Segretario del Pli dal 1976 al 1985, deputato, senatore, più volte ministro, sindaco di Torino ma soprattutto un vero "liberale", come lui stesso ha voluto che fosse scritto sulla sua tomba a fianco del suo nome. La Fondazione Einaudi ha commemorato Valerio Zanone al Senato, ad un anno preciso dalla sua morte avvenuta il 7 aprile 2015. A ricordare uno dei protagonisti della prima Repubblica e dell'inizio della seconda sono stati amici e colleghi che hanno ripercorso il suo percorso politico e umano. Michele Benedetto, presidente fondazione Einaudi, ha introdotto i lavori sottolineando il "segno" che Zanone ha lasciato nel Partito Liberale Italiano e nella cultura del Paese: "Si è trovato nella difficile situazione di cavaliere tra il politico e l'intellettuale", ha spiegato Benedetto. "Valerio era un liberale e come tale ha voluto sempre essere ricordato volendo che sulla sua tomba, come epitaffio, oltre al suo nome e cognome ci fosse solo questa parola", ha fatto eco Mario Lupo. "Montanelli - ha aggiunto - in un articolo "Vale Valerio" caro a tutti i liberali riferendosi a Zanone disse che "liberale vuol dire innanzitutto persona gentile e di stile" che "mai si è macchiato di intrallazzi". Zanone è stato uomo di finissima intelligenza e cultura non comune, padre nobile dell'identità liberale e innovatore". Andrea Marcucci, presidente della commissione Cultura al Senato, ha ricordato quando "da giovane deputato nel '91" conobbe Zanone: "Io nei suoi confronti avevo rispetto e timore reverenziale. Fui nominato vicepresidente del gruppo di Pli - ha raccontato - e Valerio mi mostrò le sue perplessità. Nel 2006 ci candidammo entrambi nella Margherita ed il 7 aprile iniziammo la campagna elettorale insieme a Montecatini commemorando Giovanni Amendola. Collaborammo fino al 2008 e insieme facemmo molte iniziative: uno di queste era il varo del comitato per la commemorazione di Garibaldi. Valerio fece la prolusione sebbene mi avesse sottolineato che lui fosse sempre stato un cavouriano". "Ora - ha concluso Marcucci - la comunità dei liberali italiani divisa e dispersa per il sistema dei partiti anche la nostra incapacità di organizzarci. Chiunque si professa liberale, al di là degli accenti, può riconoscersi in Valerio". Commosso anche il professore Giovanni Orsina.
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