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ROMA. Ippolito, "da biotecnologie un'arma contro Zika"

ROMA. Ippolito, "da biotecnologie un'arma contro Zika"

sanità

Usare le biotecnologie per combattere il virus Zika, fortemente sospettato di essere collegato alla comparsa della microcefalia fetale in bimbi nati da madri infette. Ci stanno lavorando vari esperti mondiali e proprio questa, afferma il direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, ''potrebbe rivelarsi uno tra i sistemi più efficaci per controllare il diffondersi dell'infezione, che oggi l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito 'esplosivo'''. Il punto, come hanno evidenziato anche gli esperti dell'Oms a Ginevra, rileva Ippolito, è infatti riuscire a controllare il vettore di trasmissione del virus, ovvero le zanzare del genere Aedes molto diffuse nelle Americhe ed anche in varie zone dell'Asia e dell'Africa. Al momento, infatti, non esiste alcun vaccino o terapia mirata contro l'infezione da Zika che, presentendosi con sintomi abbastanza lievi, sta risultando però molto preoccupante nel caso di donne in gravidanza proprio per il sospetto legame tra questo virus e l'insorgere di gravi patologie fetali. Una contromisura alla quale vari laboratori di biogenetica stanno dunque lavorando, spiega l'esperto, ''è proprio la 'modifica' delle zanzare vettori del virus''. Zika, afferma Ippolito, ''è simile nella sua composizione molecolare ai virus della Dengue e della chikungunya, anch'essi veicolati dalla zanzare Aedes. Attualmente, un approccio molto interessante per il controllo dei vettori, che i ricercatori stanno verificando, è l'uso di un particolare genere di batteri, i Wolbachia, che non si trovano naturalmente nelle zanzare del genere Aedes''. I ricercatori, chiarisce Ippolito, ''hanno dimostrato che infettando le zanzare Aedes con questi batteri in laboratorio, queste ultime non risultano più capaci di trasmettere i virus della Dengue, della chikungunya e della Febbre gialla''. L'obiettivo delle sperimentazioni avviate, rileva, ''è dunque quello di verificare se è possibile sostituire alla popolazione di zanzare selvatiche, quelle modificate con il batterio Wolbachia e se questo, nel caso della Dengue, frenerà la trasmissione del virus''. In un prossimo futuro, conclude il direttore scientifico dello Spallanzani, ''il progetto è sperimentare se tale approccio possa essere utilizzato anche per il controllo del virus Zika''.

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