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Il Castello di Montalto Dora riapre le porte: viaggio tra torri, leggende e panorami mozzafiato

Domenica 18 maggio visite guidate gratuite nella storica fortezza canavesana, simbolo millenario di potere e bellezza. Un’occasione per riscoprire uno dei gioielli nascosti del Piemonte tra affreschi, mura difensive e storia viva

Il Castello di Montalto Dora riapre le porte: viaggio tra torri, leggende e panorami mozzafiato

Il castello di Montalto visto dall'alto

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Una fortezza che ha attraversato secoli di storia, guerre e restauri, arroccata sul monte Crovero e affacciata sul lago Pistono, torna a raccontare il suo passato. Domenica 18 maggio, in occasione della Giornata dei Castelli Aperti, anche il Castello di Montalto Dora spalancherà le sue antiche porte al pubblico, offrendo un’occasione unica per visitare uno dei gioielli medievali più suggestivi del Canavese.

L’iniziativa, promossa dall’associazione Amici di Castelli Aperti, permette ogni anno a cittadini e turisti di riscoprire castelli, borghi, ville e palazzi disseminati sul territorio piemontese. Tra questi, il maniero di Montalto Dora spicca per imponenza, posizione strategica e rigore architettonico, testimoni di un passato turbolento e affascinante.

il castello di  Montalto

Dalle 10 alle 18, saranno organizzate visite guidate gratuite (durata 45 minuti) con partenze ogni ora. Per gruppi superiori alle 10 persone è richiesta la prenotazione via email all’indirizzo castellomontaltodora@gmail.com. I visitatori accompagnati da animali di piccola taglia saranno i benvenuti, purché al guinzaglio. L’accesso al castello avverrà tramite il percorso che si arrampica tra le pendici del monte, attraversando il parco privato della tenuta. Per chi arriva in auto, sono disponibili parcheggi pubblici non custoditi in centro paese, tra cui quelli sulla Statale 26, accanto alla chiesa di Sant’Eusebio, e in piazza Ferdinando Prat.

Un castello dalle radici profonde

Il castrum montisalti compare per la prima volta in un documento del 1141, ma è probabile che una prima fortificazione esistesse già nel secolo precedente. L’impianto originario, a scopo difensivo, era formato da una torre centrale (mastio) e da una cinta muraria costruita sul punto più alto del monte, da cui si poteva controllare l'accesso alla Valle d'Aosta e l’antica via Francigena. Alla stessa epoca risale anche la cappella di Sant’Egidio, ancora oggi visibile insieme al suo campanile.

Nel XIV secolo, a seguito di numerosi scontri territoriali, il castello subì pesanti rimaneggiamenti e assunse in gran parte l’aspetto odierno. Attorno al 1414 venne realizzata una nuova e possente cinta muraria che inglobava la primitiva torre quadrata – detta anche torre chiaverana – e gli edifici residenziali organizzati intorno a un cortile centrale.

A partire dal XVI secolo, il castello entrò in una lunga fase di abbandono e decadenza, aggravata nel corso del Settecento da devastazioni e crolli. Solo nel 1885, con l’arrivo del nuovo proprietario, il Conte Severino dei baroni di Casana, iniziò un primo recupero delle strutture. Fu in quel periodo che l’architetto Alfredo d’Andrade, insieme a Carlo Nigra, documentò minuziosamente l’edificio con schizzi e fotografie – oggi preziosi documenti storici – che ispirarono i futuri lavori di restauro.

Tuttavia, fu solo nel 1968, grazie all’intervento del Conte Allioni, che prese il via una vera e propria campagna di restauro organico. Questi interventi hanno restituito al castello la sua dignità architettonica e l’aspetto che oggi possiamo ammirare, preservando la cappella affrescata del XV secolo, le torrette pensili agli angoli, la torre circolare più massiccia, e l’alto muro difensivo che racchiude l’intero complesso.

Un patrimonio privato, ma aperto alla comunità

Oggi il Castello di Montalto Dora è una residenza privata, visitabile solo in occasioni speciali come quella di domenica 18 maggio. Ed è proprio grazie a queste aperture straordinarie che un monumento così importante riesce a rimanere vivo nella memoria collettiva, a raccontare le storie di vescovi, conti, truppe francesi, feudatari e restauratori che ne hanno calcato le soglie.

Un’occasione da non perdere per ammirare da vicino una pagina di storia piemontese, e per salire lassù, dove le pietre parlano e la vista si apre su uno dei paesaggi più incantevoli del Canavese.

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