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11 Novembre 2025 - 09:47
Il D'Andrade nel Castello di Pavone Canavese
Dettagli evento
Data di inizio 30.11.2025 - 00:00
Data di fine 30.11.2025 - 00:00
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Un ritorno simbolico a casa, nel luogo che più di ogni altro incarna il suo genio. Il 30 novembre 2025, il Comune di Pavone Canavese, insieme all’Associazione Alfredo D’Andrade per la cultura del bello APS e alla Proprietà del Castello di Pavone, organizza una giornata culturale nel prestigioso maniero restaurato dall’architetto portoghese. L’occasione è di quelle che uniscono memoria, arte e affetto: il centodecimo anniversario della scomparsa di Alfredo D’Andrade, primo sovrintendente italiano alla conservazione dei monumenti, artista e innovatore che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’architettura e della tutela del patrimonio culturale.
La giornata si aprirà alle 9 con l’accoglienza curata dal gruppo teatrale Lo Zodiaco e proseguirà con la premiazione dell’ottavo Concorso Internazionale Amilcare Solferini e del Premio editoriale Amilcare Solferini, insieme alla presentazione del libro “LIX a.C. Complotto a Eporedia” del giovanissimo autore pavonese Davide Giglio Tos, appena diciottenne. In parallelo sarà inaugurata una mostra di fotografie e disegni di Igor Gribaldo ed Elvin Iorio, che resteranno esposti nella Biblioteca Civica del Comune, testimoniando la continuità tra l’arte di ieri e quella di oggi.
A seguire, l’atmosfera si farà solenne: prima del pranzo, alla presenza del vescovo di Ivrea, monsignor Daniele Salera, e degli eredi della famiglia D’Andrade, sarà consegnato un riconoscimento speciale, lo “Special Prize in defence of Cultural Heritage Values”. Il premio, istituito nel 2015 dalla dottoressa Maria Aprile, presidente dell’associazione che porta il nome dell’architetto, viene assegnato ogni anno a personalità che si distinguono nella tutela dei beni e dei paesaggi. Tra i premiati delle passate edizioni figurano nomi illustri come Michele De Lucchi, Piero Lissoni, Franco Mazzucchelli e Carla Tolomeo. Quest’anno il riconoscimento andrà al dottor Antonio Giodice, attuale proprietario del Castello di Pavone, per il suo impegno nella conservazione e valorizzazione del monumento.
Nel pomeriggio, dalle 14.30, si terranno visite guidate al castello, introdotte da un approfondimento sulla figura di D’Andrade e sulla sua eredità artistica, con un intervento curato dall’Associazione per la cultura del bello APS. La storia del maniero di Pavone è infatti inseparabile dalla vicenda umana del suo restauratore. Alfredo D’Andrade, nato a Lisbona nel 1839, giunse in Italia da adolescente e si formò tra Genova e Torino, dove frequentò la Scuola Grigia e la Scuola di Rivara, a contatto con artisti e intellettuali che influenzarono profondamente la sua visione estetica. Pittore prima e architetto poi, fu autore di un vastissimo repertorio di restauri, tra cui spiccano la Rocca e il Borgo Medievale del Valentino a Torino, realizzati per l’Esposizione del 1884. Nel 1885 acquistò insieme alla moglie Costanza Brocchiil Castello di Pavone, trasformandolo in una residenza e in un manifesto della sua filosofia architettonica: un dialogo tra arte, storia e natura. Nella Chiesa di San Pietro, all’interno del castello, sono oggi custodite le spoglie dell’architetto e della consorte.
Alle 17.30 sarà celebrata una messa in suffragio proprio in quella chiesa, la più antica del paese, dove lo scorso anno si era già tenuta una commemorazione. Quest’anno la cerimonia avrà un significato ancora più profondo: accoglierà anche i discendenti di D’Andrade, giunti appositamente dal Portogallo. “È un’occasione molto importante per la nostra famiglia — hanno dichiarato — e desideriamo che anche la prossima generazione partecipi alla storia del nostro avo”. Un gesto che rinsalda il legame tra Pavone e chi, più di un secolo fa, ne cambiò per sempre il destino, restituendole il suo gioiello architettonico.
La giornata si concluderà con il pranzo conviviale, che include la visita al castello e va prenotato entro il 16 novembre ai numeri indicati nella locandina. Un evento che non è solo una celebrazione, ma un invito a riscoprire il valore del bello, della memoria e dell’identità, in un luogo che — grazie a D’Andrade — è diventato simbolo di rinascita e di arte condivisa.

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