Whirlpool punta 500 milioni di investimenti sul piano in Italia per l'integrazione con Indesit Company, acquisita a ottobre 2014. E' un piano di crescita della produzione ma il prezzo è alto: chiudono la fabbrica di Carinaro (Caserta) ed il centro di ricerca di None (Torino), e gli esuberi salgono a 1335, 395 in più rispetto ai 940 del "piano Italia" della vecchia Indesit su cui si era faticosamente raggiunto un accordo con i sindacati al tavolo con il Governo. E' dura la reazione del ministero dello Sviluppo che esprime la "forte contrarietà" del Governo "per gli aspetti legati agli impatti occupazionali". Così come è netta la reazione dei sindacati dei metalmeccanici, dalla Uilm alla Fim-Cisl ed alla Fiom-Cgil che da Fabriano sottolinea: "Questa è l'operazione fantastica di cui parlava Renzi?". L'allarme è soprattutto per gli esuberi "strutturali" per la chiusura degli impianti: 815 a Carinaro, 80 a None. E' netto il cambio di rotta sulla strategia per il rilancio del polo di Fabriano, il nucleo storico dell'impero degli elettrodomestici che era della famiglia Merloni: il piano Indesit puntava sul rilancio della fabbrica di Albacina, con l'avvio degli investimenti sancito lo scorso giugno alla presenza del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Whirlpool punta a farne "il più grande stabilimento in Europa per la produzione di pani cottura" chiudendo Albacina e concentrando la produzione sul vicino stabilimento di Melano. E' forte l'allarme sul territorio, dal Governatore delle Marche Gian Mario Spacca ("il piano non è accettabile") al sindaco ed al vescovo di Fabriano, Giancarlo Sagramola e monsignor Giancarlo Vecerrica che sono stati al presidio degli operai che ad Albacina hanno bloccato la provinciale 256. Ma l'azienda rassicura: produzione e occupazione di Albacina si trasferiranno di 8 chilometri a Melano, con un impatto del piano sul polo che è limitato "a 30 esuberi in più" considerati "di transizione". Il polo Whirlpool di Cassinetta (Varese) è destinato a diventare il "più grande polo europeo dei prodotti in incasso", con 280 operai in più. E l'Italia "sarà il principale centro di eccellenza della ricerca e sviluppo" del gruppo "con oltre il 70% della spesa totale Emea", Europa, Medio Oriente e Africa. Nel complesso, il piano prevede una crescita della produzione in Italia "di mezzo milione di pezzi" l'anno, da 5,6 a 6,2 milioni: sarà possibile anche, nel quadro di una ridistribuzione tra i siti del gruppo (in particolare tra Italia e Polonia), riportando produzione in Italia, come "un milione di pezzi" oggi prodotti in Cina ed altri 'ceduti' dagli impianti in Turchia. "Il Governo farà di tutto per salvaguardare i posti di lavoro del gruppo Whirlpool in Italia", avverte il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che sottolinea: l'Esecutivo "ha subito chiesto e ottenuto l'impegno dell'azienda", legato al vecchio piano di riassetto Indesit, "che escludeva qualsiasi licenziamento unilaterale fino al 2018". E', come indica lo stesso ministro, "l'inizio di un confronto che si svilupperà nelle prossime settimane". Whirlpool garantisce: "Nessuno verrà lasciato solo"; l'ad per l'Italia, Davide Castiglioni, offre una "piena disponibilità al confronto su come minimizzare l'impatto", ma parla chiaro: "E' il piano migliore che possiamo mettere in campo. Abbiamo guardato tutti i piani possibili: è il migliore per garantire continuità e sostenibilità in una strategia di lungo termine". La chiusura di Carinaro (che porterà ad un tavolo di confronto specifico sulla Campania) "è la più dolorosa del piano" ma è salvo lo stabilimento di Napoli: "Non era una scelta scontata - dice Castiglioni -. Ci siamo mossi in modo da non lasciare nessuna delle Regioni in cui Whirlpool o Indesit sono presenti".
