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Tyson vs Paul: il pugilato del futuro ha battuto la vecchia scuola?

Un match che divide il pubblico tra nostalgia e innovazione

Un match che sembra uscito da una sceneggiatura hollywoodiana e che ha scritto un capitolo controverso nella storia della boxe. A 58 anni, Mike Tyson, leggenda vivente dello sport, è tornato sul ring contro il 27enne Jake Paul, youtuber, attore e pugile dilettante. L’incontro, più mediatico che sportivo, si è concluso con la vittoria ai punti di Paul, in una sfida che ha mescolato vecchia scuola e cultura digitale.

Nell’arena gremita dello stadio dei Dallas Cowboys, davanti a 70 mila spettatori e con un incasso di 18 milioni di dollari, Tyson ha dimostrato che la stoffa del campione non appassisce. Nonostante i suoi 31 anni in più rispetto all’avversario, Iron Mike ha retto otto round, ognuno della durata di due minuti, indossando guantoni più pesanti del normale. Paul, con la sua barba da hipster e l’atteggiamento spavaldo, è riuscito a colpire Tyson più di 70 volte, contro i 18 colpi messi a segno dall’ex campione.

Il match, trasmesso in tutto il mondo da Netflix, è stato un trionfo del marketing più che dello sport puro. La differenza di età si è fatta sentire soprattutto nei round centrali: nel terzo, Tyson ha barcollato per un attimo dopo un uno-due di Paul; nel quarto, un colpo sopra la cintura ha mostrato la crescente stanchezza dell’ex campione. Eppure, Tyson non ha mai vacillato del tutto, mostrando ancora quella grinta che lo aveva reso un’icona.

“Non dovevo dimostrare niente a nessuno, solo a me stesso”, ha dichiarato Tyson a fine incontro, lasciando intravedere un filo di malinconia ma senza rimpianti. La cronaca sportiva racconta di un Paul capace di sfruttare la sua giovinezza e l’onda lunga della popolarità costruita sui social. Tuttavia, la differenza tecnica e di carisma tra i due era evidente: Tyson, lottatore cresciuto nelle strade di Brooklyn, contro un intrattenitore formato a colpi di clic e visualizzazioni.

Il pubblico è rimasto diviso. Se da un lato i numeri hanno dato ragione a Paul, dall’altro la presenza di Tyson sul ring è stata un richiamo potente alla storia di questo sport. Alla fine del match, Paul si è inchinato davanti al suo avversario, rendendo omaggio a una leggenda che, pur battuta, non è stata né umiliata né dimenticata.

Il pugilato del nuovo millennio ha trovato un simbolo in questo incontro: un mix di spettacolo e denaro, dove il ring non è più solo il luogo dello scontro, ma anche un palcoscenico per raccontare la trasformazione dello sport nell’era digitale. E se è vero che i miti non muoiono mai, Mike Tyson lo ha dimostrato ancora una volta, rimanendo in piedi di fronte al tempo e alle mode.

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