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05 Giugno 2015 - 11:02
Museo delle mummie
La storia di una intera comunità montana vissuta dal XVI al XVIII secolo sull'Appennino modenese 'raccontata' dalle mummie ritrovate quattro anni fa sotto il pavimento della cripta della chiesa della Conversione di San Paolo Apostolo a Pievepelago. Offre uno sguardo sul passato unico, il Museo delle Mummie di Roccapelago che aprirà i battenti sabato 6 giugno nell'ex canonica della chiesa teatro della scoperta dei quasi 400 corpi, diversi dei quali mummificati. Gli indumenti, i sudari, gli oggetti devozionali, i monili e altri elementi del decoro personale recuperati sui corpi hanno richiesto un progetto di studio integrato e sono scesi in campo antropologi, archeologi, esperti di tessuti e di religiosità popolare ma anche biologi, genetisti e patologi per ricostruire vita e le vicende mediche e bioculturali di questa piccola comunità.
L'iniziativa è stata intrapresa dalla Soprintendenza Archeologica dell'Emilia-Romagna ed è stata subito abbracciata da enti territoriali, Università di Bologna, Genova, Modena e Reggio Emilia, Parma, Pisa, Torino e di Huddersfield in Inghilterra, da enti religiosi, musei e associazioni. Grazie all'impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che ha finanziato gli scavi, il restauro della cripta, le ricerche e l'allestimento, è stato allestito con pazienza un museo che rappresenta un unicum sia per le modalità di valorizzazione dei manufatti rinvenuti che per il trattamento dei corpi mummificati.
I curatori Donato Labate, Vania Milani e Thessy Schoenholzer Nichols hanno cercato in ogni modo di ricreare l'emozione di questa scoperta, coinvolgendo il pubblico in un simbolico abbraccio a questi testimoni della storia locale. Una dozzina di corpi mummificati sono stati deposti sulla nuda roccia nella cripta, nel rispetto della giacitura originaria e della sacralità dell'edificio religioso. Con loro è stata ricomposta la sepoltura di una giovane donna, rinvenuta con i resti di tre corpicini sul grembo e attorniata da diversi bambini. L'unicità del Museo delle Mummie di Roccapelago sta nel non esporre le mummie in teche, quasi fossero reperti, ma nel deporle nel luogo dov'erano state sepolte e dove sono state ritrovate, visibile anche dal pavimento della chiesa grazie a una vetrata. E il visitatore potrà scoprire le tecniche di cui si avvaleva questa piccola comunità, sapere di quali malattie soffrivano i suoi componenti, rivivere anche le tradizioni che emergono dai loro oggetti.
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