Il loro cuore batte per l'Europa e soprattutto per l'Italia, il loro numero continua a crescere in modo vertiginoso e oltretutto sono dei big spender. Gli occhi di tutto il mondo del turismo italiano e internazionale, che si sta per radunare a Rimini per TTG Incontri, saranno puntati su di loro. Alla 53/a edizione del salone internazionale del turismo, che si svolgerà dal 13 al 15 ottobre, è l'anno della Cina, mercato in straordinaria evoluzione che sarà protagonista di dibattiti e incontri ma soprattutto del grande convegno "Italia-Cina: le opportunità di sviluppo turistico e cooperazione tra imprese e mercati". Quinto mercato incoming per l'Italia, quello cinese è ulteriormente destinato a crescere e a convogliare verso l'Europa un movimento stimato fra gli 80 e i 150 milioni di turisti entro i prossimi 15 anni. Nell'ultimo anno i viaggiatori cinesi che hanno fatto un viaggio all'estero sono stati 70 milioni, con una spesa di oltre 215 miliardi di dollari e un incremento del 53% rispetto all'anno precedente. Il segmento più interessante è quello compreso nella fascia di età 18-36 anni, composto da persone che hanno già fatto esperienze di viaggio e di studio all'estero, e che spesso si muovono con la famiglia, in gruppi da 3 a 6 persone per una media di 9 giorni. "Stiamo parlando di un pubblico molto vasto - spiega all'ANSA Paolo Audino, direttore Business Unit internazionale Rimini Fiera - e benché abbiano cominciato da pochi anni a viaggiare hanno avuto un'evoluzione rapidissima. Sono passati da gruppi organizzati che cercavano destinazioni a basso costo a cinesi che viaggiano individualmente e con una capacità di spesa molto maggiore. Infatti sono incuriositi e attratti dalle nostre bellezze, dal nostro modo di vivere e in generale dal Made in Italy (quindi spesso vengono qui per shopping). Ma l'Italia non fa molto per attrarli e non lo fa da molti punti di vista. Possiamo citare i trasporti: i collegamenti aerei che arrivano direttamente in Italia sono ancora pochi, in molti casi si arriva dopo essere atterrati in Germania, Francia etc. E Venezia, Roma e Firenze diventano per forza una tappa di un viaggio nel resto d'Europa e questo è un vero peccato". Altra nota dolente secondo Audino sono i visti. "Noi in Italia - continua - siamo molto rigidi e rigorosi, altri Paesi europei lo sono molto meno e il viaggio si organizza in modo molto più spedito". E poi il prodotto turistico italiano sembra ancora non aver "capito" le potenzialità del mercato cinese e lo "snobba", pensando che in Italia verranno sempre gli americani e i giapponesi. "Adeguare la nostra offerta - spiega Audino - a questo tipo di turista non vuol dire svilirlo o snaturalizzarlo. Vuole dire tenere conto di certe esigenze e agevolarle. Ad esempio avere cura particolare del cibo: sono molto curiosi della nostra cucina, ma fanno colazioni molto più abbondanti delle nostre e cercano dei 'super buffet' mattutini e sempre il bollitore per i loro tè". "Altra barriera ben più insormontabile è la lingua, dato che pochi cinesi parlano l'inglese. Infine considerare che stanno affinando anche molto i loro gusti e non cercano più solo Roma-Firenze-Venezia ma cominciano ad apprezzare anche il Salento e la Costiera. Insomma - conclude - siamo molto ambiti ma facciamo ben poco per essere scelti. E' questo proprio il senso del convegno che abbiamo organizzato a Rimini".
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