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05 Febbraio 2025 - 11:36
Fotogramma tratto dal film "La rosa dell'Istria", sull'esodo giuliano dalmata
Una giornata per ricordare le vittime delle foibe e l'esodo giuliano dalmata. Questo è il Giorno del Ricordo, istituito dalla legge n. 92 del 30 marzo 2004, firmata dal presidente Carlo Azeglio Ciampi. Si tiene ogni anno il 10 febbraio.
La cerimonia intende quindi ricordare i cittadini italiani infoibati tra l'8 settembre 1943 (giorno dell'armistizio di Cassibile, che portò poi all'occupazione nazista a Nord e alla guerra civile in Italia) e il 10 febbraio 1947 (giorno della firma dei Trattati di Parigi, che sancirono definitivamente il nuovo assetto politico e territoriale europeo dopo la Seconda guerra mondiale, oltre che la cessione italiana di alcuni territori alla Jugoslavia).
Durante quel lasso di tempo, tra le 3mila e le 5mila persone civili – ma altre stime parlano di 11mila – di nazionalità italiana in Venezia Giulia, Carnaro e Dalmazia vennero uccise e gettate nelle "foibe", i profondi pozzi naturali presenti nella zona carsica. Il massacro, secondo alcuni esperti una vera e propria pulizia etnica, fu condotto dall'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia (sotto la guida del maresciallo Josip Broz Tito) e dall'OZNA, i servizi segreti jugoslavi.
Dopo il 1945, gli italiani sopravvissuti nei territori assegnati alla Jugoslavia migrarono poi verso l'Italia, dando origine all'esodo giuliano dalmata. Furono tra le 250mila e le 350mila le persone che si spostarono.
A San Mauro Torinese, la cerimonia è stata anticipata a domenica 9 febbraio per favorire maggiormente la partecipazione della cittadinanza. La commemorazione si terrà alle h 11:00 presso nella "pagoda" di piazza Europa causa maltempo (e non presso il monumento come precedentemente annunciato). Saranno presenti la sindaca Giulia Guazzora, la presidente del Consiglio comunale Maria Vallino e Antonio Vatta, presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) che ricorda le vittime delle foibe.
San Mauro Torinese: largo Martiri delle foibe e il monumento
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare numerosa, al fine di ricordare questo triste evento storico a lungo passato sotto silenzio. La speranza è di attirare maggior attenzione pubblica e una maggior sensibilità a riguardo.
Il maresciallo Tito, vista la sua collaborazione con gli Alleati durante la Seconda guerra mondiale, è stato anche insignito di numerose onorificenze sia jugoslave che straniere. L'Italia gli concesse nel 1969 il titolo di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica, massima onorificenza del nostro Paese. Il presidente della Repubblica era Giuseppe Saragat, e l'onorificenza gli fu revocata alla morte del maresciallo, nel 1980.
A oggi, in giro per il mondo, molte strade, piazze e monumenti continuano a essere dedicate a Tito. Non solo nei Paesi dell'Est-Europa, ma anche in quelli Occidentali. In Italia, ci sono ancora quattro comuni con vie intitolate al maresciallo jugoslavo: Nuoro, Palma di Montechiaro, Quattro Castella e Reggio Emilia.
Alla luce della coscienza e della consapevolezza storica che oggi abbiamo, forse sarebbe ora di affrontare il tema con più chiarezza, prendendo una posizione netta di condanna contro quanto avvenuto ai danni dei civili italiani in Jugoslavia, togliendo il nome del carnefice dalle vie e dedicandole alle vittime.
In verde, tutti i Paesi del mondo con vie o piazze dedicate a Tito
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