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CHIVASSO. Ci scrive Castello. Si dice amareggiato. Per colpa sua però il Comune rischia lo scioglimento per mafia

CHIVASSO. Ci scrive Castello. Si dice amareggiato. Per colpa sua però il Comune rischia lo scioglimento per mafia

Il sindaco Claudio Castello

Il sindaco di Chivasso Claudio Castello rompe il silenzio. E lo fa dopo una riunione dei partiti di maggioranza e dopo che i contenuti delle intercettazioni telefoniche tra lo stesso Castello e Pino Vazzana, uno degli arrestati dell'operazione Platinum Dia, sono ormai sulla bocca di tutti. "Sono amareggiato ed enormemente dispiaciuto", scrive Castello in una nota stampa. "Conversazioni telefoniche che mi vedono ignaro e inconsapevole protagonista" aggiunge Castello. Ecco il testo del comunicato del sindaco.
"Ho appreso dai mezzi di comunicazione della importante operazione portata a termine dalle forze di polizia contro la criminalità organizzata sul nostro territorio e frutto dell’indagine svolta dalla Procura della Repubblica. Ho, inoltre, appreso dalle fonti giornalistiche che nella correlata ordinanza di custodia cautelare sarebbero riportate trascrizioni di conversazioni telefoniche che mi vedono ignaro ed inconsapevole protagonista con persona ora sottoposta a misura restrittiva. Dell’accaduto sono profondamente amareggiato ed enormemente dispiaciuto. Dolorosamente dispiaciuto, in quanto sono consapevole che il semplice accostamento del Primo Cittadino a soggetto coinvolto in fatti giudiziari di tale rilievo, hanno un riverbero tremendo sulla città che ho avuto l’onore di rappresentare in questi quattro anni, e per giunta, in un momento delicato come questo caratterizzato dall’emergenza pandemica. Nell’esprimere la mia più totale e ferma fiducia nell’operato della Magistratura, voglio rassicurare la cittadinanza circa la mia onorabilità. Ho sempre concepito l’impegno politico ed amministrativo quale atto di restituzione verso la Comunità in cui sono nato e vissuto. Con questo spirito, improntato alla massima disponibilità, ho sempre dialogato con i cittadini tutti in modo serio e responsabile, ritenendo questa la modalità ordinaria di relazione. Vorrei rassicurare tutti i Chivassesi che nella mia condotta non c’è mai stato nulla al di fuori della legalità o che possa avere rilevanza penale. Sembra scontato ricordarlo, ma durante una campagna elettorale si parla e si incontrano centinaia di persone: ciò avviene in tutte le tornate elettorali. Ho fatto per anni il consigliere comunale, poi l’assessore ed ho sempre ricevuto i cittadini per dare risposte ai loro problemi. Il mio ufficio in municipio è sempre stato aperto ed il mio cellulare sempre a disposizione della cittadinanza. E’ il mio modus operandi. Questa vicenda mi ferisce terribilmente, e ancor di più la città. Città che amo e che da anni si batte e lotta in azioni di cittadinanza attiva contro le mafie e di contrasto ad ogni forma di illegalità. Ho sempre agito nell’esercizio della funzione pubblica in nome della tutela dell’interesse generale, sopportando sacrifici personali e chiedendo sforzi importanti anche alla mia famiglia. Ho un’unica priorità, una priorità assoluta: la fiducia dei cittadini chivassesi nei confronti di chi li amministra. Sono una persona perbene, lavoratore e appassionato della vita della Città. Nulla di più".

Claudio Castello

Per intanto eliminiamo il condizionale. Nell’ordinanza di custodia cautelare “sono” e non “sarebbero” riportate trascrizioni di conversazioni telefoniche che vedono il sindaco protagonista con persona sottoposta a misura restrittiva, altro che "ignaro". E non c’è solo Giuseppe Vazzana che telefona a lui, ma anche il contrario. S’aggiungono i favori, tanti, troppi. Sul fatto che nell’ordinanza non ci sia per il sindaco nulla di penalmente rilevante è corretto. Sul fatto che le sue telefonate non indichino una infiltrazione della ‘ndrangheta nelle Istituzioni però non sarà il giudice a dirlo ma il Ministro dell’Interno tramite il Prefetto che, se lo riterrà opportuno, nell’arco di un anno, potrebbe sciogliere il Comune per infiltrazione mafiosa. Come tutti sanno, abbiamo già rischiato nel 2011 per molto, molto meno. Vede Signor sindaco ci sono fatti - e la ricerca dei voti attraverso soggetti appartanenti alla ‘ndrangheta lo sono - che non possono essere catalogati in una presunta normalità. Se lei è convinto che tutto questo sia normale, buona fortuna. Buona fortuna a lei e alla maggioranza che ha deciso di sostenerlo, probabilmente senza una chiara visione di quanto è realmente successo alle elezioni del 2017. C’è un aggravante rispetto al 2011. In allora la presenza del fenomeno mafioso in questa città non era ancora stato individuato, né percepito, nonostante le tante cronache giornalistiche... E per chi volesse capirne di più, o semplicemente approfondire, su La Voce in edicola oggi abbiamo trascritto alcune delle conversazioni del sindaco con Pino Vazzana.

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