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CHIVASSO. Ciuffreda sveglia, spariti 700 mila euro

CHIVASSO. Ciuffreda sveglia, spariti 700 mila euro

Agli inizi

C’è stato un tempo in cui tutti in città avrebbero voluto fare - e in tanti lo hanno fatto - un affare con Mario Bonardo, imprenditore eclettico e visionario, perseguitato dal sogno, anzi no, dall’incubo, di un albergo a 5 stelle, con ristorante, piscina e beauty farm, in via del Collegio, nell’ex convento di San Bernardino. Ne fece uno (s’intende di affare) anche il Comune di Chivasso... Con una convenzione portò a casa non solo la risistemazione a titolo completamente gratuito di via del Collegio, ma anche un bel mucchio di denaro in oneri di urbanizzazione. Poi, in seguito al crack dell’immobiliare Smeg, del 10 maggio 2006, si scoprì che nell’elenco delle cose ancora da fare e soprattutto “da dare” mancavano all’appello la risistemazione della via che costeggia l’hotel Europa e poi altri 700 mila euro. Per la strada il Comune si è fatto dare i soldi dalla Compagnia assicurativa presso cui Bonardo aveva stipulato la polizza fidejussoria, per i soldi, invece è giallo, o peggio “buio pesto”. Se ne parlò, a dirla tutta, un sacco nel 2010, in occasione delle aste andate deserte e infine di quella che portò alla vendita dell’intero edificio all’Immobiliare Sant’Andrea Spa di Pierluigi Caramellino per la modica (si fa per dire) cifra di 1.357.200 euro. Proprio per l’esistenza di un credito del Comune così consistente si fece avanti l’ipotesi di acquisto pubblico, con l’esborso della sola differenza dovuta, circa 600 mila euro. Se ne discusse animatamente anche in Consiglio comunale con un ordine del giorno del Pdl e con l’ex senatore Andrea Fluttero e l’allora sindaco Bruno Matola che s’immaginavano già un bel centro polifunzionale rivolto principalmente a servizi per la terza età. Bene. La domanda ora è questa: che ne è stato di quel credito? A Palazzo Santa Chiara, la scorsa settimana, sull’argomento sono cascati un po’ giù tutti dalle nuvole. Pare di capire che la pratica, nonostante l’importanza, non sia mai stata sopra i tavoli a prender polvere, bensì chiusa nei cassetti. “Non ricordo questa storia degli oneri - ci dice l’architetto Adriano Bosio a cui è passata la patata bollente a suo tempo gestita dall’ingegner Francesco Lisa - Abbiamo avuto un paio di incontri con l’attuale proprietà. Tra le altre cose ci hanno detto di voler cambiare la destinazione d’uso: non più albergo ma civili abitazioni e locali commerciali. Non sono più interessati a utilizzare i seminterrati per la Beauty farm e per la piscina. Non sono più interessati ad una parte delle volumetrie. Detto ciò, quando presenteranno la richiesta rifaremo i calcoli e se ci devono dei soldi glieli chiederemo, idem se ne dovremo dare noi a loro... Non so se mi sono spiegato...”. A dire il vero proprio no! Nel senso che ci resta il dubbio intorno a quei 700 mila euro messi nel bilancio comunale e poi tolti. Era o non era un credito? E se lo era perchè nessuno si è occupato di chiederli al Curatore Fallimentare o all’attuale proprietà? L’enigma meriterebbe una bella interrogazione al sindaco e agli assessori competenti... Chissà! “L’idea è di terminare i lavori in funzione delle esigenze dei possibili acquirenti - ci conferma Pierluigi Caramellino, l’amministratore di Sant’Andrea Spa - E’ vero che potremmo disfarci di una parte delle volumetrie, ma non è detto. Quel che aggiungo è che nel 2012, sulla base di un accertamento tecnico, abbiamo constatato una minore superficie utile di 645,70 metri quadri. Avremmo anche potuto invalidare la compravendita, abbiamo trattato con il curatore che ci ha poi riconosciuto 110 mila euro...”. Caramellino comunque è pronto per terminare i lavori. Al primo piano ci ricaverà 16 appartamenti con soffitti a cassettoni e bagni in marmo, il piano terreno sarà tutto dedicato alle attività commerciali. “Non c’è molto da fare - aggiunge - Abbiamo le idee molto chiare. Per la maggior parte delle modifiche saranno sufficienti le Dia...”.  

