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ROMA. Disabili: 35 i centri specializzati in odontoiatria speciale

ROMA. Disabili: 35 i centri specializzati in odontoiatria speciale

In tutta Italia sono 35 i centri pubblici di odontoiatria speciale, che si occupano di persone con disabilità psichiche e fisiche, la maggior parte dei quali concentrati in Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Toscana. Pochi, se si considera che i pazienti disabili sono circa 2,7-3 milioni, tra cui sono sempre più numerosi i bambini, e i dentisti e operatori formati e preparati a seguirli circa 200. A farlo presente è Stefano Garatti, supervisore clinico del servizio di odontoiatria speciale dell'ospedale di Carate Brianza (Mb) e membro della Società italiana di odontostomatologia per l'handicap (Sioh).

''Siamo pochi - evidenzia - e il nostro lavoro è abbastanza complesso e difficile. Anche se aumentiamo il personale non basta mai, perchè la domanda di trattamenti è sempre tanta''.

Tante le patologie con cui si trovano a far fronte: si va dalla sindrome di Down all'autismo, dal malato psichiatrico adulto, come il fobico o lo schizofrenico, alle persone con demenza. E ognuno necessita di un approccio su misura. Ad esempio ''a Carate siamo specializzati nel trattamento di bambini Down e disturbi cromosomici - continua - Se trattati precocemente, appena nati, con appositi apparecchietti, si riesce a intervenire sulla loro ipotonia muscolare, fare igiene e prevenzione dentale. Abbiamo circa 1000 pazienti l'anno e quelli da 0 a 15 anni sono il 25-30%, prima erano meno''.

Ci sono poi i pazienti autistici, o quelli con disturbi dell'umore o fobie. ''Qui è importante seguire il paziente fin da subito - precisa Garatti - in modo da creare con lui una routine. Se lo si vede spesso, si riesce a tenere sotto controllo la sua bocca ed evitare che si sviluppino patologie.

In questo modo è possibile curarlo alla poltrona, con interventi di mezz'ora''. Se si tratta di interventi più impegnativi e lunghi, come togliere denti del giudizio, e il paziente non si riesce assolutamente a calmare, bisogna ricorrere all'anestesia e alla sala operatoria, ''ma questa è l'opzione finale, che si cerca di usare solo nei casi strettamente necessari''.

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