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11 Novembre 2014 - 18:15
Gian Luca Galletti
L'Italia non varerà "mai più" condoni edilizi, che sono dei "tentati omicidi alla tutela del territorio": mentre il paese fa i conti con l'ennesima alluvione e aggiunge alla lunga lista altre due vittime dell'incuria, degli abusi e della mancata messa in sicurezza, il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti si lancia in una impegnativa promessa, annunciando lo stop alle sanatorie e allo stesso tempo un piano monstre per combattere il disastrato stato dell'Italia: 7 miliardi in sette anni per far partire finalmente le opere necessarie, quantomeno a ridurre i rischi.
La tutela dell'Italia che cade a pezzi è infatti diventata una "priorità assoluta", come dice il sottosegretario di palazzo Chigi Graziano Delrio, anche per la politica, che per anni ha finto di non vedere e anzi spesso ha contributo alla situazione attuale, con concessioni e zero controlli. "Ha spesso eluso il problema, illuso, promesso, condannato, sottovalutato e pianto lacrime di coccodrillo" è la sintesi quasi perfetta del capo della struttura di palazzo Chigi #Italiasicura, Erasmo D'Angelis. Da qui l'esigenza degli Stati generali contro il dissesto idrogeologico, con l'ambizioso obiettivo di fare quel "salto culturale" che consenta, dice D'Angelis, "da un lato di pianificare la sicurezza 365 giorni l'anno e dall'altro di far sì che tutti si assumano le responsabilità, cittadini compresi".
A sentire quel che si è promesso nella riunione, la politica sembra aver imboccato la strada giusta, anche se poi bisognerà verificare come e quando dalle parole si passerà ai fatti. "C'è un piano integrato ed efficiente - sottolinea Delrio - che ci consentirà di non piangere più vittime". Un piano che però non potrà avere successo se non sarà accompagnato da un totale ribaltamento della pianificazione urbanistica. Da una completa rivisitazione delle regole di occupazione del suolo. Ed è proprio qui che s'inserisce il discorso di Galletti. "Deve essere chiaro a tutti che il rispetto del territorio passa anche attraverso il fatto di non costruire abusivamente in zone dove non si può costruire. Dunque mai più condoni perché questi pongono i cittadini nella condizione di poter dire 'adesso lo faccio poi vedremo'. Questo non si può più fare". Ecco perché, sostiene il ministro, vanno aumentate anche le pene per chi trasgredisce. "Bisogna intervenire in maniera molto dura: chi inquina e non tutela il territorio va in galera".
L'altro tassello della strategia del governo è rappresentato da un piano di medio-lungo termine, per fare finalmente quelle opere fin qui rimaste sulla carta. Perché, dice il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, "sulla messa in sicurezza del territorio l'Italia ha lasciato 20 anni per la strada". Ma cosa prevede il Piano? Una spesa di quasi 9 miliardi nei prossimi 7 anni: cinque provenienti dai fondi di sviluppo e coesione, 2 dal cofinanziamento delle regioni o dai fondi europei a disposizione delle regioni stesse e 2 recuperati dai fondi a disposizione per le opere di messa in sicurezza e non spesi fino ad ora. Con questi ultimi verranno aperti 654 cantieri entro la fine dell'anno, per un totale di 807 milioni, e altri 659 nei primi mesi del 2015, per un valore di un miliardo e 96 milioni. Sono invece 1.732 cantieri già aperti, per un valore di 1,6 miliardi. "E' il nostro new deal - sintetizza D'Angelis -. Lo Stato c'è, il clima è cambiato e il governo è intenzionato a spalare il fango della cattiva gestione dei territori e delle cose non fatte. Oggi ci sono le condizioni per aprire i cantieri in totale trasparenza e lavorare nei tempi previsti, con regole certe".
In attesa che le opere vengano realizzate, però, c'è da affrontare l'emergenza, che è ormai quasi quotidiana. Ed è per questo che Gabrielli ribadisce che "il tema fondamentale è quello della prevenzione, che significa pianificazione dei rischi". "Sento dire basta emergenza e programmiamo gli interventi. Bene, benissimo - conclude - ma non pensiamo che l'emergenza sia conclusa".
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