Mario Bonardo,

ascesa e declino dell’imprenditore venuto dal nulla

Nel 1993, assessore comunale in una giunta di centrosinistra, si dimette contrariato dall’opposizione che la sua stessa maggioranza gli stava facendo al progetto di un bel palazzetto dello sport dagli improponibili costi di costruzione. Nel 1997 si candida a sindaco, viene eletto consigliere comunale e si dimette platealmente, dopo una lettera indirizzatagli dal sindaco Fluttero (“Caro Mario”) garantendo con l’ingresso di Giorgio Tappero una maggioranza al centrodestra che non c’era più. Ma non è per questo che i posteri ricorderanno Mario Bonardo. E’ nel 2004, infatti, che trasformatosi in un imprenditore nel settore degli articoli sanitari, con appalti dalle Asl di tutta Italia per svariate decine di miliioni di euro, decide di ristrutturare l’ex convento di San Bernardino per farci un albergo. Una robetta a prima vista semplice semplice, ancor più che con l’avvicinarsi delle Olimpiadi c’erano a disposizione dei contributi regionali a fondo perduto. Tutto bene non fosse che all’avvio dei lavori saltano fuori degli affreschi del XVI secolo e con loro inizia a materializzarsi pure il sogno di un “5 stelle” per sceicchi. Ci crede lui, ci crede la politica, ci credono tutti e poco importa se di sceicchi da queste parti non se n’era mai visto uno. L’euforia colpisce ogni cosa, soprattutto impresari edili e agenzie immobiliari e con l’iniezione di liquidità cominciano a crescere i prezzi delle case, fino a sfiorare i 4 mila e cinquecento euro al metro quadro in via Torino. E mentre cresceva il sogno di una Chivasso alla “Montecarlo”, in via del Collegio lievitano come il pane i costi di costruzione e pure i debiti con le banche. Di colpo il crack, nel 2006, subito dopo una sfarzosa festa, organizata da Mario Bonardo, nei locali della caserma Giordano davanti ad un mucchio di invitati con il pedigree e tanti politici di rango ad applaudirlo. Il debito consolidato sarà di 14 milioni di euro e ai curatori fallimentari resteranno sul groppone tre edifici: l’ex convento in avanzata fase di ristruturazione, poi un edificio situato al civico 13 di via del Collegio, venduto e riacquistato da una immobiliare che l’ha trasformato in condominio con tutto il piano terra a disposizione per le attività commerciali, infine un terzo a fianco del Duomo dell’Assunta, dove Bonardo aveva trasferito il suo ufficio direzionale. E talmente grande fu il tonfo da non passare inosservato. Seguirà così un’inchiesta della Procura della Repubblica di Torino (pm Vittorio Corsi) per corruzione, turbativa d’asta, una tangente di 100 milioni e un contributo alla politica di 40 mila euro nel 2002. L’inchiesta, manco a dirlo, non arriverà mai alla fine e si prescriverà nel 2011. Tra gli indagati anche gli ex consiglieri regionali e assessori di Forza Italia Angelo Burzi ed Ettore Racchelli, “L’operazione - dirà Bonardo davanti ai giudici - è stata da malato mentale, essendomi costata 14 milioni e il fallimento. E dire che l’opera è stata poi venduta per 1,2milioni”. “L’unica riconoscenza che posso pretendere - aggiunse - è di aver salvato un convento con affreschi del XVI secolo, tutti recuperati”. E sia: grazie Bonardo!
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