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06 Aprile 2016 - 18:18
sanità
Acquisto di beni e assunzioni di personale. Sono questi gli ambiti a maggior rischio di corruzione secondo i dirigenti delle strutture sanitarie, ovvero la 'grande macchina' alla base del malaffare. Eppure, per contrastare un fenomeno che 'costa' oltre 6 mld l'anno, solo una azienda sanitaria su 5 prevede misure di prevenzione nei propri piani. Di contro, quasi 4 strutture sanitarie su 10 hanno avuto problemi di corruzione negli ultimi 5 anni. Questi alcuni dei dati del Rapporto 'Curiamo la corruzione' curato da Transparency Italia, Censis, Ispe-Sanità e Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità (Rissc), presentato oggi in occasione della prima Giornata nazionale contro la corruzione in Sanità.
- A RISCHIO ACQUISTO BENI, OPERE E ASSUNZIONI: secondo i dirigenti delle 151 strutture sanitarie che hanno partecipato all'indagine sulla percezione della corruzione, gli ambiti a maggiore rischio di corruzione sono quello degli acquisti di beni e servizi (82,7%), realizzazione di opere (66%) e assunzione di personale (31,3%). Inoltre, il 76,7% dei dirigenti pensa che ci sia il rischio che si verifichi un fenomeno corruttivo nella propria struttura. Ben il 37,2% delle strutture sanitarie, d'altro canto, negli ultimi 5 anni ha fatto registrare un episodio di corruzione. Un episodio corruttivo su 3, però, non è stato affrontato in maniera appropriata. - SOLO 1 ENTE SU 4 ADEMPIE A NORME ANTICORRUZIONE: solo 1 ente sanitario su 4 ha adempiuto agli obblighi di legge contro la corruzione. Infatti, ad esempio, il 40,3% degli enti non ha pubblicato i rischi di corruzione nè le misure di prevenzione nel proprio piano di prevenzione della corruzione, e solo il 33,8% degli enti ha invece svolto un'analisi parziale dei rischi corruttivi. - LISTA NERA AL CENTRO-SUD: le regioni con la più alta percentuale di aziende che non adempiono agli obblighi anticorruzione sono il Molise (100%), la Calabria (88,9%), la Campania (60%) e la Sicilia (57,9%). - SPRECHI E INEFFICIENZE: ammonta a circa 1 miliardo di euro, secondo il Rapporto, il potenziale risparmio che si può ricavare nelle asl per voci di spesa non collegate all'efficacia delle cure. Lo spreco ''ingiustificato'', secondo l'analisi, dal 2009 è diminuito in media del 4,4% annuo, ma in proporzione alla spesa complessiva è rimasto costante. Raggiungerebbero la quota del 30%, infine, le risorse che si potrebbero liberare dalla spesa per pulizia, lavanderia e mensa se gestite più efficacemente. Risorse che potrebbero invece essere destinate ad una più efficace assistenza sanitaria.
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