vigore l'8 aprile 2014. Per molte ragioni, prima delle quali la realtà delle Province, il cui ruolo e organizzazione sono stati modificati dal nuovo testo, che ha anche introdotto la nuova denominazione di enti territoriali di area vasta. Secondo alcuni costituzionalisti la mancata revisione della Carta, che avrebbe cancellato la parola 'Province' dal titolo V, ora darebbe semaforo verde a ipotesi di revisione del provvedimento, anche se la Consulta si è già espressa nel merito a marzo dello scorso anno respingendo un ricorso avanzato da Lombardia, Veneto, Puglia e Campania.

Chiaro il ragionamento del giurista Ugo De Siervo, già presidente della Corte Costituzionale, che ammette senza giri di parole che "per le Province, e allo stesso modo per le Città Metropolitane, tutto rimarrà secondo l'impostazione data dalla legge 56". Anche se, aggiunge, "a questo punto qualcuno potrebbe chiedere una verifica della sua legittimità costituzionale". De Siervo spiega che "in termini effettivi la mancata revisione della costituzione non cambia nulla rispetto alla legislazione esistente", non senza segnalare però che "quella legge operava delle innovazioni che sarebbero state rese definitive e radicali con modifiche della Carta". Tuttavia, rileva, "rimane nei fatti una situazione che qualcuno potrebbe definire deplorevole e deficitaria, e per questo potrebbe chiedere una verifica sulla legittimità costituzionale di quel provvedimento". Il punto è che ad esempio il termine 'Province'", con il varo degli enti di Area Vasta, "è stato sostanzialmente e non formalmente eliminato".

Diverso l'approccio del sottosegretario uscente agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, tra i padri della legge 56: "la questione è semplice, quel provvedimento - in vigore ormai da due anni e mezzo - è stato approvato a Costituzione vigente, che poi non è stata modificata, quindi nulla cambia". Al comma 51 del primo articolo si ricordava con chiarezza "che si era 'in attesa della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione', ma tutto ciò - osserva - riguardava aspetti di coordinamento tra i vari enti e la necessità di operare qualche aggiustamento". Quindi, "gli enti di area vasta, secondo la denominazione della legge 56, continueranno a chiamarsi Province, al di là di ogni possibile questione di tipo nominalistico. Del resto le loro funzioni quelle erano e quelle rimangono". Simile il parere dell'ex presidente dell'Associazione italiana costituzionalisti, Antonio D'Atena. "Posso dire, come ho fatto a suo tempo nelle commissioni parlamentari, che la legge Delrio abbia degli aspetti di provvisorietà, visto che ha trasformato le Province in enti di secondo grado, ma la Consulta ha validato quell'impostazione, regolando così la presenza di Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato". Categorico infine sull'arrivo di possibili ricorsi: "credo che possano riguardare soltanto questioni incidentali di legittimità costituzionale".

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