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20 Ottobre 2025 - 19:38
Diana Buzuliuc è un’artista, una creatrice di mondi e colori, arrivata dalla Romania a Torino quando aveva 13 anni, dopo che i suoi genitori si erano separati. La mamma l’ha portata con sé, determinata a offrirle una vita normale e felice. Separata anche dal fratello Radu, nove anni più grande, Diana portava con sé solo coraggio e sogni, ma senza conoscere la lingua e senza amici in una città nuova. L’adolescenza fu segnata dalla solitudine: i compagni di classe sembravano non notarla, e le giornate si allungavano lente, pesanti di silenzi e assenze.
In quel vuoto, Diana scoprì un mondo che nessuno poteva toglierle: la fantasia. Non con un pennello, almeno all’inizio, ma attraverso i fumetti, popolati da mondi immaginari e personaggi inventati. Erano luoghi dove rifugiarsi, dove la solitudine si trasformava in libertà e dove le emozioni più profonde trovavano finalmente forma e colore.
“Posso dire che la mia passione è nata dalla solitudine: disegnavo mondi nei quali avrei voluto vivere, per evadere da quello in cui vivevo realmente”, racconta Diana, con una dolcezza che tradisce la forza interiore di chi ha imparato a trasformare il dolore in creatività.”
La vita, però, non le risparmiava difficoltà. Tra incomprensioni, scoraggiamenti da parte di alcuni insegnanti e il peso di adattarsi a una realtà completamente nuova, trovava nella creatività il suo rifugio più sicuro. Quella stessa solitudine che avrebbe potuto spezzarla divenne la culla della sua arte: un linguaggio silenzioso, un modo per raccontare ciò che le parole non riuscivano a contenere.
Kaotic Good-Diana
Bambina curiosa e creativa, Diana amava ballare, cantare e disegnare, pur non essendo subito brava. Ci sono voluti dieci anni di dedizione per affinare la tecnica e resistere ai commenti scoraggianti di alcuni insegnanti. L’arte è presto diventata per lei un diario personale, un mezzo per raccontare esperienze ed emozioni che le parole non riuscivano a contenere.
“Mi ricordo che fino al liceo molti insegnanti d’arte mi scoraggiavano e non credevano nelle mie capacità illustrative. Partecipai a un corso, e uno dei professori mi disse senza mezzi termini che con la mia opera non avrei mai vinto. Eppure, appena un mese dopo, ricevetti la chiamata: avevo conquistato il terzo posto. Quell’esperienza mi insegnò che la passione e la determinazione possono superare ogni dubbio, anche quello di chi non crede in noi.”
Ogni tratto, ogni colore dei suoi murales porta ancora oggi l’impronta di quel periodo difficile: la nostalgia del fratello lontano, la mancanza di punti di riferimento, la forza silenziosa di una bambina che imparava a trasformare il dolore in bellezza. Non ha solo disegnato: ha trasformato la sofferenza in un ponte verso la propria libertà e verso il mondo, diventando Kaotic Good, “il bene caotico”: opere caotiche e dettagliate, ma sempre in equilibrio armonico, proprio come la sua personalità, che parla attraverso i muri, con l’arte che cura e racconta senza parole.
“Ho sempre detto che sono più brava a rappresentare ciò che sento che a spiegarlo a parole. Ancora oggi lascio spazio all’interpretazione libera dei miei disegni”, confessa. I suoi murales parlano di vita, di caos, di natura e tecnologia, di equilibrio tra dolore e rinascita. Tra tutti, ce n’è uno che Diana porta nel cuore: un murales realizzato nel 2024, che l’ha portata anche davanti alle telecamere, con apparizioni in TV che hanno raccontato al grande pubblico la sua arte e la sua storia di resilienza. L’opera rappresenta gli errori del sistema operativo Windows come metafora dell’invasione della tecnologia nel mondo naturale, segnando un punto di svolta nel suo stile e invitando a riflettere sul rapporto tra progresso e ambiente.
Oggi ha 23 anni, vive a San Giusto Canavese e ogni sua pennellata è intrisa di storia personale. Dolore e rinascita non sono separati: sono un ciclo continuo, un bruco che deve dissolversi per diventare farfalla. Se c’è un’emozione ricorrente nei suoi lavori, quella è la tristezza, perché è da lì che tutto è iniziato. Ogni momento difficile viene trasformato in colore, in forma, in storia visibile.
Tra i colori che popolano i suoi murales, il viola emerge come quello che più la rappresenta. Elegante, profondo, raro: un pigmento prezioso che un tempo richiedeva migliaia di molluschi per essere ottenuto. Diana si identifica in questa rarità, in questa unicità che sa riconoscere dentro di sé. I complimenti più belli ricevuti? “Tra mille disegni riconoscerei subito i tuoi.” I suoi murales incarnano perfettamente il suo nome d’arte, Kaotic Good.
Non ha mete precise per il futuro. Il bello, dice, sta nel viaggio e nell’incertezza. Vorrebbe vivere serenamente, facendo ciò che ama, visitando musei e mostre, senza rinunciare alla libertà e alla creatività che l’hanno salvata. “Vorrei soltanto arrivare a un punto in cui posso vivere serenamente, facendo ciò che amo e guadagnando abbastanza per poter viaggiare e visitare tutti i musei e le mostre che desidero.”
La lezione più importante che la sua vita le ha insegnato? L’equilibrio tra pianificazione e improvvisazione. Troppa programmazione soffoca la fantasia, ma affidarsi solo all’improvvisazione rischia di non portare risultati. Diana ha imparato a muoversi tra queste due forze, proprio come fa con ogni murales, con ogni storia che trasforma in colore.
Diana Buzuliuc ( Kaotic Good), è la prova vivente che dalla solitudine può nascere la bellezza, che dal dolore può sbocciare la rinascita. Il suo nome d’arte: è la sua essenza, il suo modo di guardare il mondo, di comunicare con chi osserva e di lasciare un segno indelebile sul cuore di chi la incontra.
In ogni tratto, trasforma la fragilità in forza, la tristezza in poesia visiva, e il passato in futuro. E mentre i muri si colorano sotto le sue mani, lei continua a insegnarci una lezione preziosa: anche dal dolore più profondo può nascere qualcosa di straordinario.
Diana Buzuliuc
Diana, il fratello Radu e la mamma Mariana
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