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24 Marzo 2015 - 22:04
Imprenditori alla sbarra per l'operaio rimasto fulminato il 1° settembre del 2010, mentre era alle prese con la sistemazione di un quadro elettrico allo stabilimento ex Olivetti di Agliè, impegnato nella costruendo centrale idroelettrica. E' cominciato l'altra settimana, davanti al giudice Morello del Tribunale di Ivrea, il processo a carico del datore di lavoro, Giuliano Scali, titolare della Scali impianti elettrici snc, 52 anni, di Ivrea, e del direttore lavori Vincenzo Ruggieri, 51 anni di Torino. I due, accusati di omicidio colposo, hanno già risarcito, in sede civile, per 600mila euro, la famiglia di Claudio Morone, 53 anni, di Alice Castello, morto due settimane dopo l'incidente al Cto di Torino, a causa delle gravi ustioni riportate sul novanta per cento del corpo.
In aula il consulente incaricato dal Tribunale e l'esperto del servizio di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell'Asl To4, hanno cercato di chiarire la dinamica. Secondo le ricostruzioni quel giorno Morone, era impegnato nella riparazione di un contatore. Era salito su una sedia e stava sigillando i cavi e modificando il quadro elettrico generale, quando era caduto esanime, colpito da una scossa ad elevato voltaggio, provocata dalla caduta "sfortunata" di un cavo, così l'ha definita il consulente. "Non si può effettuare un lavoro in prossimità di parti in tensione - ha illustrato il testimone -. In questi casi vanno presi dei provvedimenti, collocare dei divisori, togliere la tensione. La considerazione che posso fare è che la norma prevede che il lavoro venga svolto in sicurezza, contemplando tutte le sfortune che possono cadere. Io credo che un perito elettronico, com'era Morone, con un'istruzione professionale, sia in grado di conoscere questi elementi fondamentali. Non so spiegare perché non avesse tolto la tensione".
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