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Ivrea

Contro le mine, da Lady D ad oggi: la battaglia continua

Se ne discuterà il 1° dicembre al liceo Gramsci di Ivrea

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campagna anti mine. Da Lady Diana ad oggi

Dettagli evento

La Campagna Italiana contro le mine (CICM) è membro della International Campaign to Ban Landmines – Cluster Munition Coalition (ICBL-CMC) Premio Nobel per la Pace 1997. 

È stata lanciata nel 1993 da un gruppo di associazioni di volontariato laico e religioso, organizzazioni non governative, associazioni ambientaliste e pacifiste. 

Nel 2000 la Campagna si è affermata come associazione senza scopo di lucro. 

Ad oggi, rappresenta la società civile italiana presso I Meeting degli Stati Parte (MSP) del Trattato per la messa al bando delle mine (APMBT) e della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM). Fa parte delle reti nazionali che si occupano di pace e disarmo, che sono coinvolte con un ruolo consultivo secondo le rispettive competenze umanitarie. 

Tra le numerose attività condotte dalla CICM un aspetto importante hanno sempre rivestito le iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione con particolare attenzione ai giovani. 

La CICM è stata la prima campagna nazionale a supportare la ICBL in occasione di un Meeting degli Stati parte alla Convenzione di Ottawa sponsorizzando la formazione e la partecipazione un gruppo di volontari, studenti universitari, all’8 MSP in Giordania nel 2007. 

Particolarmente attenta all’attività di Assistenza alle Vittime la CICM in collaborazione con l’associazione Youable e l’organizzazione giordana Life Line for Consultancy and Rehabilitation ha avviato ad Amman nel 2016 il Paola Biocca Rehabilitation Project, centro ortopedico non profit. Il Centro Ortopedico assiste persone in stato di indigenza che necessitano di protesi d’arto e, attraverso borse di studio a giovani donne laureate in scienza della riabilitazione, promuove progetti di riabilitazione comunitaria presso i campi profughi e al contempo l’occupazione femminile. 

campagna anti mine

Nel mondo migliaia di persone muoiono o soffrono a causa degli ordigni esplosivi. 

Il 90% sono civili, donne, anziani e bambini... qualcuno li chiama ''effetti collaterali'' 

CONTESTO 

Il 2023 rappresenta l’anno in cui ricorre il 30° anniversario della costituzione della CICM e dell’avvio della sua attività. 

In particolare, riconoscendo l’importanza che hanno sempre ricoperto i giovani nel supportare le iniziative di sensibilizzazione della Campagna si propone la realizzazione di incontri a loro dedicati, coinvolgendo gli studenti delle scuole superiori per proporre e supportare un cambio di paradigma e di cultura che possa portare al rifiuto della violenza e della guerra come strumento di confronto ed all’affermazione di una cultura basata sul rispetto dei Diritti Umani della dignità della vita di ogni singola persona, in cui nessuno venga lasciato indietro, dove società inclusive garantiscano accesso a servizi e pari opportunità a tutti. 

campagna anti mine

Lady D tra le mine: la battaglia che ha cambiato il mondo

Iconiche sono le istantanee che immortalano Diana Frances Spencer, conosciuta semplicemente come Lady Diana, tra le mine antiuomo. Era il 1997 e le immagini che poi fecero il giro del mondo furono scattate in Angola. Foto che a oltre vent’anni trascorsi dalla sua morte, fanno ancora pensare, parlare e discutere. Così come lo fa lei, e sempre lo farà, per aver cambiato l’immagine dei royal, per aver sensibilizzato l’opinione pubblica su tante tematiche importanti per l’appunto le vittime della mine antiuomo, ma anche i malati di AIDS.

Come un disegno nella mente del quale non riusciamo a sbarazzarci, così sono le foto della principessa del Galles che cammina tra le mine antiuomo pochi mesi prima da quel tragico incidente sotto il tunnel de l’Alma a Parigi. C’è Diana che muove i passi su un terreno minato e pericoloso, lo stesso che miete ancora tante, troppe vittime.

Lei lo fa. Accantona la corona e gli abiti lussuosi e impolverati per scendere in strada, per camminare tra le persone, nonostante i pericoli e le insidie che questo comportano. Diventa la principessa del popolo.

