Il secondo trionfo di Philippe Gilbert al 98/o Giro d'Italia di ciclismo, dopo quello sul Monte Berico, nel cielo sopra Vicenza, arriva in un giorno in cui Alberto Contador si cuce addosso, e probabilmente in maniera definitiva, la maglia rosa 2015. A questo punto, alla luce della formidabile prova di forza odierna nella tappa partita dalla Svizzera (Melide) e conclusa sulle sponde del lago Maggiore, solo un clamoroso tracollo priverà lo spagnolo del secondo successo in carriera nella corsa rosa. Il Giro è tecnicamente (non praticamente) chiuso, la conferma arriverà fra domani e dopodomani, sulle Alpi, dove lo spagnolo è atteso dalla prima vittoria di tappa. La firmerà? Vi rinuncerà, magari provato dalle fatiche dei giorni scorsi? Di certo, questa sua conquista darebbe valore e peso diversi al trionfo di domenica. Non c'è solo il destino alla base della sempre più probabile affermazione a Milano del corridore della Tinkoff-Saxo, ma soprattutto un rapporto di forze assolutamente incomparabile. Un esempio? Contador ha avuto un incidente meccanico nella discesa dell'Aprica, due giorni fa, Landa e Aru lo hanno attaccato, creando i presupposti per una rivoluzione che, di fatto, non si è mai consumata. Oggi lo stesso Landa, secondo in classifica, è rimasto coinvolto in una caduta a circa 49 chilometri dal traguardo e Contador ha allungato, facendo però la differenza. Ma soprattutto incrementando il vantaggio in una classifica sempre più sua. Re Contador, il 'Pistolero', l'uomo per ogni prova sui pedali, è concentrato, umile e determinato. Evita i proclami e ostenta una sottile forma di diffidenza nei confronti di chi gli predice (chissà che sforzo) una vittoria per certi versi annunciata. Contador, che ha nel mirino anche il Tour de France, sa anche sapersi gestire, tenendo a freno la voglia di attaccare, la fantasia che mai come quest'anno poche volte è stata al potere. Dopo la lunga fuga in cerca della vittoria, orchestrata da Moinard, Nocentini, Siutsou, De la Cruz, Bongiorno, Gilbert e Chavanel, assimilati gli effetti della caduta di Malacarne, Tiralongo e Landa (in precedenza erano finiti a terra anche Ferrari e Cunego, che si è ritirato con la rottura della clavicola), Contador ha acceso la corsa ai circa 45 km dalla fine della tappa. Lo spagnolo, sulla salita di Monte Ologno, ha cominciato a mettere fra sé e i rivali secondi su secondi. Il vantaggio sarebbe diventato incolmabile. E se Landa è riuscito a recuperare sul gruppetto di Aru, il sardo non è stato in grado di limitare il distacco da Contador, riprendendosi magari il secondo posto nella generale. A 38 km dal traguardo, alla maglia rosa salta la catena. Poco male: Contador perde pochissimo e nemmeno cambia la bici. Resta sempre attardato di alcuni minuti dal gruppetto dei fuggitivi, fra i quali Bongiorno cerca fortuna, ma che importa? Landa e Aru sono staccati. Contador avanza, fra lo scetticismo generale (chi glielo fa fare, visto che non può nemmeno aggiudicarsi la tappa?) e riprende Hesjedal che lo aiuterà - per un po' anche con la collaborazione di Villella - fino al traguardo. Il canadese si rivelerà un prezioso alleato per la maglia rosa. Quasi un passaggio di testimone fra il vincitore del Giro 2012 e quello assai probabile del 2015. In testa al gruppo parte Philippe Gilbert che, a 19 km e mezzo dal traguardo, fa il vuoto e va a vincere con un'azione degna del suo nome. In queste tappe, il re è lui. Ma il padrone del Giro resta Contador. Oggi più che mai.
Contador felice per il vantaggio
Alberto Contador sembra voler accorciare, a colpi di pedale, le tappe che lo dividono dal trionfo a Milano, dove domenica si concluderà il 98/o Giro d'Italia di ciclismo. Lo spagnolo oggi inflitto un'altra lezione agli avversari, Mikel Landa e Fabio Aru su tutti, facendo intendere di non essere disposto ad accettare provocazioni. O meglio: provocarlo può essere pericoloso, perché altrimenti si rischia di naufragare al cospetto di una classe a una forza indiscutibili. "Oggi le cose sono andate diversamente rispetto alla tappa del Mortirolo - afferma la maglia rosa -. Prima della salita, la mia squadra stava lavorando forte in testa al gruppo, perché sapevamo che dovevamo trovarci davanti, per evitare problemi. A quel punto Landa è rimasto attardato per la prima volta in questa corsa. Sono molto felice di avere guadagnato in classifica generale, ma sono stanco perché, dopo l'ultima salita, è stata come una prova a cronometro: ogni giorno qui è sempre più difficile. Vedremo cosa accadrà domani e anche sabato. Oggi ho visto che Aru era stanco e ho attaccato". Contador non parla di vendette, ma ha dato l'impressione di volersi riprendere qualcosa che qualcuno aveva tentato di togliergli. "Non mi sono voluto vendicare per quanto successo all'Aprica, dove sono stato frenato da un problema meccanico: si tratta di due situazioni diverse. Oggi c'era una fuga in atto e dietro stavamo sprecando tante energie: la squadra era già davanti a tirare e l'inizio della salita non era facile. Per questo dovevamo attaccarla nelle posizioni di testa a ogni costo". Lo spagnolo confessa che, quando è partito, pensava che Aru lo seguisse. "Ad ogni modo mancano ancora tre tappe da qui alla fine, due saranno molto dure - spiega -. Bisogna sempre stare attenti e recuperare. Da quattro mesi lavoro per vincere il Giro e ogni giorno il traguardo si avvicina sempre di più". Fabio Aru ha confessato, senza tanti giri di parole, di "non essere in grado di stare alla ruota di Alberto". "Come ogni giorno abbiamo dato il massimo - racconta il sardo dell'Astana -: siamo arrivati con un gruppetto, limitando i danni. Non ci accontentiamo, domani e dopodomani ci aspettano tappe dure, vediamo cosa ci possiamo inventare. Le mie sensazioni? Oggi la salita l'abbiamo fatta davvero forte, vediamo. Voglio ringraziare la squadra e in particolare Kangert". Philippe Gilbert è di buon umore, dopo avere colto il secondo successo al Giro 2015, e scherza. "E' la prima volta che vedo arrivare Contador alcuni minuti dopo di me - le parole del belga, che aveva già vinto a Vicenza -. Sono molto contento per questa seconda vittoria. Abbiamo lavorato alla grande con Moinard, il mio compagno della Bmc in fuga. Abbiamo collaborato. Lui è stato con i migliori scalatori del gruppetto, mentre io proseguivo con il mio passo. Quando ho attraversato il Gpm con 40" di ritardo sapevo che sarei potuto rientrare".
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