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22 Giugno 2016 - 11:56
Piero Fassino
Chi prenderà la guida dell'Anci, l'Associazione nazionale dei comuni italiani, dopo l'inaspettata sconfitta di Piero Fassino a sindaco di Torino? La questione è delicata, anche perchè formalmente Fassino potrebbe ancora svolgere quel compito: oggi ha annunciato infatti che rimarrà in in Consiglio comunale, "farò la mia parte e darò il mio contributo", ha detto, e quindi, a livello teorico, secondo lo Statuto dell'Anci, potrebbe rimanere alla guida dell'Associazione. L'ipotesi però è tutt'altro che concreta, è nella consuetudine non scritta che il candidato sindaco che non ha vinto le elezioni si dimetta e poi, chi lo conosce, assicura che non è nello stile di Fassino rimanere da sconfitto. Gli scenari, a questo punto, sono diversi. L'Assemblea annuale dell'Associazione è fissata per quest'anno dal 26 al 28 ottobre.
Appena Fassino si dimetterà, come è probabile faccia nei prossimi giorni, diventerà presidente facente funzioni il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, attuale vicepresidente vicario di Anci, che dovrebbe "traghettare" l'Anci nel periodo di transizione, come fece Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia, quando Graziano Delrio si dimise da presidente dell'Anci e prima della nomina di Fassino, il 3 luglio 2013, alla guida dell'Associazione. L'elezione del nuovo presidente potrebbe avvenire in ottobre, trasformando la semplice Assemblea annuale in Assemblea congressuale, oppure potrebbe essere convocata un'assemblea congressuale anticipata, che nomini in tempi brevi il nuovo presidente.
L'atmosfera, si avverte da più parti, è comunque pesante anche perchè si interseca alle dinamiche interne al Pd che continua ad avere la "golden share" sulla nomina del nuovo presidente ma, dopo il risultato di domenica scorsa, non può pià prescindere dal colloquio con le altre forze politiche, pena la spaccatura dell'Associazione.
Negli ultimi anni la presidenza dell'Anci ha impostato il dialogo con il governo ad un grande fair play, ma "i risultati - fanno notare alcuni sindaci - sono dubbi, governare le città è diventata impresa quasi impossibile, tanto forte è l'insofferenza dei cittadini". Il tema che il Pd dovrà porsi è dunque: mettere alla guida dell'Anci un sindaco dialogante come nell'era Fassino (potrebbe essere il sindaco di Bari, il renziano Antonio Decaro) o un sindaco, sempre del Pd, ma che sia ispirato alla volontà di un confronto anche aspro? In questo secondo caso circolano i nomi del neoletto sindaco di Bologna, Virginio Merola, del primo cittadino di Catania, Enzo Bianco, del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. E che sia questo il tema dominante nelle stanze di via dei Prefetti, a Roma, sede dell'Anci, lo confermano anche le parole del rieletto De Magistris, il quale rivendica in sede Anci un "peso politico maggiore" per la città di Napoli. "Il messaggio che viene da Napoli, da Roma e da Torino - evidenzia De Magistris - va nella direzione di avere un'Anci più forte, più autonoma anche nei confronti dei Governi perchè si deve andare nella direzione di un'Italia che sia sempre più dei Comuni".
L'altro tema in ballo è: cosa faranno i neosindaci Cinque Stelle? Parteciperanno o no alla vita associativa? "Stiamo assistendo ad una progressiva tendenza neocentralista - commenta il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, responsabile Finanza Locale di Anci - e il grado di autonomia dei comuni è stato ridotto quasi allo zero; è necessario che si riattivi un canale più efficace nei rapporti tra stato e autonomie, bisognerebbe cercare nuovo presidente, chiunque sia, che sappia incarnare l'esigenza di essere capace di forza negoziale".
Quanto a Perrone, dice di auspicare "una presidenza che sia svincolata da obblighi di vicinanza al presidente del consiglio.
Fassino, da presidente dell'Anci, ha ben operato e ha governato bene anche come sindaco sebbene questo non sia stato sufficiente per la sua rielezione".
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