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Torino

Emma Russo e “Le principesse non dicono le parolacce”

Abbiamo incontrando la scrittrice ad un evento collaterale al Circolo dei lettori

Un ritorno alla scrittura per l’autrice mappanese dopo aver esordito nel 2015 con “E poi… improvvisamente tu”, opera che aveva raccolto l’interesse della critica e del pubblico.

Un romanzo la cui protagonista è Serena, coetanea della scrittrice che gestisce a Torino a pochi passi da Palazzo Nuovo un book cafè, un bar dove è possibile leggere, prendere in prestito e scambiarsi libri sorseggiando un caffè o un aperitivo.

Serena, al contrario del proprio nome, è tutt’altro che una ragazza tranquilla, come ci spiega la stessa autrice: “Serena ha un carattere molto sfaccettato, è un vulcano di idee, una persona dinamica ma contemporaneamente estremamente abitudinaria quasi al limite dell’ossessività. Nel corso della propria vita ha avuto tutta una serie di vicende personali che l’hanno segnata nel profondo, determinando un approccio particolare nei confronti di amicizia e amore. Mi piaceva enfatizzare questo contrasto utilizzando un nome che non rispecchiasse esattamente il suo carattere. Oltre a lavorare nel book cafè, Serena cura sotto pseudonimo il blog “Amore? No grazie! Preferisco un paio di scarpe” attraverso cui le persone inviano domande relative a esperienze sentimentali, famiglia, amicizia e a cui “Penelope” (questo lo pseudonimo scelto da Serena) risponde. Se vogliamo, anche questa “doppia vita” di Serena è frutto delle vicissitudini del passato con le quali la protagonista deve continuare a confrontarsi quotidianamente

Cristian, il protagonista maschile

Serena durante il suo lavoro al book cafè si imbatterà, anche se sarebbe più giusto dire si scontrerà, in Cristian, affascinante docente di Lettere dell’Università di Torino la cui vicenda personale si intreccerà con quella di Serena. "Cristian, volutamente scritto senza h, è un po’ l’alter ego di Serena, quella figura che riuscirà a far sì che la protagonista si lasci andare e provi a riconquistare quella fiducia in sé stessa e nelle relazioni interpersonali. Il rapporto con Cristian è uno dei filoni principali che troviamo all’interno del romanzo e proprio la sua evoluzione andrà di pari passo con la maturazione e la presa di coscienza di Serena, spiega l’autrice.

Personaggi secondari: Francesca e la mamma di Serena

L’evoluzione del rapporto tra Serena e Cristian, come abbiamo detto poc’anzi non è l’unico aspetto attorno cui si sviluppa la vicenda narrata nel libro di Emma Russo; particolarmente riuscita la caratterizzazione di due personaggi secondari che con le loro peculiarità spiccano immediatamente fin dalle prime pagine in cui li si incontra. Francesca è la collega e socia di Serena al book cafè: diversa caratterialmente e fisicamente con una piena fiducia nei sentimenti e nelle relazioni umane; diverse, ma complementari: senza Francesca non potrebbe esistere Serena e viceversa.

Un altro personaggio che desta subito la simpatia dei lettori è la mamma di Serena: una ridente signora cubana, dedita alla Santeria, compare in più di una occasione diventando la co-protagonista di uno degli altri filoni all’interno del romanzo. “Una bella scommessa: sentivo l’esigenza di creare un personaggio vivace anche come contraltare per le proprie vicende personali, che si scopriranno man mano che si va avanti con la lettura – commenta Emma – una persona solare che si esprime in un italiano misto a spagnolo e che vive per la figlia. Un rapporto a doppio filo tra madre e figlia”.

I luoghi dell’opera

Torino è un’altra grande protagonista di “Le principesse non dicono le parolacce”. Soprattutto i luoghi che gravitano attorno al quartiere universitario, dove ha sede il book cafè in cui lavorano Serena e Francesca. Una parte della storia viene ambientata a Caorle, località veneta a cui Emma Russo è legata da un legame affettivo.

Ne abbiamo approfittato, incontrando Emma ad un evento collaterale al Circolo dei lettori, per farle alcune domande.

Da dove arriva e come è cresciuta la tua passione per la scrittura?

