Il ruolo giocato da Piergiorgio Peluso, ex direttore generale di Fonsai e figlio del ministro della giustizia Annamaria Cancellieri, nell'ingresso del fondo Amber nel capitale della compagnia assicurativa sarebbe al vaglio della Procura di Milano. Il pm, Luigi Orsi, emerge dalle annotazioni a margine delle intercettazioni disposte dalla Procura di Torino su alcuni dirigenti di Fonsai, aveva convocato l'ex a.d. Emanuele Erbetta ''a fornire elementi di dettaglio (confortati da idonea documentazione)'' in merito all'acquisto da parte di Amber di una quota di Fonsai. ''Il sospetto degli inquirenti pare sia legato al fatto che la partecipazione al capitale sociale del fondo Amber sia stato in qualche modo 'agevolato' dall'ex direttore generale di Fonsai, dr. Piergiorgio Peluso, attraverso uno sconto sui diritti'', si legge nelle annotazioni. Il ruolo di Peluso nell'ingresso di Amber è stato evidenziato anche da Giulia Ligresti nelle sue dichiarazioni ai pm torinesi: ''in una riunione del Cda, tenutasi prima dell'estate (2011, ndr)'' Peluso ''diede la notizia di aver concluso la cessione, in percentuale certamente superiore al 2%, della azioni di Fondiaria al fondo Amber''. La vendita avvenne ad un prezzo ''di 0,70 euro per azione, almeno così credo, peraltro ricordo che il valore del titolo raggiunse anche 1,70 euro''. Amber entrò in Fonsai con una quota del 2,1% del capitale nell'agosto del 2011. Peluso, con il benestare di Unicredit, era da maggio direttore generale. Ad ottobre il fondo denunciò al collegio sindacale le gravi irregolarità nelle operazioni che avevano come controparte la famiglia Ligresti. Fatti che destarono l'attenzione della magistratura, della Consob, dell'Isvap e accelerarono l'uscita di scena dei Ligresti. In una conversazione intercettata Massimo Aliverti, responsabile M&P and group partecipations di Fonsai, e Massimo Dalfelli, responsabile del bilancio, discutono della richiesta di Erbetta di produrre la documentazione chiesta da Orsi su Amber. ''Ho capito che vuole dare delle risposte al pm, probabilmente cioè, facendosi, ovviamente beccappare da adeguata documentazione'' spiega Aliverti. ''La cosa è molto semplice, che un giorno Carlino (dirigente di Fonsai, ndr), su indicazione di Peluso, è andato in Unicredit, gli han detto, questi sono gli offerenti (per i diritti dell'aumento rimasti inoptati, ndr), io non so neanche se ce ne fosse stato uno, o più di uno, per cui gli ho detto, secondo me l'unico che ti può illuminare, da questo punto di vista, è Piergiorgio (Peluso, ndr)''. ''Chiaro - replica Dalfelli - perché poi alla fine, sembra abbastanza evidente che questa cosa, l'aveva condotta lui''. ''Ma lì il tema, capisco essere la preoccupazione del pm, è, qual è la dietrologia, la dietrologia è, qualcuno ha fatto entrare, scientificamente Amber, perché facesse, perché scatenasse il putiferio'' spiegava Aliverti. ''Il tema gira tutto attorno allo sconto sui diritti'' nel senso che ''hanno spinto tanto, per farlo entrare (Amber, ndr), favorendoli con uno sconto pazzesco, sul prezzo dei diritti che in quel momento erano trattati in un certo valore''. Provare che lo sconto sia stato un favore per spingere Amber ad entrare, secondo Aliverti, è però una ''probatio diabolica'' perché i diritti si sarebbero svalutati nel giro di qualche giorno. ''E' chiaro - dice - che ti sei affidato ad alcune banche, leggi in primis Unicredit, che ti hanno presentato dei potenziali acquirenti, i quali, sul prezzo in quel momento a cui trattavano i diritti in borsa, han detto, io prendo tutto applicando uno sconto del 40%, a mio avviso non è una roba fuori dal mondo perché di lì a due o tre giorni quella roba sarebbe andata a un valore prossimo allo zero, per cui io gli ho detto (probabilmente a Erbetta, ndr), quello che bisognerebbe fare, però non lo può fare nessuno di noi, quello che bisognerebbe fare, è fare, far fare un minimo di analisi a un investement bank''.
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