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FIRENZE. I soldi per Incalza nascosti dietro ai libri

Se mazzetta non è, non si può negare che la scenografia la ricordi molto. Durante la perquisizione alla società Green Field che, secondo gli inquirenti, veniva usata da Stefano Perotti per far arrivare soldi a Ercole Incalza, nascoste dietro dei libri i carabinieri del Ros hanno trovato due buste con 2.110 euro e un foglio. Scorrendo quell'appunto, scrive il gip, si evince come all'inizio la somma fosse di 53 mila euro e come poi siano stati fatti dei 'prelievi' da 13 mila e da 9 mila euro, che "sembrano corrispondere ai duplici versamenti reiteratamente fatti in favore di Ercole Incalza (quelli di maggiore entità)" e del suo collaboratore "Sandro Pacella (quelli di minore entità)". Questo elemento, secondo il gip di Firenze Angelo Pezzuti, ha "ulteriormente aggravato" il quadro indiziario a carico di Incalza. Anche per questo, scrive il giudice, deve restare in carcere. Secondo i pm, l'ex capo della struttura di missione del ministero delle infrastrutture, Incalza, per anni ha fatto in modo di far affidare a Perotti la direzione dei lavori delle grandi opere, ottenendo in cambio consulenze da centinaia di migliaia di euro. Perotti avrebbe avuto un canale privilegiato al ministero delle infrastrutture anche grazie a Franco Cavallo, un imprenditore amico dell'ex ministro Maurizio Lupi. Citando una riunione per l'alta velocità Milano-Verona, Incalza, Perotti, Cavallo e un altro indagato brigavano "occultamente e riservatamente", scrivono i pm a mo' di esempio. Oltre alle buste "occultate dietro ad alcuni libri", dalle perquisizioni è emerso anche un altro dato che, ritengono gli investigatori, avvalora il quadro delle accuse. A Perotti è stata trovata "una lettera, priva di data, scritta su carta intestata 'Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti', indirizzata 'all'on. Luca Lotti, sottosegretario                 alla presidenza del consiglio Palazzo Chigi', con la dicitura 'firma Maurizio Lupi', ma non sottoscritta". La lettera, ha "come oggetto la sollecitazione a fissare il calendario delle prossime riunioni del Cipe in relazione ad alcuni interventi". Secondo il gip, ciò "lascia ritenere che il canale di relazioni tra Perotti e i soggetti istituzionali sia ancora aperto, sebbene Incalza abbia cessato l'incarico di capo della struttura tecnica di missione". Quanto scoperto nelle ultime fasi dell'indagine, ritiene il gip, smentisce le affermazioni fatte da Incalza durante l'interrogatorio di garanzia: "Non ho mai favorito Stefano Perotti nell'assunzione o nello svolgimento dei vari incarichi e non ho mai percepito soldi da lui o da società a lui legate". Le frasi intercettate contro di lui? Sono "dettate da acrimonia e invidia", ha risposto. Per il gip, dall'interrogatorio è emerso un quadro "del tutto non coerente" e "poco credibile dal punto di vista logico", con spiegazioni di Incalza "del tutto evasive e incongrue". Un esempio? Il gip cita la vicenda del lavoro trovato al nipote di monsignor Francesco Gioia. Durante l'interrogatorio, a Incalza è stata citata una telefonata del 15 aprile 2014, nel corso della quale il monsignor Gioia gli ha detto: "Ercole oggi mio nipote ha firmato il contratto...io ti ringrazio". "Ebbene - scrive il gip - richiesti dei chiarimenti su tale questione", Incalza "ha risposto che monsignor Gioia lo ringraziava per aver agevolato la ristrutturazione di un edificio religioso"

