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21 Ottobre 2025 - 09:49
Domenica 19 ottobre Casalborgone ha riaperto le porte del suo Teatro San Carlo, completamente rinnovato dopo anni di lavori e attesa. Un ritorno che ha il sapore della rinascita: tra applausi, musica e memoria condivisa, la comunità ha riscoperto un luogo che è insieme simbolo e strumento di identità. A tagliare il nastro, tra emozione e orgoglio, c’erano cittadini, autorità, rappresentanti del mondo culturale e volti storici del paese.
L’inaugurazione si è aperta con la Filarmonica di Casalborgone, seguita dagli interventi del sindaco Francesco Cavallero, dell’assessora regionale Giovanna Pentenero, del consigliere metropolitano Andrea Gavazza, del parroco don Giuseppe Accurso, e del vescovo ausiliare Alessandro Giraudo. Presente anche Alessandro Bianchi, presidente del Teatro Stabile di Torino, che ha salutato la riapertura come «un esempio concreto di come la cultura possa rigenerare una comunità».
Il Teatro San Carlo, costruito nel 1957 su impulso del canonico De Marchi, è oggi un piccolo gioiello di architettura e tecnica. La riqualificazione, sostenuta dai fondi Pnrr e Gal Basso Monferrato Astigiano, ha permesso interventi strutturali ed energetici, il rifacimento dei camerini, la creazione di spazi funzionali e la sistemazione dell’area giochi di fronte all’edificio. «Abbiamo abbellito il contenitore – ha commentato Cavallero – ma ciò che conta davvero è il contenuto culturale e artistico che offriamo alla comunità».
Il taglio del nastro è stato affidato ad Amalia, circondata dai bambini del paese. «Il Teatro San Carlo è un dono prezioso, simbolo di accoglienza e appartenenza», hanno ricordato don Accurso e il vescovo Giraudo. Anche Giovanna Pentenero ha voluto condividere un ricordo personale: «Ero bambina quando mio nonno mi disse di aver contribuito alla costruzione del teatro e della casa di riposo. Oggi quel sentimento di appartenenza non è cambiato».
Taglio del nastro
La cerimonia, condotta dal Faber Teater, ha anticipato la stagione teatrale 2025/2026, dal titolo Il Teatro Ritrovato, che prenderà il via il 16 gennaio e si concluderà il 9 maggio 2026. Sei spettacoli per una rassegna che intreccia ironia, poesia e contemporaneità:
– 16 gennaio: L’arte di rendersi infelici, scritto e diretto da Domenico Castaldo con la compagnia LabPerm, ispirato al saggio di Paul Watzlawick.
– 7 febbraio: Non ti vedo non mi vedi, firmato Faber Teater, con Paola Bordignon e Lucia Giordano, dedicato al pubblico delle famiglie.
– 12 febbraio: Pluto di Aristofane, adattato da I Sacchi di Sabbia, un classico intramontabile sulla ricchezza e le sue illusioni.
– 6 marzo: R.OSA – 10 esercizi per nuovi virtuosismi, di Silvia Gribaudi con Claudia Marsicano, danza contemporanea e ironia corporea.
– 18 aprile: Teresa ovvero la sarta che voleva ricucire il firmamento, con Patrizia Camatel, regia di Antonio Catalano, produzione Casa degli Alfieri.
– 9 maggio, al centro storico Leu, Terra Madre di Beppe Gambetta Trio, un viaggio musicale tra radici e nuove sonorità.
Non mancheranno gli appuntamenti “off”: l’8 novembre L’assassino misterioso dei Venditori di Anime, il 23 novembre Il passo a due dei Buffoni di Corte e, a dicembre, un concerto Gospel. Tutti a ingresso gratuito, per sottolineare la vocazione inclusiva del teatro.
Gli abbonamenti, in vendita dal 6 dicembre, mantengono prezzi accessibili: 35 euro per i cinque spettacoli, ridotti a 10 per residenti e over 65, e un biglietto simbolico da 2 euro per gli under 21.
La serata inaugurale si è chiusa con un rinfresco nel foyer, tra chiacchiere e brindisi, mentre sullo sfondo scorrevano le immagini degli artisti che, negli anni, hanno animato la scena casalborgonese. Dopo la lunga attesa, Casalborgone ritrova il suo teatro, ma soprattutto ritrova se stessa: una comunità che torna a specchiarsi in un palco, dove cultura e appartenenza diventano – finalmente – sinonimi.
Assaggio del ritmo e della varietà che caratterizzeranno i prossimi spettacoli.
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