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03 Dicembre 2025 - 19:43
Fin qui la cronaca realizzata dai volontari, resta quel che pensiamo noi e lo diciamo da qui in avanti con il dito indice puntato sui due milioni di euro che campeggiano come una lapide sull’ultima grande visione settimese: il “raddoppio” del Parco Berlinguer. O meglio, del bosco Berlinguer, come l'ha chiamato qualche mese fa l’assessore Alessandro Raso in un video istituzionale.
Sì, proprio lui: l’assessore che non “Rasa” — almeno non l’erba. Quello degli asterischi, di tutte e tutti, per intenderci…
Per la cronaca – e per farsi un’idea di quanto ci stanno prendendo per il sedere – era stato inaugurato con grande enfasi in piena campagna elettorale, qualche settimana prima delle comunali, dalla sindaca Elena Piastra, in pompa magna e con tanto di sorrisi da brochure.
Un’opera non finita, inaugurata per la foto di rito, lasciata lì a metà come una torta sfornata troppo presto.
“I lavori sono conclusi”, annunciavano in cerca di applausi. E sarebbe dovuto essere un nuovo “polmone verde”, un “bosco in città”, con ben duemila nuovi alberi piantumati, percorsi ciclabili, aree umide per uccelli e anfibi e persino una zona per giocare a calcio.
Cos’è oggi il Parco Berlinguer? E chi può dirlo? È un “nulla da due milioni di euro”, e quando spendi così, il “nulla” è quasi un complimento. Poi, d’un tratto, l’assessore Raso dichiara che no, non è un parco ma un bosco…
Un bosco da due milioni di euro.
E allora sì, se davvero si voleva un bosco, bastava non fare nulla. Lasciare che gaggie, robinie e ortiche crescessero ovunque, come fanno da sempre: senza appalti, senza pannelli informativi, senza giustificazioni PNRR o CO₂.
Invece si è scelta l’operazione d’immagine.
Quella che sta bene sui social, che fa curriculum alla voce “sindaca Elena Piastra green” e “città modello europea”.
Peccato che il risultato finale sia un bosco qualunque, ma pagato come un giardino pensile di Singapore.
Peccato che siano soldi pubblici e che, se fossero stati soldi loro, col cavolo che li avrebbero sperperati così.
Il Comune insiste: “I nuovi alberelli verranno monitorati”. Beato chi ci crede... E vai a trovarlo quel qualcuno che controlla se attecchiscono davvero. Si spera che non servano altri soldi pubblici per sostituirli, e che qualcuno si ricordi anche di innaffiarli, visto che nell’ultimo anno abbiamo solo visto alberi morire di sete.
E poi c’è la ciliegina finale: il campo da calcio.
Una volta era usato dai ragazzi del quartiere. Oggi è inutilizzabile. Chiuso. In attesa che l’erba cresca e che la Natura – ancora lei – si arrangi da sola.
Insomma, niente da festeggiare.
Perché la verità è una: quando si spendono due milioni di euro per qualcosa che assomiglia pericolosamente a ciò che la natura produce da sola, la reazione è solo una: mandarli tutti a quel paese. E no, non è quello delle meraviglie.
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