La Green Field e la 'voracità' di indagati

Una "camera di compensazione" per far arrivare i soldi delle commesse pubbliche a Ercole Incalza: per gli inquirenti fiorentini la società Green Field è la chiave per svelare il giro di tangenti dietro gli appalti per le grandi opere. E l'aver trovato, durante la perquisizione, del denaro nascosto dietro dei libri, ma soprattutto un appunto con nomi e cifre, potrebbe rappresentare la svolta per l'inchiesta fiorentina. Formalmente la Green Field appartiene a Angelantonio Pica, che è il presidente del Cda e detiene il 70% delle quote societarie, e a Salvatore Adorisio, che ha il 30%. Ma è proprio quest'ultimo che, in una delle decine di telefonate intercettate dai carabinieri del Ros e allegate agli atti dell'inchiesta, ammette di "far riferimento ad altri soci". Chi sono? Secondo gli inquirenti fiorenti, Incalza e Perotti. "Se lui ha avuto l'intenzione di aprirla - dice la figlia di Pica parlando col padre e facendo riferimento proprio ad Incalza - è perché prevedeva di farci qualcosa". Quanto a Perotti, che la società sia un suo 'veicolo' è una sua collaboratrice a sostenerlo: "è tutta una roba di Stefano...per me Green Field è tutto così...cioè serve solamente per pagare e per avere dei favori". E a pagamenti si fa riferimento in diverse telefonate tra Pica e Pacella, il collaboratore di Incalza finito anche lui agli arresti. Il 5 novembre del 2014 ad esempio, quando quest'ultimo ricorda al presidente della Green Field che "è in ritardo sull'arretrato", con riferimento - scrive il Gip - "a dei soldi dovuti, con cadenza periodica, a Pacella". Altre telefonate importanti i Ros le registrano a gennaio di quest'anno e in tutte si fa riferimento a dei 'saluti' che, secondo gli inquirenti, sarebbero i soldi. Dice Pacella: "senti ma novità sui 'saluti'?...niente non riusciamo a salutarci proprio". E Pica: "vediamo se possibile". E il giorno dopo, sempre Pica: "può darsi che vi posso salutare anche in modo diverso". Il 22 c'è un'ulteriore telefonata e i due parlano di alcune "carte" e "fascicoli" di Incalza che devono essere portati da qualche parte. Pacella per tre volte dice a Pica "ti faccio sapere" e, dopo aver preso Incalza al ministero, richiama il socio della Green Field: "senti cinque per ello e todo per me"...". Deve ritenersi, scrive il Gip nell'ordinanza, "che Pacella abbia inteso 'cinque per lui', con evidente riferimento ad Incalza, e tutto per me". L'ultima telefonata citata prima che scattino gli arresti è forse la più emblematica. Pacella afferma che deve trasferire nella sede della Green Field "i pacchi di Incalza" e quando Pica si offre di aiutarlo, lui aggiunge: "e porta pure i saluti finali". Pica sembra non poterne più: Eh la madonna, siete voraci siete, siete come le lumache".

E il lavoro al nipote del prelato?

"Solo per comprendere il tenore delle dichiarazioni rese da Ercole Incalza" durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip di Firenze, "si richiama una telefonata del 15 aprile 2014 nel                 corso della quale il monsignor Gioia gli ha detto: 'Ercole oggi mio nipote ha firmato il contratto...io ti ringrazio'.                 Ebbene, richiesti dei chiarimenti" a Incalza "su tale questione, egli ha risposto che monsignor Gioia lo ringraziava per aver agevolato la ristrutturazione di un edificio religioso". E' un passaggio dell'ordinanza con cui il gip di Firenze ha respinto la richiesta di scarcerazione per Incalza, arrestato nell'inchiesta fiorentina sui grandi appalti.

Perotti aveva la lettera di Lupi per P.Chigi

Nel corso delle perquisizioni nei riguardi di Stefano Perotti è stata trovata "una lettera, priva di data, scritta su carta intestata 'Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti', indirizzata 'all'on. Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del consiglio Palazzo Chigi', con la dicitura firma 'Maurizio Lupi', ma non sottoscritta". E' quanto emerge dall'ordinanza con cui il gip ha rigettato la richiesta di scarcerazione per Ercole Incalza. Per il gip questo lascia ritenere che il canale fra Perotti e i "soggetti istituzionali sia ancora aperto". La lettera, di cui hanno già scritto nei giorni scorsi alcuni quotidiani, ha "come oggetto la sollecitazione a fissare il calendario delle prossime riunioni del Cipe in relazione ad alcuni interventi". Secondo il gip, ciò dimostrerebbe che "il canale di relazioni" di Perotti sarebbe ancora aperto, "sebbene Ercole Incalza abbia cessato l'incarico di capo struttura tecnica di missione". Secondo il gip, le esigenze cautelari nei confronti di Incalza "appaiono rafforzate dalle prime risultanze istruttorie successive all'esecuzione della misura". "Compito di questo giudice - conclude il gip - è quello di interrompere le condotte criminose e impedire il rinnovarsi delle medesime" e la "permanenza della privazione della libertà per Ercole Incalza è funzionale a tale scopo".  

Incalza: "Non ho favorito Perotti né ricevuto soldi"

  "Ercole Incalza ha cominciato l'interrogatorio dichiarando che non aveva mai favorito Stefano Perotti nell'assunzione o nello svolgimento dei vari incarichi e ha aggiunto che non aveva mai percepito soldi dal medesimo o da società a lui legate". Lo scrive il gip di Firenze Angelo Pezzuti nell'ordinanza con cui ha respinto al richiesta di scarcerazione per Incalza. Quando i magistrati gli hanno fatto notare ciò che emerge sul suo conto dalle intercettazioni di vari indagati, Incalza ha risposto che quelle dichiarazioni erano "dettate da acrimonia e invidia". Incalza ha anche "negato che la società Green Field System fosse riferibile a Perotti". Commentando le risposte di Incalza, il gip parla di quadro "del tutto non coerente" e "poco credibile dal punto di vista logico" e di spiegazioni "del tutto evasive e incongrue".
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