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20 Marzo 2024 - 10:43
Negli ultimi anni è sempre più forte la passione che lega gli italiani al rugby.
La tifoseria si riunisce in particolare durante le giornate del Sei Nazioni, vera e propria vetrina internazionale in cui i giocatori più talentuosi vengono notati da società e amanti del rugby.
Sei Nazioni: qualche numero e statistiche
Nonostante l’ultimo posto, gli Azzurri sono la squadra che ha fatto più placcaggi dall’inizio del Sei Nazioni, a quota 542. Di questi, solo 34 sono risultati dominanti, mentre si può certamente fare di più guardando la percentuale di riuscita, pari a 85,62.
In attacco la squadra potrebbe fare di più. Si piazza, infatti, al quarto posto per metri guadagnati e al quinto per numero di linebreak, mentre conquista il terzo posto per percentuale di mischie vinte. In quanto a primato, la squadra detiene il primo posto per gli offload riusciti, a quota 25, ed è quella che ha la più alta percentuale di offload che hanno portato a un break o a una meta. Questi numeri creano il quadro della situazione generale della Nazionale in questo inizio stagione del Sei Nazioni, e possono anche aiutare a valutare l’andamento dei giocatori, alcuni dei quali hanno un largo seguito che puntano su di lui in tutte le loro scommesse.
I campioni del Rugby made in Italy
La lunga tradizione del rugby italiano ha scovato talenti che a oggi sono considerati i giocatori italiani più rappresentativi. Vale la pena fare una carrellata dei rugbisti più incisivi e ripercorrere le loro caratteristiche e gesta che li hanno resi dei veri e propri punti di riferimento.
Sergio Parisse
Metà abruzzese e metà calabrese, Parisse è tra i personaggi più di spicco nel panorama del rugby italiano. Nato nel 1983 in Argentina, già a 5 anni giocava a rugby e, sin da subito, ha sempre dimostrato di avere la stoffa del campione. In effetti ai massimi livelli ci è arrivato, entrando nella Nazionale italiana nel 2002 e restandoci fino al 2019, anno del suo ritiro dai campi.
Durante la sua carriera è stato spesso nominato come il più forte rugbista italiano di tutti i tempi. Collezionando infatti due scudetti, una Coppa Italia, due campionati francesi e due Challenge Cap.
Coprendo il ruolo di terza linea centro, Parisse ha capitanato gli Azzurri, arrivando a conquistare il primato per presenze nella squadra (142). Una vera e propria colonna portante per l’Italia, in grado di capire e mantenere i difficili equilibri in una squadra abituata storicamente più a lottare.
Marco Bollesan
Altra leggenda del panorama rugbistico italiano, Marco Bollesan, scomparso nel 2021, ha segnato un’epoca, tra il 1963 e il 1974, riuscendo a influenzare lo sviluppo del rugby stesso anche successivamente.
Muove i suoi primi passi al CUS Genova, poi alla Partenope e al Brescia e infine nell’Amatori Milano. Approda nella Nazionale nel 1963 capitanando la squadra per 6 anni e 47 gare, guidando la nazionale anche nel tour in Sudafrica del 1973.
Finita la carriera come giocatore, inizia quella di allenatore e nel 1987 guida gli Azzurri alla prima Coppa del Mondo e successivamente all’esordio nel Sei Nazioni come team manager.
Il rugby italiano, insomma, è cresciuto man mano che cresceva Bollesan e per le sue gesta è l’unico rugbista a figurare a Roma nella Walk of Fame dello sport italiano.
Stefano Bettarello
Anche il suo nome appare nella Walk of Fame, ma della città di rugby, là dove tutto cominciò nel 1823. Bettarello detiene diversi primati, tra cui il primo italiano ad essere invitato dai Barbarians, il giocatore ad aver realizzato più punti nel campionato italiano e per gli Azzurri.
Mediano d’apertura con la maglia numero 10, viene ricordato per la precisione del suo piede, dominando per sei volte la classifica marcatori del campionato italiano.
Massimo Cuttitta
Altro personaggio iconico che ha fatto la storia del rugby italiano tra gli anni Novanta e Duemila, Cuttitta fa il suo esordio a L’Aquila insieme ai suoi fratelli. Nel 1988 entra all’Amatory Rugby Milano conquistando in dieci anni 4 campionati e diventando un punto di riferimento per il panorama italiano.
Con gli Azzurri colleziona 70 presenze, di cui 20 come capitano, e ottiene tante soddisfazioni, come l’iconico successo del 5 febbraio del 2000, contro la Scozia, in occasione della prima partita dell’appena istituito Torneo Sei Nazioni. Scomparso nel 2021, Cuttitta è rimasto nel cuore di tifosi e giocatori tanto che nel 2022 è stata creata la Cuttitta Cup, una coppa da contendere annualmente tra Scozia e Italia, in sua memoria.
Diego Domínguez
Altro simbolo del rugby italiano, anche Diego fa parte della generazione di campioni che hanno militato tra gli anni Novanta e Duemila.
L’iconico mediano d’apertura, fa il suo esordio in Argentina, prima di trasferirsi in Europa. Dopo le prime esperienze in Francia e nel Milan, viene convocato tra gli Azzurri diventando ben presto un punto di riferimento importante. È in assoluto uno dei protagonisti della vittoria azzurra nella Coppa FIRA 1995-97, in particolar modo durante la finale contro la Francia.
Tra i numeri riportati in carriera, 1010 punti in 76 incontri, entrando in classifica come il quinto migliore marcatore internazionale di sempre, e il secondo a raggiungere i 1000 punti.
Nel 2003 si ritira dai campi da giocatore, ma continua a frequentarli il mondo rugbistico facendo l’allenatore, il talent scout, l’osservatore, il procuratore sportivo e commentatore.
Conclusione
Insomma, durante la storia del rugby, numerosi talenti hanno saputo contraddistinguersi facendo sognare tifosi e giocatori delle future generazioni. Staremo a vedere se saranno di ispirazione per l’anno 2024 che come sempre si prospetta ricca di colpi di scena.
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