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Cronaca

Torino dà l’ultimo saluto a Cesare Nosiglia: applausi e commozione in Duomo

Folla di fedeli e autorità per i funerali dell’arcivescovo emerito. Il messaggio di Papa Leone XIV, l’omelia del cardinale Repole, la presenza di vescovi, religiosi, operai e sindacati. Questa sera la veglia alla Consolata, il 30 settembre la messa di trigesima

Torino si è fermata oggi pomeriggio per dare l’ultimo saluto a Cesare Nosiglia, arcivescovo emerito della città. Il Duomo, colmo in ogni suo spazio, ha accolto una folla di fedeli, sacerdoti, religiosi, associazioni, autorità civili e militari, venuti a testimoniare l’affetto e la riconoscenza verso un pastore che ha segnato un’epoca della Chiesa torinese con il suo stile sobrio, concreto, vicino agli ultimi.

La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Torino, cardinale Roberto Repole, e concelebrata da una nutrita schiera di vescovi. In Duomo c’erano tutti i vescovi del Piemonte, insieme al cardinale Giuseppe Betori, a monsignor Vincenzo Paglia e all’attuale vescovo di Vicenza monsignor Giuliano Brugnotto. Dalla stessa Vicenza erano giunti monsignor Beniamino Pizziol, vescovo emerito e successore di Nosiglia, monsignor Adriano Tessarollo, vescovo emerito di Chioggia, ordinato proprio da lui, monsignor Lodovico Furian, già suo vicario generale, e monsignor Massimo Pozzer, segretario del tempo vicentino. Un abbraccio corale che ha unito l’intero episcopato piemontese e i pastori che con lui hanno condiviso tratti importanti del cammino ecclesiale.

In apertura, è stato letto un messaggio di Papa Leone XIV, che ha definito Nosiglia “un pastore mite e saggio, sempre fedele al popolo e sollecito verso le persone più fragili”. Una frase che ha toccato i presenti e ha restituito l’essenza di un ministero vissuto senza barriere, nella prossimità quotidiana con i più deboli.

L’omelia di Repole è stata un intenso ricordo personale e comunitario: “Che la testimonianza della vita di Cesare Nosiglia si imprima nelle fibre più profonde della nostra Chiesa”, ha detto l’arcivescovo, sottolineando il cuore del messaggio lasciato dal suo predecessore. “Mi colpiva la spontaneità con cui si rivolgeva alle persone fragili. Mi sono chiesto tante volte perché fosse così: forse perché i più fragili sono senza difese e quando li incontri scopri che anche tu sei fragile e senza difese, non devi mascherarti e puoi essere quello che sei. Questo è ciò che Nosiglia ha intuito già all’inizio del suo ministero. ‘La carità gode insieme alla verità’ è un principio che aveva fatto proprio vivendo sempre con generosità e carità”.

Poi l’avvertimento: “Nei tempi di oggi c’è una visione di carità parziale e depotenziata della sua forza di rinnovamento interiore: spesso è ridotta alla donazione di beni e servizi e per questo rischia di ridursi a filantropia e non avvicina alla fonte di Dio. Nosiglia ci ha insegnato che la vera carità è azione pastorale, ma anche profondità spirituale, forza di conversione”.

Attorno al feretro, un mosaico di volti. C’erano i sacerdoti e i diaconi di Torino e della Valle di Susa, tra cui il rettore del Santuario di Maria Ausiliatrice don Michele Viviano e il padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza don Carmine Arice. C’erano le associazioni cattoliche, movimenti e volontari. In prima fila le religiose suor Ruby e suor Elisa, ricordate e ringraziate da Repole per essere state al suo fianco durante il ministero torinese e anche nei momenti più duri della malattia, diventando per lui una vera famiglia insieme a don Mauro Grosso e don Enrico Griffa, i suoi segretari.

Accanto al clero, le autorità civili e politiche: il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, la vicesindaca di Torino Michela Favaro, l’ex sindaca Chiara Appendino, il senatore Andrea Giorgis, il deputato Fabrizio Comba, il consigliere regionale Silvio Magliano. Non sono mancate le autorità militari, segno di un riconoscimento che ha attraversato tutti gli ambiti della società. In Duomo anche il fondatore del Sermig Ernesto Olivero, che lo ha ricordato con parole semplici e forti: “Era presente giorno e notte, chi aveva bisogno andava da lui e lui li accoglieva. Ha aperto le porte dell’arcivescovado anche ai poveri. Si merita che la città lo ricordi amandolo”.

A dare voce al mondo del lavoro, il segretario generale della Fiom-Cgil Torino Edi Lazzi: “Lascia un’eredità importante: nell’ultima parte del suo mandato si è interessato tantissimo delle crisi economiche e industriali, senza paura di esporsi. Ricordo la vicenda Embraco: si presentò personalmente a distribuire viveri agli operai. È questa la Chiesa che serve a Torino”.

Quando il feretro ha lasciato la cattedrale, un lungo applauso si è levato spontaneo, accompagnando la bara tra commozione e lacrime. Un saluto collettivo, un abbraccio della città al suo pastore. Il corteo ha poi raggiunto il Santuario della Consolata, dove questa sera, alle 21, si è tenuta la veglia funebre e dove Nosiglia sarà sepolto.

Non si chiude qui il ricordo. La messa di trigesima sarà celebrata il 30 settembre alle ore 18, ancora alla Consolata, nel santuario che custodisce il cuore della devozione torinese. Sarà l’occasione per ritrovarsi di nuovo attorno alla memoria di un vescovo che non ha mai avuto paura di esporsi accanto ai migranti, ai disoccupati, alle famiglie colpite dalle crisi.

Per questo oggi, oltre alle istituzioni e al clero, c’erano soprattutto loro: i volti della gente comune, la città ferita e orgogliosa che Nosiglia ha voluto accompagnare passo dopo passo. Torino lo ha salutato come vescovo dei dimenticati, ma lo ricorda come un fratello capace di testimoniare, fino all’ultimo, la verità e la carità del Vangelo.

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