Il Nobel della Pace e l’effetto Diana ieri e oggi

Una principessa che scende su un campo da guerra è qualcosa che fa discutere. Tutti parlano di Letizia di Spagna e delle sue missione umanitarie, lo hanno fatto anche con il principe Harry che, seguendo le orme di sua madre, ha ripercorso le sue stesse tappe in Angola.

Lady diana

Ma la prima principessa che lo fa, non crea solo notizia, ma un precedente che non si può dimenticare, soprattutto se quella stessa royal diventa anche paladina delle guerre sociali. È per questo che quando nel 1997 il premio Nobel per la Pace viene dato alla campagna contro le mine, i giornali hanno parlato di quell’Effetto Diana. Perché impossibile era non riconoscere l’importanza delle azioni di Lady D.

Le aveva combattuto quella battaglia, non solo a parole, ma con i fatti. Andando sul campo, visitando le vittime degli effetti ancora tragici che questo strumento di guerra sparge nei Paese del mondo intero. Una strage silenziosa che fa più vittime tra i civili che in guerra, che ha distrutto la vita di migliaia di persone nel mondo tra morti e mutilazioni.

E non è bastata la messa al bando delle mine con il trattato del 1997. Nonostante, infatti, siano state distrutte più di 50 milioni di mine anti uomo nel mondo, le vittime di questo strumento di guerra sono ancora troppe. Il Landmine Monitor 2020, trattato presentato a Ginevra lo scorso anno, non solo ha raccolto tutte le politiche attive nel mondo per la regolarizzazione delle mine, ma anche evidenziato i dati tragici sulle morti attuali.

Il numero delle vittime civili, infatti, è altissimo e quasi la metà di queste sono bambini. Da quando il tratto del ’97 è entrato in vigore, sono esplose più di 5500 mine causando incidenti tragici e letali, tra Afghanistan, Colombia, Iraq, Mali, Nigeria, Ucraina e Yemen, e che hanno colpito soprattutto i bambini che hanno una percentuale del 43% nel bilancio totale.

Sono ancora tantissime le mine antiuomo attive oggi. In tutti i Balcani, infatti, ce ne sono almeno 150000. Così come sono tante quelle in Siria, circa 60000, rappresentando un vero e proprio pericolo per donne e bambini che, secondo il rapporto dell’Onu, sarebbero disseminate in almeno 429 aree.

L’eredità di Lady Diana

Per alcuni quello lasciato da Lady D è un vero e proprio macigno che costringe a un eterno confronto con il ruolo regale ricoperto. Altri, invece, lo trattano con rispetto e onore perché è così che merita di essere considerato. La verità è che l’eredità di Lady Diana oggi aleggia sull’intera società e sul mondo dei royal e va a raccolta, accolta, perché è della principessa il merito di aver cambiato il mondo così come lo conoscevamo.

Il compito è toccato naturalmente a Harry che, già nei scorsi anni, è entrato in contatto con Halo Trust, la stessa organizzazione no-profit che già ai tempi di Lady Diana stava lavorando incessantemente per sminare il paese africano, anche se in piena guerra civile. Ma riguarda tutte principesse e le future regine di oggi e di domani che non possono ignorare tutto ciò che ha fatto Lady D.

Lei che ha è stata la prima ad aprire un reparto specializzato a sostegno dei pazienti malati di Aids all’interno dell’ospedale Middlesex di Londra, rendendo ancora più forte la sua azione con quel gesto di stringere le mani a tutti i pazienti dell’unità. Ed è stata sempre lei a scendere in strada e mischiarsi con i senzatetto tra le strutture londinesi per ricordare a tutti che anche le persone che vivono ai margini hanno diritto a una possibilità.

Lady Diana è stata in Indonesia, in India, in Zimbabue e in Nigeria accarezzando e abbracciando senza remore tutti i malati di lebbra, diventando la madrina della missione ONG internazionale cristiana Leprosy Mission. E tutte le cose straordinarie che ha fatto, e che oggi ci sembrano quasi appartenere alla normalità, alla sua epoca sono state rivoluzionarie. Così come lo è stata lei.

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