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05 Giugno 2025 - 23:32
Andrea Parodi
Dettagli evento
Data di inizio 07.06.2025 - 00:00
Data di fine 07.06.2025 - 00:00
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Sabato 7 giugno 2025, alle ore 21, presso il Salone delle Feste di Cantoira, una serata di memoria, storia e impegno civile. Si terrà infatti la presentazione del libro “Il coraggio dell’indignazione” di Andrea Parodi, edito da Bollati Boringhieri, già protagonista di una partecipatissima tappa nel marzo scorso a Ciriè.
Il volume racconta la storia di 44 ufficiali italiani che, durante la Seconda guerra mondiale, dissero no al nazismo, pagandone spesso le conseguenze con la prigionia o la morte. Una raccolta di biografie che non solo onora la memoria di chi ha resistito, ma lancia un messaggio forte e attuale sul valore della dignità, dell'obiezione di coscienza e della libertà.
Accanto all'autore, Andrea Parodi, interverranno tre figure simboliche del territorio: la sindaca di Cantoira Franca Vivenza, il direttore della Biblioteca comunale Marco Blatto e il prof. Tommaso De Luca, docente e affezionato villeggiante della valle.
Ma il momento più significativo sarà affidato alla voce di un quindicenne. Si chiama Luca Vivenza, frequenta il primo anno del liceo a Ciriè ed è originario proprio di Cantoira. Per il 25 aprile ha condotto una ricerca storica su una figura a cui il Canavese e le Valli di Lanzo devono molto: Simone Teich Alasia, medico partigiano, nome di battaglia dottor Silvio, protagonista silenzioso ma eroico della Resistenza nelle valli alpine.
Sarà Luca, esponente della generazione nata quasi un secolo dopo quei fatti, a tracciare pubblicamente il profilo del medico ebreo che, con coraggio e spirito di servizio, contribuì a fondare e far vivere per alcuni mesi la Repubblica delle Valli di Lanzo, una delle prime zone libere d’Italia.
Chi era Simone Teich Alasia
Nato a Budapest nel 1915, Simone Teich Alasia arriva a Torino negli anni '30 per studiare medicina. Dopo l'8 settembre 1943, con l’Italia spezzata in due e i rastrellamenti nazifascisti in pieno svolgimento, riesce a sopravvivere grazie a documenti falsi: il suo nuovo nome è Tullio Salvi. La fuga da Torino lo porta nelle Valli di Lanzo, dove entra in contatto con il comandante partigiano Gianni Dolino. È l’inizio della sua seconda vita.
Nel giugno 1944 arriva a Groscavallo, dove gli viene affidato il compito di organizzare un ospedale da campo. La sede? Una scuola elementare in località Richiardi. È lì che, con l’aiuto di sfollati torinesi, abitanti locali, la maestra Teresa Borello, la signora Cristina Girardi e la famiglia Rapelli (Saraiè), allestisce un centro medico di pronto soccorso, completo di camera operatoria. Recupera strumenti chirurgici da un dentista sfollato, coperte, materassi e medicinali grazie a un appello alla popolazione. Nasce così un piccolo ospedale partigiano, che opererà per tutta l’estate, fino alla primavera successiva.
Tra i feriti curati anche un militare tedesco, colpito durante la battaglia del Colle della Crocetta (14-15 agosto 1944), in cui i partigiani bloccarono l'avanzata della X Mas del principe Borghese. Ma nel settembre 1944, di fronte all’Operazione Strassburg lanciata dai tedeschi per riconquistare le valli, Alasia è costretto a fuggire in Francia. Rientra in Italia attraverso Balme, e a Richiardi riesce a nascondersi dalle rappresaglie naziste. È proprio Cristina Girardi, in un’occasione drammatica, a salvargli la vita, nascondendolo dietro un armadio. Per questo gesto la donna è oggi candidata al titolo di Giusta tra le Nazioni allo Yad Vashem di Gerusalemme.
Dopo la guerra, Simone Teich Alasia si specializza in chirurgia estetica a Londra. Tornato a Torino, nel 1961 fonda il CTO – Centro Traumatologico Ortopedico, e nel 1967 crea il primo Centro Grandi Ustionati d’Italia, che diventerà uno dei più avanzati in Europa. Nel 1999 promuove la nascita della Banca della Cute, dove un anno dopo avviene il primo trapianto di pelle congelata in Italia.
Nel 2009 riceve il Sigillo Civico della Città di Torino. Muore nel 2012, e oggi l’Aula Magna del CTO porta il suo nome. Ma nella sua memoria, scrive nel 2010, «nessuna delle strutture che ho creato mi ha mai reso fiero come l’ospedalino di Richiardi».
Una staffetta tra generazioni
Il fatto che a raccontare tutto questo, sabato a Cantoira, sia un ragazzo di 15 anni, dà a questa presentazione un valore che va oltre la cultura e la memoria: è la testimonianza di una staffetta intergenerazionale, dove il testimone della verità, dell’indignazione, del coraggio, non si è perso. Anzi, è più vivo che mai.
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