Whirlpool-Indesit: si infrange illusione americana
Rischia di infrangersi davanti a un piano da 1.335 esuberi, con la chiusura degli stabilimenti di Caserta, Albacina (accorpata a Melano) e None, l'illusione che fossero gli americani della Whirlpool i cavalieri bianchi della Indesit Company, la ex multinazionale tascabile creata da Vittorio Merloni nel più 'americano' - per mentalità, storie di self-made men, ritmi di lavoro - dei distretti industriali del centro Italia: Fabriano e la sua vallata. Il ''migliore dei piani possibile'', secondo l'a.d. di Whirlpool Italia Davide Castiglioni, presentato oggi al ministero dello Sviluppo Economico, annuncia anche 500 milioni di investimenti per garantire ''continuità e sostenibilità a lungo termine'', ma Fiom, Fim e Uilm e i lavoratori Indesit hanno respinto i tagli come ''inaccettabili'', e pure il Governo e il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca (che polemizza con il premier Renzi perché le Regioni sono state lasciate fuori dalla trattativa) esprimono ''forte preoccupazione''. Ad Albacina, proprio lì, nella frazione di Fabriano dove l'avventura di Aristide Merloni è cominciata negli anni '30, le maestranze sono scese in strada, bloccando per un'ora la Provinciale, scioperi e assemblee anche a Caserta e in altri siti del gruppo. Indesit è un marchio storico del Made in Italy. Prende il nome dalla Indesit di Spirea, in Piemonte, acquisita dall'ex presidente di Confindustria Vittorio Merloni nel 1985 e fusa con Ariston, l'azienda leader della famiglia del 'bianco'. I dipendenti erano 16 mila, 14 gli stabilimenti. La prima crisi degli anni 80 viene superata (a.d. Francesco Caio) con l''invenzione' della lavatrice Margherita. Negli anni '90 Indesit diventa il secondo gruppo europeo, e forse già lì Vittorio Merloni, che adesso è gravemente malato e fuori dall'azienda, comincia a pensare ad un'alleanza con Whirlpool. Non se ne farà niente, e il resto è storia recente. La grande crisi, generale e di settore, scoppia nel 2008-2009. In 5 anni il fatturato Indesit scende da 3,5 a 2,7 miliardi, gli eredi Merloni non si accordano sulla presidenza del gruppo, che passa da Andrea Merloni all'allora a.d. Marco Milani, e i contrasti si trascinano fino all'estate 2014. Il 14 ottobre di un anno fa la Fineldo, la finanziaria di famiglia, cede il 60,4% di Indesit a Whirlpool, per circa 758 milioni di euro, ed esce di scena. ''Un passaggio doloroso per noi, ma la soluzione migliore'' dirà l'ex ministro Francesco Merloni. Il gruppo Usa, preferito ai cinesi di Haier e ai turchi di Arcelik, assicura i sindacati e il Mise che ''terrà in considerazione'' gli accordi sottoscritti da Indesit nel 2013: un'intesa che impegnava Indesit a non far ricorso a licenziamenti fino a tutto il 2018, e a investire 83 milioni nelle fabbriche italiane''. Ma già allora i timori per una possibile sovrapposizione di produzioni in una nuova realtà da 26 mila dipendenti in Europa (6 mila in Italia), 23 stabilimenti e 5 milioni di pezzi prodotti ogni anno erano forti, e ora operai e impiegati parlano apertamente di ''cannibalizzazione di Indesit''. Il pre-allarme arriva l'11 marzo scorso a Barcellona dal vice chairman di Whirlpool Marc Bitzer: per i 1.783 lavoratori della Indesit in Cassa integrazione da gennaio del 2014 "oggi non c'e' lavoro", c'è ''un eccesso di capacità''. Oggi, nello choc generale, con la Fiom che rimprovera a Renzi di aver definito ''fantastica'' l'acquisizione, il colosso Usa sottolinea di aver contenuto in 400 unità gli esuberi ulteriori, e si impegna con il ministro Guidi a considerare ''soluzioni che evitino procedure di mobilità unilaterali fino alla fine del 2018''.
Whirlpool: lavoratori delusi, 'altro che salvataggio'
''Due aziende simili, anzi speculari, con gli stessi prodotti e lo stesso mercato europeo: c'era da aspettarselo che Whirlpool avrebbe dichiarato esuberi, altro che 'salvataggio': e il piano colpisce praticamente solo noi della Indesit, non le fabbriche Whirlpool''. C'è rabbia, la delusione di veder confermati ''i peggiori timori dei mesi scorsi'' fra gli operai della Indesit di Albacina, ma anche fra gli impiegati di tutti gli altri siti produttivi del Fabrianese, che stasera, per la prima volta, hanno scioperato per un'ora e mezzo, con adesioni fra il 70 e l'80%, secondo stime della Fiom. Il piano di ristrutturazione presentato dalla multinazionale Usa (1.350 esuberi, la chiusura degli impianti di Caserta, Albacina, con i lavoratori accorpati nella vicina Melano, e None) lasciano l'amaro in bocca a maestranze già provate da due anni di battaglie per tentare di salvare i posti di lavoro in quello che una volta era il cuore produttivo del distretto elettrodomestico marchigiano. Nel pomeriggio, le tute blu di Albacina sono scese in strada, bloccando per circa un'ora la Sp 256 Muccese, con il sostegno del sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola e pure del vescovo mons. Giancarlo Vecerrica, venuto a portare la sua solidarietà. Domani, nuove assemblee in tutte le fabbriche, con le Rsu e i sindacati territoriali per mettere a punto le prossime iniziative, in vista dell'incontro di lunedì 20 a Roma, fra i coordinamenti nazionali di Fiom, Fim e Uilm di Whirlpool-Indesit e l'azienda. ''La vera 'botta' - dice un impiegato fuori dai cancelli - arriverà per noi, il settore impiegatizio. Temo che gli esuberi saranno centinaia''. Oggi, dice Fabrizio Bassotti della Fiom, ''interpellata sul punto l'azienda non ha risposto. E l'orizzonte è scuro''.
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