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27 Maggio 2016 - 10:33
acquedotto
L'Italia degli acquedotti è ridotta male. Le reti sono un colabrodo: la media di perdite del nostro Paese è del 40% di acqua anche se, scendendo nello specifico, si trovano punte di eccellenza e picchi di cattive pratiche.
Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua, energia, ambiente) è chiara nel dire che servirebbero investimenti di almeno 5 miliardi all'anno per una rigenerazione, riparazione e manutenzione della rete, e per opere ormai necessarie.
La voragine del Lungarno è anche un modo per disegnare un quadro dello stato dell'arte e per capire il resto del Paese: "Firenze, come succede alla parte più preziosa dell'Italia, soffre la delicatezza di tutte le città storiche - afferma il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti - posso dire però che la Toscana è una delle Regioni avanzate rispetto al resto del Paese, sia per le condizioni delle strutture idriche che per gli investimenti in manutenzione delle reti. Servono almeno 5 miliardi di investimenti realizzati e non solo programmati all'anno, tutti gli anni. Invece siamo a meno di un terzo, 1,5-1,6 miliardi".
Secondo i gestori idrici oltre un terzo dell'acqua erogata si perde nei tubi: ogni 100 litri se ne perdono circa 40; ma il livello di efficienza della rete cambia in base all'area geografica. Ed infatti, secondo un recente report di Cittadinanzattiva - in cui si fa presente che in Toscana le tariffe sono tra le più alte d'Italia - la dispersione di rete più alta che arriva fino al 60% si ha in Calabria e nel Lazio; le migliori sono Valle d'Aosta (20%) e Trentino Alto Adige (26%).
La media di investimento, osserva Utilitalia, è di 34 euro per abitante all'anno, contro una media europea che viaggia tra gli 80 e i 130 euro. Investimenti che però si abbassano quando a gestire le aree sono direttamente gli enti locali, con la media che scende a 12 euro. Il 95,6% della popolazione è collegata ad acquedotti, il 78,5% è collegata a un depuratore (ma oltre il 30%, specie al Sud, ha problemi sotto questo aspetto), il 7% non è collegata al servizio di depurazione; per quanto riguarda i livelli di continuità del servizio, sono circa il 9% le famiglie che dichiarano di subire irregolarità nell'erogazione. Per il presidente di Utilitalia "si tratta di una situazione gravissima che necessiterebbe un 'recovery plan'; tra l'altro, spesso le nostre aziende programmano gli interventi ma non riescono a portarli a termine in tempi brevi a causa di iter burocratici".
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