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Teatro: Guerritore, mia Garland sola tra lustrini

Teatro: Guerritore, mia Garland sola tra lustrini

Monica Guerritore

''Essere una star è stato facile, vivere è stato difficile''. Caschetto nero e rossetto fuoco, un guardaroba di lustrini e pailettes ma un cuore di solitudine, così Monica Guerritore diventa Judy Garland (1922-1969), la diva di Hollywood, l'eterna Dorothy de 'Il mago di Oz', la star di 'E' nata una stella' e 'Vincitori e vinti', nel primo musical della sua carriera: 'End of the rainbow', scritto da Peter Quilter e portato con grande successo anche a Broadway, che con la regia di Juan Diego Puerta Lopez arriva martedì al Teatro Eliseo di Roma dove rimarrà fino al 15 dicembre, atteso poi in tournée anche a Pescara (17-18 dicembre), Catania (31 gennaio-1 e 2 febbraio) e Palermo (4-9). ''Ma non pensate a Dorothy de 'Il mago di Oz', ne' alla maternità con Liza Minelli - avverte la Guerritore -. La Garland che raccontiamo è un'altra. Qui si parla del suo talento assoluto''. Siamo nel Natale del 1968, in un'elegante suite dell'Hotel Ritz Carlton al Centro di Londra. Judy ha 46 anni, quattro matrimoni alle spalle e da lì a pochi mesi verrà trovata senza vita per uso eccessivo di barbiturici. In scena sono le ultime sei settimane dell'attrice, decisa a tornare alla ribalta con i concerti e a dimenticare gli amori falliti, i tentativi di suicidio, l'alcol e i farmaci. Con lei, il pianista e compagno di tante avventure Anthony (Aldo Gentileschi) e il nuovo giovane amante (e futuro quinto marito) Mickey Deans (Alessandro Riceci). Nella versione inglese del musical, Tracie Bennett nella parte della Garland ha già vinto un Tony Award. ''Quando Diego Puerta Lopez l'ha proposta a me - racconta la Guerritore - mi è sembrato un altro 'salto' nella mia carriera. Serviva fascino, una fisicità esuberante ma anche un colore tragico. La Garland è stata una donna bellissima, con un'ironia e un talento travolgente. Una vera performer e la prima icona gay, la prima a portare sul palco il suo pianista omosessuale, la prima a difendere un mondo 'ai lati', l'unico da cui forse si sentiva amata. Per questo dedico lo spettacolo ad Andrea, il ragazzo gay che si è tolto la vita. Con Judy Garland - prosegue l'attrice - va in scena la vera Broadway, quella tutta lustrini e occhio di bue del '68, in cui c'era tutto e il contrario di tutto. E poi in mezzo a questa follia, piccoli squarci in cui canta 'Smile' e la gente piange perché capisce che il resto è tutta una maschera. Io stessa e il pubblico siamo come schiacciati dalla sua morte violenta, che travolge tutto un mondo. Pensando a lei mi viene in mente una galleria di stelle dalla fine tragica, donne fragili che si sentivano inadeguate: Edith Piaf, Whitney Houston, Amy Winehouse''. Mentre vita pubblica e privata si fondono, tra concerti e vita d'albergo, il testo cuce insieme otto bellissime canzoni della Garland, da 'That's entertainment' a 'For once in my life', 'By myself', 'Just in time', che la Guerritore canta ogni sera dal vivo e che ha raccolto in un cd che accompagna lo spettacolo (arrangiamenti musicali di Marcello Siringano). ''Ho lavorato tanto - spiega - non tanto per i balletti, in cui mi ha aiutato Gino Landi, ma per mettermi nel corpo quelle movenze jazz. E poi le canzoni, per entrare nella corde di una donna debole e fortissima allo stesso tempo, in cui la fatica della mia voce è la fatica di una Judy che non ce la fa più''. Martedì, per la prima all'Eliseo, è in serbo un arrivo scintillante, con la Guerritore-Garland in costume di scena a bordo di una Bentley anni '50. Ci sarà anche Quilter che per la prima volta vedrà la versione italiana del suo testo. E quel finale, aggiunto dalla stessa Guerritore, con la Garland ormai corpo morto tra lustrini e paillettes, sulle note di uno straziante 'Over the rainbow' cantato quasi a cappella in una delle sue ultime incisioni.
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