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Torino

Dicembre in scena: viaggi, inganni e memorie che bruciano

Dal mare infinito di Novecento al giardino oscuro di Riccardo III, passando per il dolore de Il grande vuoto e l’ironia malinconica di Malinconico: il teatro di fine anno intreccia parola, musica ed emozione per raccontare l’umano

Massimiliano Gallo

Massimiliano Gallo nei panni di Vincenzo Malinconico

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Il teatro di dicembre diventa un atlante dell’umano: un viaggio che attraversa oceani immaginari e giardini dell’inganno, case svuotate dalla memoria e quotidianità osservate con ironia sottile. Storie diverse per tono e linguaggio, ma unite da una stessa urgenza: restituire centralità alla parola, alla musica e alla forza evocativa dell’interpretazione. È un mese che chiede allo spettatore di ascoltare, di ricordare, di lasciarsi sedurre.

Torna Novecento, il racconto senza tempo di Alessandro Baricco, diretto da Gabriele Vacis e legato indissolubilmente all’interpretazione storica di Eugenio Allegri, per il quale il monologo era stato scritto. Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, pianista geniale e imprevedibile, nasce e cresce sul transatlantico Virginian e sceglie di non scendere mai a terra, trasformando quella nave in un intero universo possibile. Misterioso e libero, Novecento continua a incantare in una nuova lettura corale affidata alle artiste e agli artisti di PoEM. Le scenografie di Roberto Tarasco e una partitura musicale che non accompagna ma attraversa il racconto costruiscono uno spettacolo che è insieme memoria e movimento, un viaggio emotivo senza approdo che da decenni coinvolge migliaia di spettatori in tutto il mondo (16 dicembre – 4 gennaio, Teatro Gobetti).

Con Riccardo III, Antonio Latella affronta Shakespeare scegliendo la parola come arma assoluta: seduzione pura, capace di incantare e ingannare. È una forza oscura e magnetica che ricorda come a tradire il paradiso sia stato l’angelo più bello. Il regista ambienta la tragedia in un giardino scenico che diventa luogo di desiderio, potere e relazioni pericolose. Qui Riccardo combatte meno per il trono e più contro il femminile, fino a una sconfitta che arriva proprio da una donna, affiancata dal Custode, personaggio inedito che veglia su questo Eden teatrale fragile e inquietante. Un allestimento che scava nel testo e lo restituisce come una vertigine contemporanea (16–23 dicembre, Teatro Carignano).

Gabriele Vacis

Alle Fonderie Limone arriva Il grande vuoto, terzo capitolo della Trilogia del vento (Premio della Critica 2019), una messinscena commovente e visionaria che fonde teatro e linguaggio multimediale. Al centro c’è l’ultimo tratto di strada di una famiglia destinata a dissolversi, accompagnando il lento spegnersi di una madre, ex attrice colpita da una malattia neurodegenerativa, che conserva soltanto il ricordo del suo monologo da Re Lear. Il vuoto che avanza nella sua mente si riflette nella casa, colma di oggetti e memorie sospese. Tra tragedia shakespeariana, video in presa diretta e dispositivi di sorveglianza domestica, la scena trasforma il dolore in un’esperienza di rara bellezza, dialogando idealmente con Annie Ernaux, Samonà e Annicchiarico (18–21 dicembre, Fonderie Limone).

A chiudere il mese è l’incontro tra l’ironia di Diego De Silva e la presenza scenica di Massimiliano Gallo, sul palco del Teatro Carignano. Protagonista è Vincenzo Malinconico, l’avvocato “d’insuccesso” capace di trasformare inciampi e fragilità in un racconto esilarante e profondamente umano. La commedia si articola in tre quadri – professione, sentimenti, famiglia – che restituiscono disincanti, goffaggini e improvvise illuminazioni comiche. Gallo dà corpo e voce al personaggio con precisione e misura, instaurando un dialogo diretto con il pubblico, accompagnato dalle canzoni originali di Joe Barbieri, che intrecciano parole e musica in un racconto teatrale intimo e coinvolgente (dal 26 dicembre al 4 gennaio, Teatro Carignano).

Quattro spettacoli, quattro mondi, un unico filo rosso: il teatro come spazio in cui la parola, la memoria e l’emozione continuano a interrogare il presente, senza offrire risposte facili ma lasciando tracce profonde.

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