Cerca

Al Maria Vittoria pazienti nel pianerottolo. A Chivasso in "sala d'attesa". A Rivoli in corridoio. Terapie intensive occupate al 60%

Al Maria Vittoria pazienti nel pianerottolo. A Chivasso in "sala d'attesa". A Rivoli in corridoio. Terapie intensive occupate al 60%

All'ospedale di Chivasso Pronto Soccorso off-limit, questa mattina

All’ospedale Maria Vittoria pazienti ricoverati nel pianerottolo di una rampa di scala. Situazione al collasso a Rivoli e preoccupante a Chivasso. “Impossibile poter curare e assistere in queste condizioni – commentano e scrivono quelli del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche – Continuiamo a pagare l inefficienza del nostro sistema sanitario. Credo che questo sia giusto e onesto rammentarlo anche se sembra non fare più notizia. Lo sanno bene gli operatori sanitari, impegnati tutti i giorni da un anno. Mentre il dibattito imperversa sui vaccini, importantissimi e fondamentali, ancora una volta siamo costretti a constatare però che la mancanza di posti letto e quindi il sovraccarico di persone ricoverate nei pronto soccorso, nelle terapie intensive e nei reparti di degenza, associata ad una carenza di personale, specialmente quello specializzato ma non solo, allontana di molto gli standard di sicurezza, aumentando senza alcun dubbio il rischio di mancate cure e pertanto il rischio di complicanze e anche quello di morire…”.
All'ospedale di Chivasso Pronto Soccorso off-limit, questa mattina. Pazienti ricoverati in sala d'attesa...
        A parlare così, senza peli sulla linga, è il responsabile regionale Francesco Coppolella. Descrive un sistema che fa ancora acqua da tutte le parti, anche perchè le cure a domicilio che in verità non hanno dato gli effetti sperati. “Il servizio di emergenza sanitaria e l’ospedale sono rimasti ancora l’unica risposta e lo sanno bene i cittadini – aggiunge con la flemma di uno che non ce la fa più – Difficile in queste condizioni con pazienti ad alta complessità, senza posti letto e con personale insufficiente, dare respiro ai pronto soccorso, nuovamente in grave difficoltà. Evidentemente, non sono bastate la prima e la seconda ondata per organizzarci diversamente e il timore e che non basterà neanche la terza a vedere la realtà dei fatti. Tutti speravamo che dopo la prima ondata della pandemia avremmo costruito un sistema sanitario migliore ma così non è stato. Specializzati nel ricercare soluzioni solo quando il problema si presenta, anche se oggi certe condizioni sembrano diventate la normalità, capaci di farlo per più volte, salvo poi dimenticarlo nuovamente presto. Bisogna ammetterlo, non siamo nuovamente stati in grado di mettere in sicurezza la piena di questo fiume e mentre si parla di vaccini e di zone colorate , le condizioni negli ospedali restano drammatiche. Il vaccino, vista l incapacità di dare risposte adeguate , resta l unica risposta possibile a quanto pare, la cosa più importante da fare e anche in fretta. Come si può pensare di prendersi cura dei pazienti in queste condizioni? Come si può pensare che il personale possa dare risposte adeguate? Personale che purtroppo oggi più che mai appare ormai rassegnato ad operare in condizioni inaccettabili. Le colpe? Sempre di qualcun altro. Per il direttori di presidio la colpa è del direttore generale che indica la regione che indica il governo, fatto sta che ha pagarne le conseguenze sono operatori e cittadini…”.
All'ospedale di Rivoli, questa mattina, pazienti nei corridoi
Che dire… Ancora rimbombano le promesse del Ministro Speranza alla fine della prima ondata: “Assumeremo migliaia di infermieri e medici, aumentaremo i posti letto, incrementeremo l’ assistenza domiciliare. Non risparmieremo più un euro, le dichiarazioni di tanti rappresentanti della politica, ma la realtà oggi è ben diversa…”.
All'ospedale Maria Vittoria di Torino, questa mattina i pazienti "abbandonati" nel pianerottolo

