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22 Ottobre 2015 - 17:15
Raffaele Cantone
''Qui serve un cambio di cultura, un senso di responsabilità nelle scelte da parte delle pubbliche amministrazioni, di chi si occupa di certi ruoli e compiti''. Il monito arriva da Raffaele Cantone, il presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, che a poche ore dalla notizia degli arresti all'Anas interviene al convegno voluto da Rai e Università di Tor Vergata su ''La cultura del whistleblowing - Un impegno civile ed etico per un'efficace lotta alla corruzione''.
Parola difficile da pronunciare quanto da tradurre, il whistleblower (letteralmente 'quello che fa un fischio') è il lavoratore che si accorge di un illecito nella propria azienda e decide di segnalarlo. Uno strumento legale già collaudato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna che garantisce tutele a chi denuncia, ma che in Italia applicato alla pubblica amministrazione stenta a decollare. Così come, racconta Cantone, sono state non poche le difficoltà a far accettare il Piano di prevenzione contro la corruzione, ''perché - dice - abbiamo chiesto adempimenti in 15 giorni, allo stesso modo a piccoli e grandi Comuni, senza avere il tempo di spiegare quali fossero i vantaggi della trasparenza, anche per le amministrazioni''. Fondamentale nel formare una nuova cultura è il ruolo della Rai. ''Impegno civile, etica e lotta alla corruzione: in quelle parole c'è il senso di questa azienda - esorta la presidente Monica Maggioni - .Quello è il modo in cui si lavora e si fa servizio pubblico. La Rai non è un luogo qualsiasi, ma un luogo dove molto è stato fatto e molto si farà, perché un'azienda che lavora su quei principi è un'azienda migliore, in cui si lavora meglio, si utilizzano bene i soldi pubblici e si costruisce una coscienza del paese''.
La notizia dello scandalo Anas, così come il blocco del primo cantiere per il Giubileo, non preoccupano il Garante. ''Se una strada è in salita non si deve per forza metterla in discesa, creando poi problemi di altro tipo'', dice. Così come, ''ben vengano tutte le indagini che portano alla luce fatti così gravi. Mi auguro, però, che servano anche a mandar via chi ruba e non fa il proprio dovere nella pubblica amministrazione''. Un ulteriore strumento potrebbe essere ora proprio il 'whistleblower', ''colui che ha il coraggio di denunciare'', restando però anonimo. Nodo su cui non tutti sono d'accordo.
''La diffidenza da parte del giudice penale - spiega il Procuratore della Repubblica di Forlì, Sergio Sottani - viene dal rischio di denunce a pioggia, proprio perché anonime, su cui non si riesce a intervenire per mole e tempi di prescrizione''.
''La cultura dell'anonimato poi - aggiunge Cantone - non è positiva per il Paese. L'anonimo si nasconde, mentre noi dobbiamo coltivare la cultura di un'amministrazione che ha il coraggio dei propri passi''. Nessuno sconto per chi vede e tace, girando la testa dall'altra parte. ''Certi meccanismi del silenzio - prosegue - non possono essere giustificati in chi ricopre ruoli pubblici perché hanno carattere di connivenza''.
Insomma la norma, ''utile e necessaria'', va migliorata, ''innanzitutto perché applicata solo a chi opera nel settore pubblico, mentre conosciamo il peso della corruzione nel settore privato. Abbiamo poi chiesto al Parlamento di fare scelte chiare, per una vera tutela di chi segnala - conclude - .È il momento di decidere: vogliamo mantenere in piedi un simulacro o creare un meccanismo realmente efficiente?''.
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