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04 Novembre 2015 - 17:25
Elena Ceste
"Signor Giudice, io mi trovo davanti a lei senza un motivo vero, non c'è alcuna certezza che mia moglie sia stata uccisa e la procura non può provarlo, né ora, né mai, semplicemente perché non è accaduto". E' un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese in tribunale da Michele Buoninconti, accusato dell'omicidio e dell'occultamento di cadavere della moglie, Elena Ceste. "Ci vogliono le prove per condannare un uomo - ha aggiunto leggendo un testo di cinque pagine - e la procura non le ha perché non esistono, non si può trasformare a piacimento un innocente in un colpevole, tra l'altro, di un omicidio che non c'è stato".
"Elena delirava e sentiva le voci quella notte e si picchiava in testa - ha sostenuto l'uomo - non me lo sono inventato, questa crisi psicotica si ascrive perfettamente nel quadro dei suoi disturbi precedenti, quei disturbi di ottobre e novembre, li chiami crisi psicotica come l'accusa o pensieri ossessivi persecutori come la consulente della difesa".
Buoninconti si è poi soffermato su quel 24 gennaio 2014, giorno della scomparsa di Elena Ceste. "Quella mattina con i miei figli ho lasciato Elena a casa verso le 8.10 e, circa 35 minuti dopo, Elena non c'era più e la casa era nelle stesse condizioni in cui l'avevo lasciata, nonostante Elena fosse rimasta per fare le faccende domestiche - ha detto -. Secondo lei mia moglie rimase in casa 35 minuti senza fare niente o si allontanò subito dopo che la vide la signora Riccio in cortile, come vuole la logica? Se Elena fosse rimasta in casa, avrebbe rifatto tutti i letti e sistemato la cucina, di sicuro non avrebbe perso tempo, sapendo che avrebbe dovuto sistemare la casa, recarsi dal dottore e preparare il pranzo per sei persone".
"Elena non stava bene, per questo non accompagnò i bambini a scuola quella mattina, per questo saremmo dovuti andare dal dottore e per questo si allontanò - ha ancora detto al riguardo -. Elena era vestita di tutto punto con abiti che profumavano di pulito ed era solita farsi la doccia alla sera. Quella mattina, Signor Giudice, Elena non si fece la doccia, non la trovai nuda e non la uccisi, è un'accusa falsa ed infamante e priva di fondamento".
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