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20 Gennaio 2016 - 10:59
trivellazioni
L'effetto di una trivellazione sul pianeta è analogo a quello di una puntura fatta con una siringa, mentre la re-immissione di fluidi in profondità deve essere fatta in modo controllato e considerando le caratteristiche del sottosuolo. E' il parere del geologo Claudio Chiarabba, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
''Dallo scavo dei pozzi superficiali per l'acqua a quelli che arrivano a maggiori profondità per le risorse del sottosuolo, l'effetto globale è sostanzialmente quello di un'iniezione al pianeta con una siringa", rileva Chiarabba. In sostanza, aggiunge, "è più invasivo scavare una galleria che non un pozzo, anche profondo 2.000-3.000 metri".
E' diverso il caso della re-iniezione di fluidi nel sottosuolo, che viene fatta sia per la geotermia sia per il petrolio: in questi casi possono verificarsi dei fenomeni di microsismicità. Si possono cioè indurre piccoli terremoti, di solito di magnitudo inferiore a 2. "Casi di microsismicità indotta - prosegue l'esperto - sono legati a operazioni intensive di iniezione di fluidi relative alla geotermia non convenzionale, ossia nella geotermia che non sfrutta i flussi naturali di gas presenti nel sottosuolo, ma utilizza il calore interno alla Terra per riscaldare i fluidi immessi. Esempi di geotermia non convenzionale, pari a zero in Italia, possono provocare microsismicità". La reimmissione di fluidi può avvenire anche durante la produzione di petrolio, ad esempio per re-iniettare l'acqua estratta insieme al petrolio in pozzi diversi da quelli utilizzati per l'estrazione. "L'iniezione di fluidi, così come l'estrazione prolungata di grandi volumi di fluidi, se fatta in maniera eccessiva e non controllata può generare terremoti e spostamenti del terreno. E' un'attività che va regolamentata". Per questo sono state predisposte recentemente dal ministero dello Sviluppo economico delle linee guida per i monitoraggi.
La microsimicità legata alle attività di estrazione geotermica o petrolifera è un fenomeno osservato negli Stati Uniti, per esempio nell'Oklahoma. "A livello generale statistico - osserva Chiarabba - i casi registrati sono molto pochi rispetto al numero dei pozzi scavati, anche se a livello locale il significato è diverso". Bisogna infine considerare che "più l'azione è prolungata nel tempo, più diventa possibile generare terremoti. Le conseguenze sono molto legate alla velocità e alla durata del processo".
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