Mille danneggiati da trasfusioni e vaccini stanno chiudendo, in questi giorni, il capitolo 'risarcimenti' con il Ministero della salute, contribuendo così ad alleggerire la mole di cause pendenti presso i tribunali italiani. Sono state, infatti, appena recapitate in tutta Italia, le mille lettere inviate dal dicastero con la richiesta di accettare la transazione per i danni subiti. E la maggior parte degli interessati sta decidendo di accettare l'offerta: 100.000 ai trasfusi e 20.000 ai vaccinati, per ritirarsi da tutte le cause. E' quanto previsto dall'art. 27 bis del decreto legge 90/2014 convertito in legge in agosto scorso. Sono 6300 in tutto le proposte di equa riparazione che verranno inviate da qui al 2017, per persone che hanno presentato istanza di adesione a transazione entro il 19 gennaio 2010 e avevano una causa pendente al 31 dicembre 2007. Quest'anno si è iniziato con le mille persone che hanno avuto conseguenze più gravi. Si procederà poi al ritmo di 1800 l'anno dal 2015 al 2017. "Molti potevano ambire a cifre maggiori - Massimiliano Conforti vicepresidente Epac Onlus - ma la mancanza di certezza e la stanchezza di anni di processi, tribunali e avvocati, farà sì che quasi tutti opteranno per l'equa riparazione. Io stesso, trasfuso alla nascita con sangue infetto da epatite C avrei potuto ottenere un risarcimento di almeno 300.000 euro. Ma preferisco chiudere questo capitolo della mia vita". Si chiudono il 9 dicembre i termini per accettare la transazione per le proposte inviate entro il 2014. Si prevede disponibilità a pagare immediata, anche a chi ha avuto dichiarazione di prescrizione o decadenza. Ma la cifra è unica, sia per una danno avanzato che per uno meno grave. "Una scelta politica coraggiosa", commenta Marcello Stanca, presidente dell'Associazione per Malati Emotrasfusi e Vaccinati (AMEV). "Da un lato - spiega - amplia la platea dei beneficiare anche a chi non avrebbe avuto nulla, cioè coloro che avevano fatto causa 5 anni dopo la domanda di indennizzo. In questo modo si crea un precedente importante, in cui si dice che il diritto alla salute non può essere coperto da prescrizione. Dall'altro questa un'operazione di giustizia 'distributiva' scontenta molti. Secondo la legge del 2007, infatti, avrebbero dovuto esser pagati importi minimi di 380.000 euro. Ora la cifra, oltre che molto più bassa, non distingue tra casi più o meno gravi. Ma almeno è certa". Chi lo accetta, specificano le associazioni, non perde l'indennizzo. "Quest'ultimo - ricorda Stanca - è un atto di solidarietà che viene versato a vita per compensare il danno dovuto ad un'attività lecita ma lesiva da parte dello Stato, comunque non prevede la ricerca del colpevole. Il risarcimento, invece, è una somma pagata una tantum a fronte di una colpa riconosciuta".
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