Non so da dove arrivi, credo fosse insita in me – racconta Emma Russo - Fin da piccola mi piaceva moltissimo scrivere; come tutte le ragazzine tenevo il mio diario, sul quale mi piaceva scrivere poesie, inventare storie. Poi, non so, credo sia arrivato il giorno in cui ho capito veramente che il mio sogno era quello di scrivere un libro e così, un po’ per gioco, ho iniziato. Ho sentito che il sogno si è avverato davvero quando ho tenuto il mio primo libro in mano per la prima volta”.

A chi ti ispiri come scrittrice?

Non ho un vero e proprio modello – aggiunge l’autrice - Mi piace moltissimo leggere sia storie leggere che libri che trattano argomenti importanti. Adoro Hosseini e le sue storie sull’ Afghanistan, mi piace leggere libri sull’Olocausto, ma anche molti autori italiani come Marone, Bianchini, Premoli o Moccia». Quale qualità deve avere uno scrittore oggi? «Io credo che debba essere in grado di tenere alta l’attenzione del lettore per tutto il libro e soprattutto deve saper regalare emozioni. Ovviamente sono appassionata di storie d’amore, ma come ho detto leggo moltissimi generi di libri”.

Le principesse non dicono le parolacce è una storia d’amore che strappa sorrisi e regala emozioni. Come è nata l’idea del libro? 

Mi piaceva l’idea di raccontare una storia un po’ ingarbugliata, che regalasse sorrisi ma lasciasse un messaggio di speranza – spiega Emma Russo - È stato divertente raccontare la storia di una donna con un disturbo maniaco compulsivo e provare a descrivere le sue manie accentuandole un po’”.

Chi è Emma Russo?

Emma Russo è una donna come le altre, una mamma che corre tutto il giorno per riuscire a incastrare gli impegni, che ogni tanto perde qualche pezzo per strada e si sente incapace. È un’insegnante di scuola dell’infanzia che ama moltissimo il proprio lavoro ed è una grandissima sognatrice, che vorrebbe che la giornata fosse fatta di molte ore in più per riuscire a vivere tutte le emozioni che vorrebbe». Quanto c’è di te in Serena, la protagonista del romanzo? «Ci sono l’ironia, la leggerezza anche nei momenti bui e l’organizzazione mentale. Sono molto schematica (forse troppo), proprio come Serena”.

Le copertine dei 2 libri

Le principesse non dicono le parolacce» non è la tua prima “fatica letteraria”. Hai esordito con un romanzo con la prefazione di Federico Moccia, giusto? 

Esatto! Il mio primo romanzo, “E poi… Improvvisamente tu” racconta la storia di una giovane donna, Alice, che un mese esatto prima del matrimonio, incontra Kevin, un attore regista che mette completamente in discussione la sua vita e la stravolge. Lei si trova imprigionata tra cuore e ragione, nella rete di un destino che ha mischiato le carte al posto suo.  Moccia l’ho incontrato alla presentazione di un suo libro al Circolo dei Lettori a Torino e poi successivamente ho iniziato a scrivere sul suo blog. Quando ho scritto il primo libro gli ho chiesto di leggerlo e si è offerto di scriverne la prefazione”.

Progetti e iniziative future, cosa sogna ad occhi aperti la scrittrice Emma Russo?

Emma sogna di continuare a scrivere e di riuscire a migliorare sempre di più. Grandi progetti non ne faccio mai, la vita è sempre troppo imprevedibile. Ho in testa un paio di idee che vorrei sviluppare, ma non mi do delle scadenze. La mia famiglia resta la mia priorità, poi tutto quello che, ogni giorno, la vita mi regala, lo accolgo con gratitudine. Ma se devo proprio esprimere un desiderio, sarebbe quello di partecipare come ospite al Libro Possibile a Polignano a Mare. Lo so che non è un sogno così impossibile, ma per me sarebbe moltissimo visto che tutto è iniziato proprio da lì”.

Per ora è impegnatissima non soltanto per portare in giro questa sua seconda fatica, ma per promuovere anche la ristampa, con questa casa editrice di “E poi… improvvisamente tu”, ma non solo in quanto a breve, entro Natale, inizierà la promozione del sequel dal titolo “E’ questione di felicità”.

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