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Dal Canavese alle piste olimpiche: la scalata di Marco Airale

Una conferenza per raccontare la carriera del tecnico che guida campioni olimpici e mondiali

Dal Canavese alle piste olimpiche: la scalata di Marco Airale

Dal Canavese alle piste olimpiche: la scalata di Marco Airale

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Venerdì 5 dicembre Castellamonte porta sul palco uno dei suoi talenti più clamorosi, e lo fa senza cerimonie inutili: alle 21, al Centro Congressi Piero Martinetti, arriva Marco Airale, il coach canavesano che in questi anni ha portato la sua firma sulle piste più veloci del pianeta. Una conferenza dal titolo eloquente – “Coach Air. Il percorso di un allenatore di atletica dal Canavese al tetto del Mondo” – organizzata dall’Assessorato alla Cultura e dal Consiglio di Biblioteca. Ingresso libero, perché certe storie non dovrebbero avere biglietto.

Airale non è l’ennesimo “tecnico di successo” da brochure. È uno che dal Canavese è partito con una valigetta di competenze e oggi allena velocisti di classe olimpica e mondiale, gente come Daryll Neita, Omar McLeod, Jeremiah Azu, Britany Anderson, Adam Gemili e Amy Hunt. Atleti che vivono nell’ossessione del centesimo di secondo e che hanno scelto di affidarsi a un allenatore che non si limita a far correre: li studia, li aggiusta, li rimette in piedi. Perché Airale non è “solo” un coach: è osteopata e fisioterapista, e questo mix – raro, prezioso – gli ha dato un vantaggio competitivo che nel mondo dello sprint fa la differenza tra essere presenti… oppure essere determinanti.

Il suo percorso professionale è una mappa piena di deviazioni, investimenti e coraggio. Head Coach dell’Eracle Academy di Chivasso, referente del settore salti della Fidal Piemonte tra il 2017 e il 2019, poi la parentesi cinese nel 2019 come Performance Therapist della nazionale di sprint e salti, al fianco di un mostro sacro come Randy Huntington. E ancora gli Stati Uniti, con la collaborazione con Rana Reider e la possibilità di lavorare accanto ad atleti come André De Grasse, gente che nel curriculum ha scritto cose che il resto del mondo guarda in replay.

Oggi Airale è Head Coach di un gruppo internazionale di atleti di élite, e continua a esportare — con la naturalezza di chi si è fatto tutto da solo — un metodo che unisce scienza del movimento, cura del dettaglio e una lettura quasi clinica della performance. Raccontarlo a Castellamonte significa riportare il percorso a casa, nel territorio dove tutto è iniziato.

La conferenza del 5 dicembre non è quindi la celebrazione di un talento locale, ma l’occasione per capire come si costruisce una carriera che, partendo da qui, ha toccato il mondo. E soprattutto per ricordare che certe storie non capitano per caso: servono competenza, ostinazione e un’idea chiara di dove si vuole arrivare. Anche quando il punto di partenza è una città dove, solitamente, si corre per abitudine più che per professione.

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