I numeri

I ricoverati in terapia intensiva (cioè i posti letto dotati di impianto per l’ossigeno) in tutto il Piemonte, conteggiati martedì 30 marzo, sono 369 (+5 rispetto a lunedì 29 marzo). I ricoverati non in terapia intensiva sono invece 3.855. La domanda che ci si fa è quanti sono i posti letto totali a disposizione delle terapie intensive per pazienti che senza di esse rischiano di morire? Probabilmente il dato non lo sa nessuno e ci sarebbe già da piangere. Quel che si sa è che prima del Covid erano 327, il piano Arcuri della scorsa estate ne aveva previsti 299 in più ma di questi 299 ne erano stati attivati appena 40. Con l’utilizzo di tutte le sale operatorie disponibili, e tanta buona volontà, pare che oggi il totale sia di 628 e diciamo “pare” perché, con altrettanta franchezza vi diciamo che non esiste un conteggio ufficiale. Fosse così rimarrebbero a disposizione il 41,24 per cento dei posti letto e saremmo quindi a un passo dal gridare “Aiuto, Aiuto”.

A livello nazionale il Piano Arcuri (il precedente commissario) aveva previsto per la scorsa estate un aumento di 3.553 posti in terapia intensiva che si sarebbero dovuti sommare ai 5.179 già presenti in Italia per un totale di 8.732. Manco a dirlo non si è aggiunto un bel cavolo di nulla. La Germania, senza voler con questo fare paragoni campanilistici, aveva a disposizione, già prima che scoppiasse la pandemia, più di 20 mila posti letto.

Vaccinazioni a rilento

Non va bene l’ospedalizzazione e non decollano le vaccinazione, in questo caso a lamentarsi è Giuseppe Falcocchio, presidente di ANAP Piemonte, l’Associazione dei pensionati artigiani di Confartigianato. Da tempo evidenzia l’esigenza di tutelare gli over 80 e le persone con età compresa tra i 70-79 anni ovvero la parte di popolazione più fragile ed esposta. “Gli anziani continuano a pagare un tributo troppo elevato, in termini di vite umane, a causa della pandemia. Il piano di vaccinazione, tenuto conto della volontà del Governo, si sta lentamente potenziando grazie anche all’intervento del Premier Mario Draghi che ha tenuto a sottolineare alle Regioni l’insufficiente attenzione per gli anziani, molti dei quali in attesa di essere vaccinati e che dunque continuano ad essere sempre i più esposti”.  Per quel che se ne sa, in Piemonte gli over 80 che hanno ricevuto la prima dose del vaccino sono il 52,36%, mentre il 21,97% ha ricevuto entrambe le somministrazioni (il 47,64% è in attesa ancora della prima dose). Se si guarda alla fascia 70-79 anni della popolazione da vaccinare i numeri precipitano: in Piemonte solo il 2,76% ha ricevuto la prima dose (al di sotto della media nazionale che è di 5,81%) e il 2,22% ha ricevuto entrambe le somministrazioni (i dati riportati si riferiscono a quelli di domenica 28 marzo). “Ci appelliamo -aggiunge Falcocchioal senso di responsabilità dei politici per mettere al sicuro la popolazione maggiormente esposta al contagio attraverso un piano vaccinale più veloce e organizzato. Se si guardano gli esigui numeri relativi alle vaccinazioni effettuate sulla fascia di popolazione tra 70-79 anni non nascondiamo la nostra preoccupazione e la paura che il virus possa essere loro trasmesso.” “Un altro aspetto che ci preme evidenziareconclude Falcocchio – sono i trasferimenti repentini e forzati da una casa di riposo all’altra che si stanno verificando in alcune RSA del Piemonte con un preavviso temporale minimo e nessuna possibilità di scelta. Vogliamo inoltre capire se gli anziani trasferiti hanno rispettato i giorni di quarantena utili per scongiurare un eventuale contagio. La lotta al virus COVID-19 si deve fare sul campo con atti finalizzati, veloci e chiari che rassicurino i cittadini sulla volontà delle istituzioni di essere efficaci ed efficienti”. 
All'ospedale di Chivasso Pronto Soccorso off-limit, questa mattina
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori