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12 Settembre 2015 - 10:48
Immigrazione
'Non siamo un pericolo, siamo in pericolo', 'Da Venezia a Kobane, da Budapest a Bruxelles'. Sono alcuni degli slogan della Marcia delle donne e uomini scalzi alla quale ha dato vita un migliaio di partecipanti secondo la questura, probabilmente il doppio per gli organizzatori, al Lido di Venezia, che si è conclusa con una delegazione di 20 persone che tenendosi per mano ha sfilato sul tappeto tosso del Palazzo del Cinema. All'iniziativa lanciata per chiedere che migliorino le condizioni di accoglienza per i migranti, "hanno aderito 71 città" ha detto Giulio Marcon di Sel, fra i manifestanti in testa al corteo, insieme al promotore,il regista Andrea Segre. Tanta gente comune, di tutte le nazionalità e di tutte le età (non mancavano molte eleganti signore veneziane, che hanno portato anche i cagnolini). Pochi invece i personaggi famosi: fra le eccezioni, Sergio Staino e Ottavia Piccolo. Tra politici e sindacalisti presenti, Susanna Camusso, Nichi Vendola, Silvia Costa, Pippo Civati, Stefano Fassina, Livia Turco. "Anche se è stata promossa da personaggi dello spettacolo questa marcia non è un'autocelebrazione - dice Andrea Segre -. Chiediamo di uscire dalla fortezza in cui ci siamo rinchiusi in Europa, è l'unica direzione da prendere se si vuole fermare la tragedia di tutti questi morti". La marcia è a piedi scalzi, "come richiamo ai bisogni primari dell'uomo, perché si parla di persone che lottano per la propria vita". Sullo striscione che apriva il corteo c'era l'hashtag '#apiediscalzi e la data di oggi, 11 settembre 2015, e tra i tanti cartelloni anche le gigantografie con le drammatiche immagini dei migranti a Calais.
Tra i brani che hanno accompagnato i manifestanti lungo il tragitto anche 'Vado al massimo' di Vasco Rossi: "Dicono che questo sia il giorno di Vasco e allora lui ci facciamo accompagnare dalle sue canzoni", ha detto Segre al megafono.
Parte degli 'scalzi' ha anche immerso i piedi in bacinelle di tempere colorate, lasciando impronte sulla strada azzurre, arancioni, bianche e in altri colori pastello.
Arrivata all'altezza del Casinò, la marcia è stata fermata da un cordone di poliziotti e la delegazione, come da accordi con la Biennale, è stata lasciata passare. Molti tra gli altri partecipanti però non hanno preso bene lo stop: "E' vergognoso che ci blocchino per non disturbare i piccoli borghesucci che devono parlare dei problemi esistenziali attraverso il cinema", ha urlato un signore veneto sui 60 anni, che aveva sulla camicia bianca, l'adesivo rosso dedicato alla Marcia. Sul tappeto rosso, fra gli altri, hanno sfilato Jacopo, rappresentante del collettivo studentesco, tenendo alta la bandiera del Kurdistan siriano, e Yacoba, senegalese22 enne, arrivato in Italia da otto mesi.
In migliaia hanno marciato oggi anche a Roma, Napoli, Bologna, Genova, Milano, Torino, Trieste, Catania per chiedere con forza all'Europa di rivedere le politiche sull'immigrazione.
Se a Napoli sono stati lanciati in mare fiori colorati e Mantova hanno sfilato anche alcuni scrittori presenti al Festivaletteratura, a Milano in via Padova Fratelli d'Italia ha mostrato scarpe rotte in alternativa alla manifestazione dei piedi scalzi. Un gruppo di residenti e comitati della zona, fra le più densamente abitati da immigrati, ha contestato il presidio: "Via gli sciacalli".
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